Contro l’ecologismo ignoranteL’automobile vince sempre perché sa adattarsi

La macchina è diventata più sicura, più pulita, più utile. Tra poco sarà anche più tecnologica e consentirà di ripensare il mondo del trasporto. Come spiega Chicco Testa in “Elogio della crescita felice” (Marsilio) incarna la vera beffa per tutti gli integralisti dell’ambientalismo regressivo

MARIO TAMA / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / Getty Images via AFP

L’automobile. Poche cose hanno ricevuto tanto amore e tanto odio. Da una parte, ci ha regalato la libertà di muoverci con un’enorme flessibilità, ed è divenuta quasi il prolungamento della casa che abitiamo. Dall’altra, ha richiesto un sacrificio altrettanto grande. Centinaia di migliaia di morti e feriti, decine di milioni nella sua storia, in incidenti vari, congestioni e perdite di tempo enormi e soprattutto inquinamento, tanto inquinamento.

Con annesse non poche guerre per il controllo di quella sostanza, il petrolio, che non a caso è stato chiamato l’«oro nero». Il combustibile che ha fatto andare avanti il mondo nell’ultimo secolo. Le città hanno dovuto essere ridisegnate per farle spazio.

L’automobile ha ricevuto attacchi durissimi, ma ha sempre vinto. Mentre le varie rivoluzioni tecnologiche cancellavano dalla faccia della Terra miliardi di oggetti divenuti obsoleti, essa ha continuato a moltiplicarsi e a popolare la Terra. Saturati i territori conosciuti, Europa e Usa, si è rivolta a Oriente, dove continua la sua inarrestabile crescita.

Deve avere letto i saggi di Darwin sull’evoluzione delle specie e la sopravvivenza dei più adatti, perché è andata modificandosi nel tempo, producendo diverse varianti e incorporando i geni di altre specie tecnologiche, così da risultare sempre più forte e adatta a sopravvivere.

Il suo abitacolo è diventato più confortevole grazie all’aria condizionata, agli impianti Hi-Fi, ai materiali e all’ergonomia dei sedili.

È divenuta più sicura, grazie a materiali più resistenti, all’airbag e alle cinture di sicurezza. Ringraziando la telefonia cellulare, ha superato di un balzo quello che appariva l’ostacolo più grande. Il tempo sprecato.

Oggi molti confessano che un bell’ingorgo è l’occasione migliore per evadere le telefonate arretrate o chiacchierare con gli amici, magari anch’essi bloccati in qualche altro ingorgo. Poi ha incominciato a incorporare tutte le diavolerie che Internet e altre tecnologie, ad esempio il Gps, ci hanno regalato, a cominciare dai navigatori che prima ci indicavano solo la strada giusta e oggi ci suggeriscono anche quella migliore da percorrere, evitando le congestioni.

Si calcola che essi ci facciano risparmiare qualche centinaio di milioni di ore di guida e altrettanto carburante. Si appresta a respingere l’attacco più insidioso, l’inquinamento, proponendoci veicoli elettrici silenziosi e puliti. I suoi oppositori non hanno più argomenti.

Ma il bello deve ancora venire. Perché adesso si sta preparando all’ultimo salto evolutivo, appropriandosi di tutto ciò che offre l’intelligenza artificiale, l’Information Technology, l’Internet of Things, i nuovi materiali superleggeri e le connessioni ultrarapide del 5G. Con in più una bella spruzzata di share economy.

Entriamo allora nel nuovo mondo. Prima di tutto, immaginatevi un’automobile che pesa la metà di quelle di oggi, ma è anche più resistente grazie ai nuovi materiali. Che diventa supersicura grazie a sistemi proattivi che visualizzano anticipatamente ogni tipo di ostacolo. Che è alimentata da una batteria elettrica in grado di ricaricarsi molto rapidamente e di garantire un chilometraggio adeguato.

Ma, soprattutto, che non dovete guidare, perché grazie a radar, detector vari e navigatori, dopo che avete impostato il percorso potete rilassarvi, telefonare, smanettare su Internet, vedervi un film e persino amoreggiare con il vostro partner. Da voi è arrivata perché l’avete chiamata con lo smartphone e quando avete finito, va da sola a prendere vostro figlio per portarlo a scuola o a trovarsi un parcheggio dove ricaricarsi.

Potrebbe far parte di una flotta condivisa, esattamente come le biciclette elettriche che ormai popolano tutti i comuni italiani, e in questo modo ridurre di qualche fattore l’enorme numero di auto in circolazione.

In circolazione? Per la verità, la maggior parte di esse oggi sta ferma da qualche parte occupando migliaia di chilometri quadrati di prezioso suolo urbano, che potrebbe essere restituito a usi collettivi.

Possiamo immaginare molti altri settori delle attività umane dove la combinazione di tutti i fattori descritti possono portare cambiamenti profondamente migliorativi. Perché questo avvenga occorre che l’ambientalismo, il nostro desiderio di vivere in un ambiente ricco ed equilibrato, abbandoni ogni ideologia regressiva e sposi invece la strada maestra dell’innovazione tecnologica.

L’unica in grado di realizzare quel disaccoppiamento fra quantità di risorse consumate e qualità della vita e del benessere su cui siamo già incamminati, ma che dobbiamo accelerare. Purtroppo invece spesso esso sposa, anche in autorevoli commentatori, un’ideologia regressiva dominata dal pessimismo e dal rifiuto delle enormi potenzialità che ci sono offerte da un numero incomparabile di nuove tecnologie.

da Elogio della crescita felice. Contro l’integralismo ecologico”, di Chicco Testa, Marsilio, 2020, pp. 128, euro 12.00

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