Guerra all’AnpalIl professore del Mississippi Mimmo Parisi si è approvato il bilancio da solo

Nel cda del 9 luglio, il consigliere Di Berardino, rappresentante delle Regioni, ha espresso voto contrario, mentre Capizzuto, rappresentante del ministero del Lavoro, si è astenuto. Il presidente ha fatto valere il suo voto doppio e così ha approvato i conti del 2019, che avrebbero dovuto fare chiarezza anche sulle sue spese per i voli in business class

(Linkiesta)

L’autunno caldo e la crisi occupazionale sono alle porte, ma l’Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro (Anpal) naviga in pieno caos. E dopo l’approvazione dell’atteso piano industriale 2020-2022 con il voto contrario delle Regioni, ora viene fuori pure che il presidente Mimmo Parisi si è di fatto approvato da solo il bilancio d’esercizio di Anpal Servizi (la società in house dell’agenzia di cui è anche amministratore unico). Senza i voti favorevoli degli altri due componenti del cda, il professore del Mississippi ha usato il valore doppio del suo voto da presidente, dando il via libera ai conti del 2019.

Nel bilancio si sarebbe dovuto fare chiarezza anche sugli oltre 160mila euro di rimborsi spese – tra voli in business class e autista – che a fine febbraio Anpal Servizi aveva comunicato alla controllante Anpal, come Linkiesta aveva raccontato. E pure sui costi della famosa app di incrocio tra domanda e offerta di lavoro che Parisi vorrebbe sviluppare in Italia sul modello di quella creata negli Stati Uniti.

Il ministero del Lavoro, dopo diverse interrogazioni parlamentari, aveva chiesto ad Anpal una relazione tecnica sui conti della società controllata. Ma i documenti chiesti a Parisi sarebbero stati trasmessi in ritardo al direttore generale Paola Nicastro, senza i tempi necessari per produrre la valutazione richiesta da Catalfo.

E alla fine, lo scorso 9 luglio, non solo il consigliere Claudio Di Berardino, assessore al Lavoro del Lazio e rappresentante delle Regioni, ha espresso il suo voto contrario anche sul bilancio, ma pure Giovanni Capizzuto, rappresentante del ministero del Lavoro di Nunzia Catalfo, si è astenuto dal voto sui conti.

Tant’è che, in una lettera inviata a Parisi lo scorso 16 luglio, Di Berardino fa notare al professore del Mississippi che accanto alle tre delibere del consiglio d’amministrazione dell’8 luglio pubblicate sul sito di Anpal non si trova nessuna informazione sui voti espressi, «essenziale» – dice – per comprendere i lavori e gli orientamenti del cda. In consigliere, in particolare, fa notare a Parisi che la delibera numero 9, quella che riguarda il bilancio d’esercizio, è stata approvata solo «in virtù del voto favorevole del presidente». Tuttavia, scrive Di Berardino, «non ho rinvenuto alcuna menzione di tali elementi, pur evidentemente essenziali».

Nell’allegato alla delibera di approvazione del bilancio, pubblicata sul sito, viene riportato un totale di rimborsi spese per Parisi pari a 137mila euro. La documentazione chiesta a Parisi dal ministero del lavoro e dal direttore generale di Anpal Paola Nicastro, oltre a fare chiarezza sui costi e sulla possibilità per il presidente di viaggiare in business class (a fronte di un regolamento che lui stesso aveva approvato), sarebbe servita anche a stabilire il riparto delle spese tra Anpal e la sua società in house. «Ad oggi nessun accordo in tal senso è stato ancora raggiunto», si legge nel documento, che riporta quindi solo una ipotesi della ripartizione.

«Il ministero del Lavoro aveva chiesto una relazione tecnica ad Anpal sul bilancio di Anpal Servizi», spiega Claudio Di Berardino. «Ma a detta del direttore generale di Anpal la relazione non si è potuta svolgere perché la documentazione chiesta è stata trasmessa in ritardo e non ci sono stati i tempi necessari per la valutazione. In assenza di questa valutazione, io ho dato voto contrario, l’altro consigliere si è astenuto. E sul voto finale, il presidente ha approvato il bilancio per se stesso».

