La serata quieta e umana della convention repubblicana (così la definivano nella notte in tv) è parsa anche, agli spettatori prevenuti: una puntata importante di una soap opera ariana trash; una cerimonia pubblica con presidente centroamericano o centroasiatico e i suoi cari; il video promozionale per un’azienda di famiglia disfunzionale.
E la serata finora più pericolosa. Quella in cui si normalizzava la trasformazione del partito repubblicano in un culto della personalità comico e inquietante (operazione riuscita).
Come è umano Trump
In cui cercava di umanizzare Donald Trump (e molti commentatori hanno sostenuto che Melania c’è riuscita; anche se era imbarazzante guardare Trump cercare di fare facce affettuose).
E si tentava di vendere Trump come attento agli altri e non razzista (è stata trasmessa una cerimonia di naturalizzazione alla Casa Bianca, con Trump che parlava; prima in video Trump aveva graziato un rapinatore; Trump stato accusato di usare le sue funzioni pubbliche a scopo elettorale; la Casa Bianca non ha negato, ha spiegato di aver trovato una scappatoia). E qualcosa resterà, al netto del pubblico in calo.
Il pubblico sta guardando i repubblicani (vabbé, Trump) meno dei democratici la settimana scorsa. Però, tra post video e meme, è informato degli eccessi di lunedì. Per esempio: pensando male degli occhi accesi di Donald Trump junior e delle urla della sua fidanzata Kimberly Guilfoyle, in molti twittavano con l’hashtag #CocaineConvention. E commentavano gli scenari stravaganti, un’America sotto Biden in preda alla violenza, al socialismo e alle élite di Hollywood che mangiano i bambini.
Violenza e socialismo sono parole chiave della campagna trumpiana; le élite bambinofaghe esistono nel delirio di Qanon, del mondo complottista che ama riamato Donald Trump (una speaker vicina a Qanon è stata esclusa all’ultimo per deliri antisemiti).
Cancel culture da Tiffany
E il mondo post-razionale del trumpismo ha pensato, per convincere gli americani che Trump non è un bullo razzista e anaffettivo, di infrangere un po’ di leggi e consuetudini. E di convocare alcune imbarazzate persone di colore interessate alla grazia o alla cittadinanza. E di far parlare i figli meno caffeinati, Tiffany e l’indagato Eric, e la moglie Melania, tutti privi di aneddoti familiari carini sul padre-marito (Tiffany ha parlato male della cancel culture, ormai tema chiave della campagna trumpiana; in molti/e hanno reagito sollevati/e: finora la questione era tutta sulle spalle degli intellettuali e giornalisti maschi di mezz’età e oltre, che si stancano facilmente).
Molti interventi sono stati efficaci. Quello di Mike Pompeo, collegato mentre era in viaggio ufficiale a Gerusalemme, ed anche lui è accusato di aver violato l’Hatch Act sull’interesse elettorale in atti d’ufficio.
Quello di Daniel Cameron, giovane e nero Attorney General del Kentucky; forse invitato, più che per corteggiare gli afroamericani, per rassicurare i repubblicani non rabbiosi e non razzisti. Anche se poi Cameron non ha fatto arrestare i poliziotti che sono entrati in una casa cercando un sospettato e hanno ucciso una ragazza nera che dormiva, Breonna Taylor. E l’intervento conclusivo della serata, quello della first lady Melania. Contraddittorio, pure quello.
Melania Castro Benito Franco Jung-Un
Ha parlato nel Rose Garden della Casa Bianca (la convention, dopo la diretta per la proclamazione del candidato, è fatta quasi tutta di video registrati a Washington e altrove). C’erano sedie da matrimonio e settanta persone senza mascherina.
Melania Trump è arrivata con uno chemisier verde militare per il quale è stato subito soprannominata “commander Melania Castro Benito Franco Jung-Un “.
Ha iniziato a parlare con sguardo da ostaggio, ha fatto un discorso abbastanza normale e civile. Ha preso atto della pandemia, dei 177 mila morti, ha mostrato dispiacere. Ha raccontato la sua storia di slovena col sogno americano, ha invocato civile convivenza e pace negli Stati Uniti e nel mondo, Trump si è sforzato di guardarla sorridente.
I commentatori tv hanno deciso che il discorso di Melania «potrebbe dare a tanti bianchi moderati il permesso di votare per Trump».
Seguivano discussioni sui social network. Su Twitter, un certo Angry Staffer obiettava: «Melania sosteneva che Obama fosse nato in Africa, non riesce a nascondere il suo disgusto per Trump nel 95 per cento del tempo. Che si sia costretta a dire cose buone su di lui per 15 minuti non convincerà le donne dei sobborghi».
Quelle cruciali negli swing states, quelle che hanno fatto riprendere la Camera ai democratici due anni fa.
Quelle a cui verrà sicuramente ricordato, oggi, che Melania fece un giro nei campi dove venivano tenuti i bambini dei migranti strappati ai genitori al confine, indossando una giacca dello stesso verde militare, con su scritto “I really don’t care, do U?”, e non prese posizione.
Mentre proprio ieri, proprio commentando la convention nel podcast The New Abnormal del Daily Beast, l’ex capo di gabinetto del dipartimento per la Homeland Security, Miles Taylor, raccontava nuovi orrori sui migranti e il di lei marito: «Quando si parlava del muro al confine, Trump immaginava rivoltanti sevizie medievali», voleva spunzoni sul muro per «dilaniare la carne». Voleva «mutilare», «gasare», sparare ai migranti. Voleva rendere la separazione dei figli dai genitori «dieci volte peggiore».
«È un uomo del tutto privo di umanità», dice Taylor (tanti lo voteranno lo stesso: perché come ha detto sfidando il fact checking il suo consigliere Larry Kudlow, «ha ricostruito l’economia americana»; e perché, lo ha detto la nipote del reverendo Billy Graham, Cissie, vestita come una country rocker anni Settanta, Biden vieterà le messe e farà vendere ovunque la marijuana; per alcuni è propaganda gratis per i democratici; per altri è preoccupante vedere quanta strada fanno le bugie carpiate alla Trump).