Le sanzioni all’Ungheria.
La democrazia e i diritti fondamentali sono minacciati dal governo di Viktor Orbán. La pensa così la maggioranza degli eurodeputati che nella seconda giornata della plenaria del Parlamento europeo ha chiesto alla Commissione europea di avviare una procedura di infrazione contro Budapest e sospendere il pagamento dei finanziamenti europei al Paese nel prossimo budget 2021-27 a meno che non sia rispettato lo stato di diritto.
Secondo la gran parte degli eurodeputati le misure di emergenza adottate dal premier ungherese per combattere la pandemia, come la chiusura del Parlamento, il governare per decreto e il prolungamento dello stato di emergenza a tempo indeterminato, non sono in linea con i principi dell’Unione.
Già il 17 aprile, il Parlamento aveva denunciato la situazione a Budapest e giovedì in Aula alcuni eurodeputati hanno criticato il Consiglio dell’Unione europea, l’organo che riunisce i ministri dei 27 stati membri in base al dossier da affrontare, chiedendo che appoggino la procedura dell’articolo 7 avviata dall’Aula
L’articolo 7 del Trattato dell’Unione europea prevede la sospensione del diritto di voto a livello del Consiglio dell’Unione europea e del Consiglio europeo. per uno Stato che non rispetta i diritti fondamentali.
Il problema è che il Parlamento ha votato l’avvio dell’articolo 7 quasi due anni fa: il 12 settembre 2018 ma non c’è mai stato un seguito perché servirebbe il voto di 4/5 del Consiglio e l’unanimità degli Stati membri, escluso ovviamente il Paese giudicato. Budapest ha una serie di alleati nell’Unione pronti a opporsi al voto come Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia, che fanno parte con l’Ungheria del gruppo di Visegrad.
Inoltre nessuno stato membro in questo momento di crisi vuole forzare la mano. Anche perché durante la discussione di giovedì alcuni eurodeputati hanno ricordato che le decisioni le ha prese la maggioranza del parlamento democraticamente eletto in Ungheria e hanno paragonato le misure eccezionali adottate nel paese a quelle adottate da altri Stati membri dell’Unione, come la Francia o la Spagna.
La Commissione europea, rappresentata in aula dall vice presidente Vera Jourová, in questo momento sta ancora esaminando la riforma della giustizia approvata dal partito di governo Fidesz, che finora è stato sospeso dal Partito popolare europeo perché durante le ultime elezioni aveva fatto pubblicare dei manifesti elettorali contro la Commissione. L’espulsione del partito di Orbàn non è ancora stata approvata per una serie di ragioni strategiche.
Le app per tracciare la diffusione del covid-19
Il Parlamento europeo chiede di tutelare davvero la privacy dei cittadini uando saranno operative le app per tracciare i contagiati e gestire la diffusione della pandemia.
Per questo nel dibattito della plenaria gli eurodeputati hanno chiesto che l’accesso al sistema via smartphone sia volontario, non discriminatorio e trasparente. I dati raccolti dalle app dovranno essere cancellati appena possibile e l’uso dell’app dovrà essere strettamente limitati alla ricerca di contatti fra persone. L’Aula ha chiesto in sostanza di rispettare pienamente il Gdpr, il regolamento europeo sulla protezione dei dati.
La maggior parte dei Paesi dell’Unione ha già lanciato o intende lanciare un’applicazione di tracciamento mobile per rintracciare gli individui infetti o a rischio di contrarre il virus. In queste settimane la Commissione eruopea ha cercato di evitare due rischi: che le varie app nazionali non funzionassero una volta superata la frontiera e che rispettassero il Gdpr.
Come ha ricordato il commissario alla Giustizia Didier Reynders, la Commissione ha pubblicato delle linee guida per garantire un approccio coordinato nello sviluppo e nell’utilizzo delle applicazioni per garantire la loro interoperabilità transfrontaliera. Reynders ha risposto alle preoccupazioni dei deputati sottolineando che le autorità nazionali collaboreranno con le autorità di protezione dei dati dell’UE per garantire che le applicazioni di tracciamento siano conformi alle leggi UE sulla privacy e sulla protezione dei dati.
La guida della Commissione per proteggerci dall’app che traccerà i contagiati
La procedura di “discarico”
“Discarico” è l’italianizzazione (riuscita male) di discharged che in inglese vuol dire “eseguito”. Tradotto il Parlamento europeo deve approvare il modo in cui le istituzioni e le agenzie europee hanno gestito e speso i soldi previsti dal bilancio Ue del 2018. Lo ha fatto giovedì approvando (499 sì, 136 no, 56 astensioni) i conti della Commissione che coprono circa il 94 per cento dell’intero bilancio dell’Unione.
La maggioranza dell’Aula non si è limitata ad approvare le 52 relazioni, ma ha chiesto di distribuire in modo più equo i soldi dell’Unione, aumentando la spesa contro le frodi, la corruzione, il conflitto di interessi, l’abuso intenzionale e la criminalità organizzata.
«Oggi il Parlamento invia un segnale forte, per una maggiore equità e trasparenza nella distribuzione dei sussidi UE, per il rafforzamento dello Stato di diritto e per la protezione dei piccoli e medi agricoltori contro l’appropriazione indebita di terreni, la cattiva condotta delle autorità nazionali o la pressione delle strutture criminali», ha detto la relatrice per il discarico della Commissione, la tedesca Monika Hohlmeier del Partito popolare europeo.
«Abbiamo bisogno di nuove leggi che impediscano alle strutture oligarchiche di attingere ai fondi Ue per arricchire alcuni individui. I fondi europei sono denaro dei contribuenti e sono destinati alla maggior parte dei cittadini. Pertanto, chiediamo un tetto massimo per un importo massimo che una persona può ricevere come beneficiario effettivo».
Ma che vuol dire imporre un tetto massimo? In pratica il Parlamento europeo chiede alla Commissione di rendere impossibile che una persona riceva sussidi per centinaia di milioni di euro durante un stesso periodo del Quadro Finanziario Pluriennale (il bilancio comunitario che dura 7 anni).
Gli eurodeputati hanno chiesto alla Commissione una serie di atti per aumentare la trasparenza. Primo, rivelare chi beneficia dei fondi agricoli, nonché informare il Parlamento europeo su chi sono i cinquanta maggiori beneficiari dei fondi eruopei in tutta l’Unione. Secondo, creare un sistema informatico, aggiornato in tempo reale, sui pagamenti dei fondi Ue per l’agricoltura e del Fondo di coesione, che includa informazioni sui beneficiari finali.
Il Parlamento ha chiesto anche un meccanismo di aiuto agli agricoltori per combattere il crimine organizzato (citando gli esempi di Italia e Slovacchia), soprattutto quando si verificano casi di appropriazione indebita di terreni e di dare 8 milioni in più alla Procura europea che ha bisogno di almeno 76 posti in più per trattare circa tremila casi all’anno.
Infine l’Eurocamera ha chiesto alla Commissione di creare delle linee guida per combattere i conflitti di interesse dei politici che possono agevolare i loro amici imprenditori e agricoltori. Il riferimento è alla situazione in Cechia (il nuovo nome della Repubblica ceca) in cui c’è un’indagine in corso sulle società possedute dal premier Andrej Babis. Linkiesta ne aveva già parlato a novembre del 2019, citando l’inchiesta del New York Times.
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