Per chi è già stufo di seguire la K-League coreana o non ne può più del calcio bielorusso, c’è una buona notizia: questo weekend ricomincia la Bundesliga. Il derby della Ruhr tra Borussia Dortmund e Schalke 04 inaugura la ventiseiesima giornata della massima serie tedesca dando il via ad un esperimento sportivo senza precedenti.
Ad attrarre l’attenzione globale, infatti, non sarà tanto la lotta per il titolo tra Bayern Monaco, Borussia Dortmund e RB Leipzig, quanto il desiderio di capire se il calcio professionistico potrà sopravvivere all’emergenza sanitaria.
Per riuscirci, lo scorso 31 marzo la Deutsche Fussball Liga (Dfl) ha affidato ad una task force il compito di stabilire una serie di regole che dovrebbero permettere lo svolgimento dei nove turni mancanti alla fine del campionato.
La prima, ovviamente, è che le partite si giocheranno a porte chiuse. All’interno degli stadi tedeschi potranno entrare solo 213 persone: 98 in campo (tra calciatori, staff tecnico e medico, fotografi, raccattapalle e addetti alla sicurezza) e 115 sugli spalti (tra giornalisti, membri dei club e della Dfl).
I ghost games, che fino a qualche mese fa erano una triste eccezione, diventeranno quindi la regola. Una situazione inedita, a cui i club stanno cercando di adattarsi in tutti i modi: il Borussia Mönchengladbach ha riempito gli spalti del Borussia Park con i ritratti fotografici dei suoi tifosi mentre il Mainz, per abituarsi al silenzio delle tribune deserte, si sta allenando dentro il Bruchwegstadion, il vecchio stadio abbandonato nel 2011.
Ma la vera rivoluzione è rappresentata dalle norme che riguardano i club. Tutti i componenti delle squadre, in isolamento dallo scorso 8 maggio, sono stati finora sottoposti a due tamponi. Secondo le linee guida della task force da qui a fine stagione sono stati programmati 25mila tamponi per i calciatori e i componenti degli staff tecnici.
In particolare, i giocatori saranno testati il giorno prima della partita e in un altro momento della settimana. I risultati delle analisi verranno inviati al responsabile del settore medico del club quattro ore prima del fischio d’inizio.
In caso di positività al tampone, il medico sociale – dopo aver disposto la quarantena per il calciatore – dovrà avvisare le autorità sanitarie locali e la Dfl. Quest’ultima avrà il compito di comunicare ai media i nuovi episodi di contagio liberando in questo modo i club dalla responsabilità di emettere un bollettino sanitario giornaliero.
Per arrivare allo stadio i calciatori non useranno più il bus della società ma viaggeranno separati in gruppi su mezzi più piccoli. Gli undici titolari entreranno negli spogliatoi per primi, indossando le mascherine e mantenendo le distanze tra loro.
Dopo quaranta minuti dovranno uscire e far spazio agli altri membri della rosa che, una volta seduti in panchina, dovranno stare distanziati di almeno un posto. Gli allenatori (così come il quarto uomo) dovranno indossare la mascherina, abbassandola solo per dare indicazioni ai giocatori.
Al termine della partita, i calciatori non potranno fare la doccia negli spogliatoi ma dovranno aspettare il rientro in hotel. Vietate anche le interviste in zona mista: i giornalisti non potranno più incontrare i calciatori e gli allenatori, ma dovranno girare le loro domande agli uffici stampa dei club e ascoltare le risposte in video call.
Novanta minuti dopo la fine del match, le squadre e gli staff dovranno aver lasciato lo stadio. Regole ferree, da seguire alla lettera per poter continuare a giocare. Non a caso Christian Seifert, ad della Dfl, ha dichiarato che «ogni settimana dovremo dimostrare di poterci guadagnare la settimana successiva».
Giocare a tutti i costi, però, comporterà dei problemi. Innanzitutto ci sarà il problema degli infortuni. I calciatori si stanno allenando da un paio di settimane ma hanno perso il ritmo partita e saranno probabilmente costretti a giocare anche tre match in sette giorni per recuperare il tempo perduto in caso di positività e conseguente quarantena.
Il calendario potrebbe quindi subire delle modifiche, anche perché ogni land tedesco ha regole e
tempistiche diverse in materia di isolamento dei contagiati. Il Werder Brema, ad esempio, ha ricominciato ad allenarsi in ritardo rispetto alle altre squadre della Bundesliga.
Florian Kohfeldt, l’allenatore dei Werderaner, ha fatto notare che questo slittamento potrebbe falsare lo svolgimento del campionato e complicare ulteriormente la stagione del Werder, che sta lottando per non retrocedere.
Le ragioni per cui si torna a giocare sono puramente economiche. I primi a saperlo sono i calciatori che – a differenza di quanto succede in Italia o in Spagna – non hanno un sindacato sufficientemente forte per far valere le loro ragioni.
Le poche voci contrarie (come quella del centrocampista del Colonia, Birger Verstraete) sono state rapidamente messe a tacere e ora tutto il sistema calcistico tedesco è proiettato verso la conclusione della stagione con l’obiettivo di ottenere l’ultima tranche dei proventi televisivi, fondamentali per garantire la sopravvivenza dei 36 club della Bundesliga e della Zweite Liga (la seconda divisione).
In una situazione come questa, in cui – oltre al futuro delle squadre – ad essere in pericolo è la salute stessa dei calciatori, è complicato prevedere cosa succederà in campo.
Come reagiranno i giocatori? È difficile che non vengano condizionati dal contesto emergenziale che avranno attorno. Per questo è impossibile fare previsioni sull’esito sportivo della stagione 2019/20.
I pochi punti di distanza che il Bayern Monaco ha messo tra sé e Borussia Dortmund e Leipzig saranno sufficienti ai bavaresi per conquistare il loro ottavo successo consecutivo? Lo sarebbero stati in tempi normali, quando il tifo dell’Allianz Arena e i gol di Robert Lewandowski avrebbero pilotato il Bayern verso l’ennesimo Meisterschale. Questi, però, non sono tempi normali.
Perché nella Bundesliga che riparte nel fine settimana l’esito di un tampone sarà più importante di una parata di Manuel Neuer, di un dribbling di Jadon Sancho o di un tackle di Dayot Upamecano. Può non piacerci ma dobbiamo iniziare a farcene una ragione.