La sera andavamo in Via SolferinoCairo pensa a Stefanelli o Verdelli per la direzione del Corriere (ma rinunciare a Fontana non è semplice)

Il patron di Rcs ha un grande rapporto con l’attuale direttore, ma gli chiede di avallare un piano di riduzione drastica degli stipendi dei giornalisti: se non dovesse accettare, scatterebbe una corsa prevalentemente interna tra la prima donna direttrice e l’unico che avrà diretto i primi due quotidiani italiani (oppure Cazzullo, Polito, Gramellini, Mentana)

GIUSEPPE CACACE / AFP

La decisione di Urbano Cairo di nominare un nuovo direttore della Gazzetta dello Sport, Stefano Barigelli al posto di Andrea Monti, non è passata inosservata ed è giusto che sia così. Le difficoltà economiche post covid in cui versa il paese, che ovviamente si riflettono sul mercato pubblicitario e quindi sul modello di business di Cairo (centrato sulla proliferazione di supplementi cartacei), stanno convincendo il patron di Rcs a prendere le contromisure in termini di drastica riduzione dei costi del personale giornalistico.

Cairo vorrebbe avviare un piano di cospicui tagli degli stipendi dei dipendenti, in alternativa alla cassa integrazione, esattamente come sta avvenendo in questi giorni al Sole 24 Ore, ma deve convincere il direttore Luciano Fontana preoccupato per le reazioni della redazione. Dalla soluzione di questo confronto, giudicato vitale da Cairo e vissuto da Fontana come una visita dal dentista, scaturiranno le prossime mosse del Corriere e il futuro del giornale di Via Solferino.

Cairo ha un ottimo rapporto con il suo direttore, come si è notato nel famoso video ai venditori della Cairo Communication, anzi lo ritiene protagonista del primato consolidato negli ultimi anni dal Corriere a fronte delle maggiori fatiche dei concorrenti, ma se il direttore non troverà il modo di assecondare le pressanti esigenze di bilancio del capo di Rcs, o di trovare una soluzione alternativa, il sodalizio si potrebbe incrinare.

Sullo sfondo, inoltre, c’è la grande sfida per il primato editoriale italiano con il gruppo di John Elkann, che ha da poco cambiato i direttori di Repubblica, della Stampa e dell’Huffington Post e ha in mente un piano industriale di lungo termine per far diventare la galassia informativa di Gedi un modello sostenibile di media company contemporanea e nazionale.

La risposta di Rcs dovrà essere all’altezza del primo quotidiano italiano, pur nelle difficoltà contingenti e dovendo scontare anche rapporti poco idilliaci tra l’editore e Intesa San Paolo che nel 2016 lo sostenne nella scalata al Corriere.

In un eventuale dopo Fontana, la soluzione non può che essere interna. Non un gran problema, visto che la squadra di testa del giornale vanta fior di giornalisti come Barbara Stefanelli e Aldo Cazzullo, Antonio Polito e Massimo Gramellini, con Beppe Severgnini in discesa dopo l’esperienza di Sette e con Enrico Mentana che già dirige il telegiornale di La7.

Ma tra tanti nomi l’ipotesi che prevale nei corridoi di Via Solferino è quella che la prima scelta di Cairo è Barbara Stefanelli, attualmente vicedirettrice del quotidiano e direttrice di Sette, una giornalista di grandi qualità, di comprovata esperienza e di svariati interessi.

Affrontare la crisi dei ricavi e rispondere alle mosse di Repubblica nominando la prima direttrice donna nella storia dei quattro grandi quotidiani nazionali sarebbe anche una grande operazione di marketing per Cairo, oltre che una scelta che premia un indiscutibile talento giornalistico nato e cresciuto dentro la redazione del Corriere.

Senonché, a quanto risulta a Linkiesta, a Cairo è cominciata a balenare un’idea alternativa: Carlo Verdelli.

L’ex direttore di Repubblica, pochi giorni dopo essere stato sostituito da Maurizio Molinari e aver giurato imperitura fedeltà allo spirito del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, è rientrato al Corriere in veste di editorialista e da allora sono più i giorni in cui la sua firma compare sulla prima pagina del giornale, anche con l’editoriale che esprime la linea editoriale, che quelli in cui non c’è.

Cairo è un grande estimatore di Verdelli da tempi non sospetti: all’inizio della sua avventura in Rcs aveva immaginato di riprenderlo alla Gazzetta, nella speranza che Verdelli potesse rinverdire i fasti del 2006, quando fece il record italiano di vendite di sempre, dovuto certamente alle sue capacità giornalistiche ma un pochino anche a quelle calcistiche di Lippi, Pirlo, Cannavaro e Buffon che conquistarono il mondiale.

Allora non se ne fece niente, ma in questo momento Cairo si sta chiedendo perché non approfittare adesso dell’occasione di mettere in difficoltà il principale concorrente nominando al timone del Corriere l’ex direttore di Repubblica.

In una recente intervista a Luca Sofri, per la rassegna Pensavo Peccioli, Verdelli ha detto chiaramente che il suo obiettivo professionale è quello di non chiudere la sua carriera con l’esperienza finita male a Repubblica, ma per un profilo come il suo il domicilio più coerente è Via Solferino.

Verdelli avrebbe tutto l’interesse ad accogliere la sfida, e non solo per spirito di rivalsa nei confronti di chi l’ha licenziato, ma perché sarebbe il primo giornalista della storia ad aver diretto i due principali quotidiani italiani.

Scegliere un direttore così fieramente di sinistra come Verdelli sarebbe un atto rivoluzionario per la tradizione borghese del Corriere, anche se non quanto nominare la prima direttrice donna. Ma la domanda più ricorrente in questi giorni in Via Solferino è la seguente: siamo sicuri che Cairo riuscirà a trovare un direttore più aziendalista e più attento di Fontana alla gestione manageriale della redazione?

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