Non contento di aver già fatto al Pd il brutto tiro di una fantomatica alleanza nelle Marche e in Puglia, Luigi Di Maio ha pensato di fare il contrario di Paganini: si è ripetuto. L’uomo dei «mai col partito di Bibbiano», l’allievo prediletto dell’inventore del «Pdl meno elle», l’arruffapopoli contro i governi Renzi e Gentiloni, invece di occuparsi della Libia, di Navalny o della Bielorussia (in fondo è il ministro degli Esteri), ha rilanciato l’idea di un patto con il Nazareno stile Prima Repubblica sulle comunali di Milano, Torino, Napoli, Roma.
La farsa dell’accordo nelle Marche e in Puglia si è rivelata prestissimo, appunto, una farsa; e talmente di basso livello che a svelarne il finale è stato il triste Vito Crimi, smentendo sia Di Maio che nientemeno Giuseppe Conte: e allora ecco che Giggino ci ha riprovato alzando la posta, come un bluff senza carte in mano, sperando che quagli ingenuotti del Pd ci caschino un’altra volta. Piatto ricco mi ci ficco: che ne dite, amici dem, l’anno prossimo la facciamo sul serio una super-alleanza col Pd a Roma, Milano, Napoli, Torino? Sottotesto: ce le spartiamo a tavolino, da buoni amici.
Come ai bei tempi del pentapartito – ricordate? – quando Dc, Psi, Pri, Psdi e Pli in qualche palazzo romano si dividevano la gran torta del comuni, Milano ai socialisti, Torino ai laici (ma tanto lì vincono i comunisti), Napoli alla Dc, e Roma vediamo: l’altra volta c’era un democristiano, come si chiama… Nicola Signorello? E allora stavolta cambiamo, via libera al socialista Franco Carraro. Un momento, e i repubblicani? Magari gli diamo un sottosegretario in più o qualche bella presidenza di un ente statale. Succedeva tipo 40 anni fa. Intendiamoci, anche il Polo faceva così nelle serate di Arcore. Nulla cambia.
E infatti adesso i grandi rinnovatori della politica vorrebbero replicare la scena. Decidendo a Roma chi deve fare il sindaco di Milano. Ma sì, a Palazzo Marino vada il Pd (se ce la fa), e magari anche a Napoli (sempre se ce la fa), a noi lasciateci Chiara Appendino a Torino e fate un bel pensiero a Virginia Raggi nella Capitale, magari facendo finta di ostacolarla con una figura non esattamente trascinante, così al secondo turno facciamo una bella insalatona dal gusto antifascista sul nome della Raggi, che ne dite?
Ci cascherà il Pd? Memore della recente beffa che lo farà probabilmente perdere almeno nelle Marche, dovrebbe alzarsi dal tavolo e smascherare la nuova puntata di un giocatore che ha mostrato fin qui di barare. Un soprassalto di dignità ci vorrebbe: e mettere rapidamente in pista (almeno a Roma) un nome forte, un potenziale sindaco e non uno/una sparring partner di Virginia Raggi, una candidata priva di chances a meno che appunto non la salvi il Pd in cambio di Torino, Milano o quant’altro: sarebbe uno scambio quantomeno poco dignitoso.
Potrà dispiacere ai cultori dell’Alleanza strategica che a dire il vero da un po’ di giorni stanno battendo in ritirata (anche e soprattutto per l’inguacchio combinato sul referendum): ma alla fine dei conti i nudi fatti dicono come quel vecchio Carosello che no, con i grillini non si può.