Un tira e molla, quello sulla documentazione riguardante i rimborsi spese di Parisi, che va avanti da tempo tra il presidente e il direttore generale. E che è esploso nella lettera inviata da Nicastro a Parisi lo scorso 9 giugno, in cui il direttore smentiva le dichiarazioni rilasciate a Repubblica, in cui Parisi diceva di aver dato «tutte le carte al direttore generale di Anpal e al ministero». Tutto falso, scriveva Nicastro, «la documentazione non è stata ancora fornita».

«Sorprende», dice Di Berardino, «che guardando le delibere pubblicate non venga riportata la posizione di merito che ho sostenuto in rappresentanza delle regioni con argomentazioni diversificate sulle tre delibere».

A poche ore dal cda del 9 luglio, per evitare la quarta bocciatura di fila del piano di Parisi, la ministra Catalfo aveva anche inviato una lettera al presidente in cui si indicavano le modifiche necessraie da apportare al piano, come indicato dalle Regioni, invitando i consiglieri alla approvazione.

«La nota di Catalfo è stata accolta dal cda, ma il piano non è stato modificato con i contenuti indicati dal ministro», racconta Di Berardino. «La linea che ho sostenuto con molta forza è stata quella di evitare sovrapposizioni tra il ruolo di Anpal e quello delle Regioni, ed evitare duplicazioni tra quello che fa Anpal e quello che fa Anpal Servizi, soprattutto in tema informatico», spiega. In particolare, «se Anpal ha il suo sistema informatico, mi pare complicato che Anpal Servizi faccia una cosa simile», dice il consigliere riferendosi al progetto della app.

Non solo: le linee strategiche approvate sembrano un documento appartenente all’era “pre-Covid”, senza un «aggancio» con le indicazioni su lavoro e ammortizzatori sociali che arriveranno dal governo né con gli aiuti europei del Recovery Fund.

Nel piano industriale, il problema riguarda anche la stabilizzazione dei precari storici dell’agenzia. «Dal mio punto di vista questa stabilizzazione poteva stare benissimo fuori dal piano industriale, perché stiamo parlando di stabilizzazioni e non di nuove occupazioni. Ma il presidente ha voluto tenere tutto dentro», dice Di Berardino. «Ma ci sono delle incongruenze, perché si parla di 59 nuove assunzioni fuori dal bacino dei precari, più 277 nuove figure di collaboratori, di cui non sono state specificate né le funzioni, né il ruolo, né il costo specifico. Si parla di una previsione di costo di 10 milioni di euro, ma non si comprende oggettivamente a che cosa servono queste nuove figure».

Tant’è che l’8 luglio il gd Nicastro ha firmato un decreto in cui vengono sospese le attività di sviluppo dei sistemi informativi, applicazioni di data science e monitoraggio previste dal piano, poiché – si legge – manca «una chiara rappresentazione dei costi». E per tutta risposta Parisi ha reagito comunicando il blocco delle procedure di assunzioni e provocando l’ira dei sindacati. 

Secondo l’accordo raggiunto con le parti sociali, e secondo quanto scritto nello stesso piano industriale, le stabilizzazioni – che così come sono scritte lascerebbero comunque fuori 100 collaboratori – dovrebbero essere completate entro dicembre 2020. Ma il 22 luglio è arrivato l’altro coup de théâtre: via email Parisi ha inviato una comunicazione ai 260 collaboratori dell’agenzia in scadenza a luglio, annunciando la proroga dei contratti di collaborazione fino a dicembre 2021.

«Noi avevamo chiesto di fare le stabilizzazioni entro fine anno e non oltre», dice Di Berardino. «Questo annuncio indubbiamente si discosta dall’accordo che il presidente aveva sottoscritto. Torneremo a porre questo argomento». Diversi esponenti di maggioranza sono tornati a invocare l’intervento della ministra Catalfo sulle decisioni unilaterali di Parisi. «Ci ritroviamo con un’agenzia bicefala che non riesce ad andare da nessuna parte, inciampando sulla pelle dei suoi lavoratori e dei disoccupati che non riesce ad aiutare», dice Chiara Gribaudo, vice capogruppo del Pd alla Camera.

Anche perché il 30 aprile 2021 scade il contratto biennale dei quasi 3mila navigator voluti da Parisi e Luigi Di Maio. E il rischio, poi, sarà quello di una guerra tra poveri.

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