Entro il 30 giugno i cittadini europei potrebbero viaggiare liberamente nello spazio Schengen senza vincoli legati al coronavirus. Sembra una utopia mettere d’accordo i 26 Stati europei (di cui 22 dell’Unione) che in vista delle vacanze stanno regolando l’accesso dei turisti in base al luogo di provenienza.
Ma lunedì la portavoce per gli Affari Interni della Commissione europea Adalbert Jahnz durante un incontro con la stampa è sembrata ottimista. «Lavoriamo in modo molto intenso con gli Stati membri e con gli Stati dell’area per mettere realizzare questo approccio comune. In particolare la commissaria Ylva Johansson ha avuto una discussione su questo con i ministri venerdì scorso. La situazione sanitaria dovrebbe poter permettere un ritorno al funzionamento integrale dello spazio Schengen di qui a fine giugno»
Jahnz ha annunciato detto anche di aver letto la lettera firmata dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dal premier spagnolo Pedro Sanchez: «Risponderemo, secondo le procedure in vigore. Per quanto riguarda in generale la questione dell’approccio coordinato al ritorno pieno e intero alla libertà di circolazione e alla rimozione dei controlli alle frontiere interne, abbiamo adottato il 13 maggio una comunicazione a questo riguardo. Gli europei considerano la libertà di circolazione uno dei beni più preziosi: vogliamo consentire loro di viaggiare liberamente il più rapidamente possibile, ma dobbiamo tenere conto della situazione sanitaria», ha concluso Jahnz.
Anche i deputati della comitato per le libertà civili del Parlamento europeo hanno espresso la loro preoccupazione per l’attuale situazione dei controlli alle frontiere interne. Soprattutto per l’impatto che potrà avere nel breve e lungo periodo sulle persone e sulle imprese.
Nella riunione di giovedì hanno approvato a maggioranza (53 sì, 6 no, 6 astensioni) una risoluzione per chiedere agli Stati membri di ridurre le restrizioni alla libera circolazione nella stessa misura in cui le misure di contenimento per il covid-19 saranno allentate. Gli eurodeputati suggeriscono che un approccio regionale possa essere più proporzionato dei controlli alle frontiere nazionali. Ma una risoluzione è un atto non vincolante, quindi la decisione finale rimarrà tutta nelle mani degli Stati membri.