La versione di StiglitzCome riscrivere l’economia europea e le regole dell’Unione

Nel suo ultimo libro, il premio Nobel propone di cambiare le priorità della Banca centrale europea: dal contenere l’inflazione al creare occupazione, e di intervenire sul mercato del lavoro per istituire un sistema di protezione sociale comunitario che garantisca istruzione, alloggi e stipendi adeguati per tutti

Oggi esiste la diffusa convinzione che il malessere dell’Europa non sia affatto passeggero e che, se non si cambiano le politiche, le regole e la struttura dell’economia e della società europea, sia destinato a persistere. Ma l’idea comune che l’Europa non possa far altro che accettare i mediocri risultati economici di questo sistema è semplicemente sbagliata.

Far meglio è possibile. Inoltre, a detta di alcuni non c’è nulla da cambiare nelle regole europee – a parte qualche piccola modifica – e l’unico problema è che esse non vengono adeguatamente rispettate. Come viene spiegato in questo libro, il vero problema non è un’applicazione inadeguata delle regole europee, ma proprio quelle regole, istituzioni e riforme di struttura.

E uno dei motivi per cui esse non vengono applicate con il massimo del rigore è proprio che ci si rende conto delle conseguenze catastrofiche che ne deriverebbero. Se l’Unione europea avesse applicato più rigidamente le proprie regole, la performance economica sarebbe stata ancora peggiore.

Qui parliamo di regole in un’accezione molto ampia, che abbraccia un ampio ventaglio di istituzioni e regolamentazioni non soltanto formali ed esplicite, ma anche informali e implicite. I mercati sono sicuramente importanti, ma non c’è mercato, per quanto ben funzionante, che sia in grado di risolvere alcuni dei problemi chiave della società.

Il settore pubblico (lo Stato) e la società civile hanno un ruolo importantissimo da svolgere. Lo Stato deve offrire ciò che non viene (o non può venir) offerto in modo efficiente o equo dal settore privato: questo lungo elenco comprende compiti cruciali come la previdenza sociale, la ricerca di base, la difesa e l’istruzione. Inoltre, nel libro ci interroghiamo sul giusto equilibrio tra settore pubblico, settore privato e società civile, e sulle regole che lo Stato deve fissare per governare gli altri segmenti.

Di particolare importanza sono le regole generali dell’Unione europea e dell’Eurozona. Molte di esse sono state introdotte per evitare che le azioni di un determinato paese abbiano effetti negativi su altri paesi; ma spesso si sono rivelate controproducenti. Per creare e mantenere l’Unione europea c’è stato bisogno non solo di nuove regole, in cui si riflettessero determinati valori, ma anche di nuove strutture che istituzionalizzassero tali regole.

Al tempo stesso, ciascun paese ha dovuto adeguare le proprie regole e istituzioni per renderle compatibili con quelle dell’Ue. Oggi chi intenda riformare l’Unione europea, che somiglia a un arazzo composto da oltre due dozzine di paesi, non può non fare uno sforzo creativo alla ricerca di idee necessariamente originali e mai sperimentate prima, almeno non su scala tanto grande.

Contenuto e processo sono inseparabili: il modo in cui una certa politica viene attuata su scala nazionale può essere importante quanto il suo contenuto.

La sfida di disegnare regole efficaci per un ampio ventaglio di paesi, ciascuno con una storia e con una ricca cultura, è di gran lunga più ardua di quella affrontata poco meno di 250 anni fa, quando i primi tredici stati americani decisero di confederarsi.

In Europa – molto più che negli Stati Uniti – la ricerca di soluzioni è un’eccellente illustrazione dell’idea di Max Weber secondo cui «La politica consiste in un lento e tenace superamento di dure difficoltà, da compiersi con passione e discernimento al tempo stesso. È certo del tutto esatto, e confermato da ogni esperienza storica, che non si realizzerebbe ciò che è possibile se nel mondo non si aspirasse sempre all’impossibile».

L’Europa ha fatto grandi investimenti in capitale fisico e umano, tecnologie e infrastrutture. È vero, qualsiasi audace innovazione istituzionale deve tener insieme un gruppo variegato di paesi e di popoli entro un quadro democratico. D’altra parte, l’economia europea non sta innalzando il livello di vita dei suoi cittadini – o, almeno, non quanto potrebbe.

