Così la Ferrari tornerà in pista?
Un piano innovativo, completo, e che mira a diventare un modello per le altre aziende del settore (e non solo). A Maranello, la Ferrari – con il sostegno della Regione Emilia Romagna e il pieno accordo dei sindacati – sta studiando un progetto per tornare in pista il prima possibile. È, si potrebbe dire, un primo metodo per la strategia della ormai famosa “fase 2”, fatto nel pieno rispetto delle misure di sicurezza.
Una serie di provvedimenti che comprendono lo screening (gratuito e volontario) di tutti i dipendenti e i collaboratori, che in Ferrari sono quasi 4.000. A questo si aggiunge – e qui sta il lato innovativo – l’allargamento a quella che è chiamata la “Comunità Ferrari”, cioè i familiari conviventi dei lavoratori e tutto il personale di fornitori che si trova in azienda.
Non solo: ogni lavoratore potrà scaricare una app per accedere, in caso si avvertano sintomatologie sospette, a un supporto medico e sanitario immediato. L’ausilio tecnologico si occuperà anche delle operazioni di tracciamento ma – attenzione – in forma anonima e aggregata. In nome del rispetto dei rapporti tra lavoratore e azienda, i dati saranno affidati a una società esterna a Ferrari, cosa che assicurerà di poter intervenire in maniera efficace e tempestiva in caso di positività, individuando possibili direzioni di contagio (e bloccandole) senza però mettere in discussione la privacy dei dipendenti.
Il tutto è accompagnato da una puntuale assistenza sanitaria e psicologica, a una copertura assicurativa specifica e alla fornitura di un alloggio per l’autoisolamento con tutte le attrezzature necessarie: medicine, ossimetro e, se servisse, anche un erogatore di ossigeno.
Un accordo raggiunto anche grazie al parere della squadra di consulenti medici (c’è la Ausl di Modena, il dottor Nicola Bedin di Lifenet Healthcare e tutto il personale medico di Ferrari, capitanato dal dottor Maurilio Missere), in cui figura anche il virologo Roberto Burioni. È una svolta importante perché «la tutela che già include i nuclei familiari sarà estesa a tutta la comunità», dice. «Si potrà riaprire e lavorare in tutta sicurezza, con il pieno accordo dei sindacati». Quando si potrà cominciare? «Se il governo ci aiutasse, anche martedì 14».
Dopo Maranello, il medico ha approvato anche l’intesa raggiunta tra Fca e le sigle sindacali per stilare un protocollo di misure di sicurezza per organizzare la ripartenza. Si tratta di «un accordo analitico che può costituire un esempio utile per tutto il sistema industriale italiano», ha commentato Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm responsabile per l’automotive.
Nello specifico, le misure comprendono l’igienizzazione e la sanificazione degli ambienti, da effettuare prima della ripresa del lavoro e da ripetere in via periodica. In più ci sarà l’obbligo per gli addetti di mantenere le distanze di almeno un metro, sia negli ambienti comuni sia nelle postazioni lavorative, con istruzioni specifiche, inviate anche via WhatsApp, in cui si illustrano le modalità per il lavaggio delle mani (sapone, ma anche con liquido igienizzante) e quelle per accedere ai distributori d’acqua, quelle per gli ascensori.
Chi può lavorare da remoto sarà incentivato a utilizzare lo smart working. Tutti i lavoratori, poi, avranno mascherine e all’ingresso in fabbrica saranno disposti misuratori della temperatura.
Non potevamo mancare procedure precise per evitare assembramenti nelle mense e negli spogliatoi, e, soprattutto, nelle fasi di entrata e di uscita. A questo si aggiunge l’intenzione di aprire un dialogo con le istituzioni locali perché forniscano trasporti collettivi adeguati.
Certo, la decisione finale per ricominciare spetta al governo. Ma ci sono aziende che hanno scelto di non aspettare e si sono portate avanti. Con la triangolazione della produzione, della scienza e del rispetto dei diritti.