Dopo tre mesi di stop, c’è un piano per riaprire il parco di Disneyworld, a Orlando, in Florida. La data fissata è metà luglio, e forse con qualche giorno di anticipo si potrà entrare nei parchi di Magic Kingdom e Animal Kingdom.
Come spiega questo articolo del New York Times, è un evento dalla grande portata simbolica: dopo la chiusura del 15 marzo, indica il ritorno alla normalità.
O quasi. Perché anche nei parchi divertimento, come del resto avviene nel Disneyland di Shanghai, sarà necessario indossare mascherine e mantenere il distanziamento sociale.
Questo significa obbligo di acquisto dei biglietti in anticipo, scanner per la temperatura e meno parcheggi (si alterneranno posti disponibili a posti non disponibili) per creare spazio tra i gruppi. Ma non solo: sulle giostre ci si dovrà sedere distanziati, i ristoranti avranno la metà dei posti e gli alberghi aumenteranno o diminuiranno la capacità a seconda della situazione.
E ancora: niente spettacoli con i fuochi d’artificio (per risparmiare sui mancati ingressi, che saranno ridotti della metà), annullate le parate a metà pomeriggio (troppe persone vicine), impossibile abbracciare i personaggi, come Topolino e Pippo. Non si può nemmeno fare un selfie con Cenerentola.
In più, per far sì che tutti indossino la mascherina, ci saranno cartelli con “parole forti” e (sì, anche lì) un esercito di assistenti civici. Dove è il divertimento?
In casa Disney sono preoccupati. Disneyworld è una delle industrie più grandi della zona. Ci lavorano circa 75mila persone (molte di queste, con gli ingressi ridotti, saranno lasciati a casa) e ha una flotta di bus superiore a quella di città come St. Louis.
Come è evidente dalle dimensioni, ha anche costi fissi rilevanti, difficili da coprire con gli ingressi scaglionati. Eppure, conti alla mano, conviene aprire poco – e poi aprire tutto – anziché tenere chiuso.
Resta da capire chi vorrà andarci, a queste condizioni. Anche perché il parco sarà a metà regime ma i prezzi, a quanto sembra, resteranno status quo.