E i leader europei dovrebbero essere seriamente preoccupati del fatto che alcune parti d’Europa vengono messe in difficoltà proprio da quelle regole europee che avrebbero dovuto sviluppare una prosperità economica condivisa.

I leader non hanno risposto adeguatamente alle sfide che si accompagnano alla creazione di un’unione sempre più stretta, e in particolare all’istituzione di un mercato integrato e di una moneta comune, l’euro. E quando hanno dovuto rispondere a condizioni economiche in continuo mutamento, soprattutto dopo la crisi finanziaria, hanno decisamente fallito.

Inoltre, in molti casi (e in molti paesi) l’Europa non è riuscita a trovare il giusto equilibrio tra mercato, Stato e società civile. Sono molte le regole che hanno contribuito a portare l’Europa nella palude economica in cui si trova oggi. Il nostro scopo, con questo libro, è individuare le regole e le istituzioni che hanno funzionato male, dal punto di vista dell’Europa, e proporre delle alternative.

Le regole, le regolamentazioni e le istituzioni europee non sono il prodotto di leggi di natura, ma creazioni umane, forgiate da comuni mortali animati da buone intenzioni. Era facile immaginare che, a distanza di decenni, le istituzioni, le regole e le regolamentazioni create dai fondatori dell’Unione europea non potessero più funzionare, e tanto meno raggiungere l’obiettivo originario per cui erano state pensate, vista anche la scala senza precedenti dell’integrazione politica, economica e sociale perseguita dall’Europa.

Occorre valutare costantemente le regole, regolamentazioni e istituzioni servano ancora ai fini per cui furono pensate: se esse cioè aiutino a creare un’Europa più pacifica e prospera che alimenti un senso più solido d’identità europea.

Le regole politiche dell’Unione europea rendono molto difficile cambiare alcune regole economiche sancite dai trattati fondamentali, in quanto ciò richiede il consenso dei paesi membri, e in molti casi addirittura l’unanimità.

Questa regola politica è sbagliata: essa consente a un paese facente parte dell’Unione europea di calpestare, come si è visto di recente, alcuni presupposti fondamentali dell’Unione stessa – l’impegno a favore dei diritti umani e della democrazia – senza dover temere alcuna sanzione da Bruxelles o dagli altri paesi membri.

Se due paesi vengono meno al proprio impegno per la democrazia (e mentre questo libro va in stampa, ci sono dubbi in tal senso a proposito sia dell’Ungheria che della Polonia), qualsiasi tentativo di una larga maggioranza di paesi d’imporre la disciplina a un paese sarà facilmente bloccato dal veto di un secondo paese. Le regole sull’unanimità devono cambiare.

(…)

Konrad Adenauer, Altiero Spinelli, Charles de Gaulle, Alcide de Gasperi, Paul‑Henri Spaak, Robert Schuman e Jean Monnet diedero vita al progetto europeo in un periodo di grande incertezza, mentre gran parte dell’Europa era ancora distrutta, il mondo si stava dividendo in due campi contrapposti e si rischiava un conflitto con conseguenze catastrofiche.

Nessuno di questi pionieri si illudeva che l’integrazione europea fosse facile, ma ognuno di loro era convinto della sua fattibilità, necessità e urgenza.
Il progetto d’integrazione economica e politica dell’Europa – questo il loro ragionamento – avrebbe contribuito a mantenere la pace sul continente anche grazie alla sua capacità di promuovere una prosperità condivisa. Fortunatamente, i fondatori hanno ci lasciato in eredità una identità europea imperniata sull’idea che fare da soli non può funzionare.

Questa idea può essere alla base di un nuovo inizio. Riscrivere le regole non sarà certo più facile di quanto sia stato crearle. Ma le crisi odierne dell’Europa ci chiedono interventi audaci e un impegno a rinnovare la promessa su cui nacque, oltre sessant’anni fa, il progetto europeo.

Da “Riscrivere l’economia europea – Le regole per il futuro dell’Unione” , di Joseph Stiglitz, (Il Saggiatore), pp. 384, 25 euro