Alboreto is nothingI milanesi in vacanza stavano sul culo anche prima della pandemia

Non c’era bisogno della polemica sul passaporto sanitario, tra alcuni presidenti di Regione e il sindaco Beppe Sala, per ricordare agli italiani che, nel paese dei mille campanili, i turisti provenienti dal capoluogo lombardo sono spesso mal sopportati nei luoghi di villeggiatura. Naturalmente, ampiamente ricambiati

Il milanese in vacanza stava sul culo ben prima di essere considerato untore. Parliamoci chiaro, caro sindaco Sala: possibile che non abbia mai notato che ci tollerano senza manco nasconderlo troppo? E a ragione. Noi italiani sempre quelli di Guelfi vs Ghibellini, anzi quelli di Campanile Sera, paesino del Nord contro paesino del Sud. La conferma? I dati del virus vengono usati più per tifare che per capire.

Il governatore della Liguria Giovanni Toti dice di essere pronto ad accoglierci. Vorrei ben vedere: ti tieni solo i piemontesi “falsi e cortesi”? Noi caliamo dalla città con la voglia di spendere, e lo facciamo pesare con la nostra sottile simpatia. Persino quando per una doccia calda di pochi secondi nel retro di una spiaggia larga tre metri ci vengon chiesti ben 2 euro.

Epiche le lotte per la focaccia, che pretendiamo sfornata a ogni ora: come diavolo è possibile che finisca già a metà mattinata? E come diavolo è possibile che non se ne sforni un’altra teglia se tutti la vogliono, son soldi!? «Belin…se poi mi rimane lì? Mica me la posso tenere io…» rispondono. Il milanese è una sciagura di cui il ligure non può fare a meno ma ha l’arma del mugugno per farglielo pesare. Ecco, caro ligure, noi vorremmo solo un po’ di finzione in più. In città si porta.

Mi domando così se quest’anno, se come pare il Festival del Cinema si farà, i veneziani ci vorranno meno male quando pretenderemo di riservare un tavolo alle 23.00 dopo l’ultima proiezione. D’altra parte, come Sanremo coi liguri, la Mostra li coglie ogni anno alla sprovvista, e non sanno come organizzarsi.

I romagnoli sono i più bravi, ti fan credere che ti voglion bene. Devono fare così: il loro mare è quello che è, si permette di dire il milanese, che al massimo ha l’Idroscalo (attenzione però, ora con le piscine mi è diventato un bel posticino, quasi quasi…). I toscani sanno essere gentili e schietti, schietti e gentili, ma così schietti che per dire che qualcuno è arrogante, antipatico e non sa vivere fuori dal suo guscio dicono che è “un milanese”.

Dei romani è inutile dire, tanto loro sono il centro del (loro) mondo. Lo scorso anno la battaglia Milano vs Roma aveva assunto da entrambe le parti contorni surreali. Adesso li vedo più sereni.

L’arte dei napoletani è farti sentire contemporaneamente a tuo agio e perculato.  «Mi fa un buon caffè?», «Eh che, glielo faccio cattivo signora? Tanto poi lei è abituata al caffè di Milano!». Ride. Vorrei ribattere. «Ma lei è di Milano-Milano?», «Sì, di Milano-Milano, ma…» (tentenno, non so se giocarmi questa carta già al secondo giorno di ferie) «ma mia madre è napoletana!».

La svolta. «Ah! Ecco! Adesso capisco perché!». Perché cosa? In quale non stereotipo sono finita?  Il mio dna in parte mozzarella di bufala mi aiuta, ma non sempre e non ovunque, e me ne accorgo dai prezzi che variano a seconda dell’accento. E poi la milanesità non perdona. Quando un napoletano, pugliese, calabrese che vive in città torna al paese per le ferie è comunque un “milanese”. Sarà che si porta dietro quel ritmo ansioso e fastidioso.

Il governatore della Sardegna Christian Solinas parla di passaporto sanitario, ma nessuno sa bene cosa sia. Dice che quelli che arrivano con volo privato si presentano con il certificato di negatività in mano. Chissà, forse la selezione all’ingresso non è solo sanitaria? Comunque quando Sala gli risponde «Me ne ricorderò» pare un milanese imbruttito. E infatti è arrivato il meme, con il sindaco che dice: «Vendetta vera/andrò a Formentera». Un milanese da caricatura. Che non sono certo io. Sarà qualcuno di un altro quartiere.