Nuove competenze, nuova formazione, nuove politiche attive. Sono questi i tre ingredienti che serviranno per rispondere in maniera adeguata all’emergenza occupazionale generata dalla pandemia da Covid-19. Se ne è parlato nel webinar organizzato da Mylia, brand di formazione professionale di The Adecco Group, con il titolo “Competenze per la ripresa economica: strategie aziendali e politiche della formazione”. Al dibattito, moderato dal giornalista di Radio 24 Simone Spetia, hanno partecipato Alessandra Spagnolo, business development manager di Mylia, Laura Bruno, hr director di Sanofi Italia, Francesca Puglisi, sottosegretario al ministero del Lavoro, Marco Leonardi, consigliere del ministro dell’Economia, Marco Taisch, presidente del competence center del Politecnico di Milano e Andrea Laudadio, head of Tim Academy & Development.
L’Italia, ha spiegato Laura Bruno, deve «dimostrare di avere corrette competenze e corretti investimenti per essere competitiva rispetto agli altri Paesi europei». Ma serviranno cambiamenti strutturali. Il primo è «una grossa spinta alle decisioni rapide» in azienda. Il secondo è proseguire nell’«accelerazione digitale» avviata dall’emergenza.
Ma per muoversi in questo percorso occorreranno in primis le giuste leadership, ha precisato Andrea Laudadio. «L’esperienza che abbiamo vissuto fa convergere nel medio-lungo periodo sulla necessità dello sviluppo della competenza che potremmo chiamare del “fare fiducia”», ha detto. «Le aziende prosperano quando hanno la fiducia di investitori, lavoratori e clienti. E abbiamo bisogno di formare leader che sono in grado di “fare fiducia”».
Poi si dovrà puntare sulle competenze dei lavoratori. È necessario, ha spiegato Marco Taisch, «creare persone che siano in grado di usare le potenzialità offerte dalle tecnologie. Serve fare un reskilling, o meglio un revamping delle persone, per renderle all’altezza di questo nuovo orizzonte». Non è solo una questione di produttività del Paese, ma anche di sostenibilità sociale: «Rendere le persone in grado di lavorare bene utilizzando queste tecnologie è la missione di un Paese moderno». Ma non basta. Oltre a formare le persone, bisogna anche «formare formatori che siano in grado di erogare la formazione che serve in maniera tale da moltiplicare l’efficacia». E qui andrà trovato il giusto mix tra formazione a distanza e in presenza.
Una questione che vale tanto nei servizi quanto nell’industria. Taisch parla infatti della possibilità dell’“industrial smart working”: «Bisogna provare a immaginare che tipo di competenze servono alle persone che lavorando in fabbrica potranno compiere attività da remoto grazie alle tecnologie. Bisogna aiutare queste persone a cambiare il loro modo di lavorare».
Ma la tempistica della ripresa economica e dei cambiamenti necessari da attuare sarà la carta vincente. Nella crisi del 2008, ha spiegato Marco Leonardi, «la ripresa è stata più veloce negli Stati Uniti che in Europa, in particolare in Italia. Dobbiamo evitare che accada la stessa cosa, puntando nei prossimi mesi alla velocità della ripresa».
Ecco perché, oltre alla cassa integrazione allargata e al blocco dei licenziamenti, servono nuove strategie. «La cosa peggiore che possiamo fare alle persone per agevolare il passaggio da un’ azienda a un’altra è tenerle per molto tempo inattive in cassa integrazione, con l’attuale divieto di lavorare e senza formazione», ha spiegato Francesca Puglisi. Cosa serve? Investimenti sul reskilling, rilancio della Agenzia nazionale delle politiche attive (Anpal) e una maggiore integrazione tra quello che fanno i centri per l’impiego e quello che le agenzie per il lavoro possono fare per accompagnare le persone nel trovare un nuovo lavoro.
«Dobbiamo occuparci della occupabilità delle persone», ha ripetuto Puglisi. Non sarà un percorso semplice, né rapido. Ma si dovrà necessariamente partire dalla riforma degli ammortizzatori sociali a cui sta lavorando il governo. «Bisognerà garantire che chi è in cassa integrazione debba seguire obbligatoriamente un programma di formazione o che gli sia concessa la possibilità di affiancare l’integrazione salariale che percepisce con un nuovo reddito da lavoro, per poi agevolare il passaggio da un’azienda all’altra attraverso la decontribuzione», ha spiegato la sottosegretaria Puglisi. Ma, ha sottolineato Leonardi, serve gestire già da ora «la riallocazione dei lavoratori in maniera da appiattire il picco delle uscite dalle aziende, non congelando tutto in attesa di tempi migliori. Non succederà che tutti i cassintegrati torneranno a lavorare in azienda a fine anno. Prima affronti il problema e lo distribuisci nel tempo, meglio è».