Nel primo trimestre del 2020, si contano 101mila occupati in meno. Lo dice l’Istat nella rilevazione trimestrale sull’andamento del mercato del lavoro – riferita quindi anche ai mesi precedenti l’emergenza sanitaria – registrando un «forte calo» dei dipendenti a termine e degli autonomi.
Il tasso di occupazione è pari al 58,8%, in diminuzione di 0,2 punti rispetto al quarto trimestre del 2019. L’effetto dell’emergenza Covid-19 è più evidente nel mese di aprile, con gli occupati calati di 274 mila unità (-1,2%) rispetto a marzo 2020.
Crescono, ma in maniera minore rispetto ai mesi precedenti, i contratti a tempo indeterminato. Soprattutto part-time, ma per il 63% di questi lavoratori si tratta di part time involontario. Alla crescita dei dipendenti permanenti (+50 mila) si contrappone la rilevante diminuzione di quelli a termine (-123 mila) e quella, meno accentuata, degli indipendenti (-28 mila).
Il monte ore lavorate diminuisce rispetto al trimestre precedente dell’11% e del 9,5% su base annua. Con un crollo del 10,3% solo nell’industria. Contemporaneamente, le ore di cassa integrazione aumentano, in termini tendenziali, da 6,9 a 75,5 per mille ore lavorate. Nell’industria, le ore di cig sono state 84,6 ogni mille ore lavorate, nei servizi 69,5 ogni mille ore lavorate.
Dall’analisi dei dati di flusso – a distanza di 12 mesi – viene fuori una diminuzione della permanenza nell’occupazione (-0,2 punti tra il primo trimestre 2018 e il primo trimestre 2019), soprattutto per i giovani di 25-34 anni e nel Nord. Tra i dipendenti a termine aumentano sia le transizioni verso il tempo indeterminato (+3,6 punti) sia quelle verso l’inattività (+0,8 punti).
Calano i disoccupati, ma come contraltare aumentano gli inattivi, ciò coloro che non hanno un lavoro e non lo cercano. L’emergenza sanitaria, d’altronde, ha condizionato fortemente la ricerca di lavoro e ancora di più la possibilità di poterne iniziare uno. Nel trimestre ornano ad aumentare a ritmo sostenuto il numero di inattivi di 15-64 anni (+290 mila in un anno, +2,2%). Diminuisce soprattutto la quota di quanti dichiarano di aver inviato un curriculum (-4 punti) e/o di essersi rivolti ad agenzie interinali (-3,1 punti), mentre rimane più stabile l’utilizzo di internet (-0,3 punti). Rivolgersi a parenti, amici e conoscenti rimane la pratica più diffusa seppur in calo (79,8%, -1,9 punti).