I 250 anniLudwig van Beethoven: l’uomo che fece della sordità un vantaggio

Insieme ad altri artisti come Stephen Hawking, Ray Charles, Andrea Bocelli, Frida Kahlo e Helen Keller, il compositore tedesco ha dimostrato che la mente può superare qualsiasi ostacolo se non ci si considera vittime di circostanze avverse ma forgiatori del proprio destino

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Come è stato ben illustrato qualche giorno fa su Linkiesta, la situazione dei teatri italiani – a causa della crisi sanitaria – è a dir poco complessa.

Quest’anno, tra l’altro, cade una ricorrenza speciale: il 250° anniversario della nascita di Ludwig van Beethoven. L’orchestra e il coro della Scala sono tornati a metà settembre al Piermarini eseguendo proprio la sua Nona sinfonia e dedicando la serata al personale sanitario.

In soli 45 anni Beethoven ha composto circa 750 opere. Pure le persone poco interessate alla musica classica avranno probabilmente ascoltato almeno una tra le meravigliose “Sinfonia del destino” (sinfonia n. 5) o l’ “Eroica” (n. 3), oppure una delle sue numerose sonate per pianoforte, come la “Sonata al chiaro di luna”, o la sua composizione per pianoforte “Per Elisa”.

Anche se molti non hanno familiarità con questi capolavori, non c’è quasi nessuno che non abbia almeno ascoltato per l’appunto la “Nona sinfonia”, eseguita per la prima volta a Vienna il 7 maggio 1824. Ufficialmente la direzione dell’orchestra fu affidata a Michael Umlauf, anche se Beethoven condivise il palcoscenico con lui. Si racconta che il grande compositore cercò di riprodurre il contenuto espressivo della musica compiendo dei gesti selvaggi, agitandosi con le mani e con i piedi. I musicisti, però, ignoravano il comportamento di Beethoven, che a quel tempo era divenuto quasi completamente sordo: non riusciva più a sentire la sua musica e certamente non poteva dirigerla.

Beethoven, che proveniva da una famiglia di musicisti, aveva iniziato la sua carriera come pianista e si era originariamente prefissato di diventare direttore d’orchestra piuttosto che compositore. Poi un problema di salute spinse la sua vita in un’altra direzione. All’inizio le sue difficoltà uditive erano apparentemente innocue: i primi sintomi apparvero all’orecchio sinistro, ma ben presto anche l’orecchio destro ne fu colpito.

Fortunatamente, non ebbe problemi a suonare il pianoforte, anche se trovò sempre più difficile condurre le conversazioni, poiché non gli era facile seguire ciò che gli altri dicevano. Sperimentò varie trombe auricolari fatte in casa, ma si rivelarono inefficaci. Man mano che la sordità di Beethoven si accentuava, lui chiedeva al suo produttore di pianoforti di costruire strumenti più rumorosi.

Anche il ruolo di direttore d’orchestra divenne sempre più impegnativo perché non riusciva più a sentire il suono prodotto dall’orchestra. Durante le prove della sua unica opera, “Fidelio”, creò un tale caos che dovette essere rimosso dal podio del direttore d’orchestra. Mentre il suo udito continuava a deteriorarsi, si accorse che poteva comunicare solo se altre persone gli urlavano direttamente nell’orecchio. Quando anche questo modo non funzionò più, prese a comunicare per iscritto, in quelli che chiamava “libri di conversazione”, che oggi sono diventati una fonte storica unica.

Ma, come tutte le persone di valore e di successo, Beethoven è riuscito a trasformare questo svantaggio in un vantaggio. Le persone di successo, come del resto ogni persona, devono costantemente confrontarsi con crisi e nuove sfide: ciò che le rende diverse è la capacità di cogliere le opportunità man mano che emergono, anche durante momenti di forte difficoltà. Nonostante la temporanea disperazione e una fugace idea di ricorrere al suicidio, la sordità di Beethoven, sotto un certo punto di vista, si è rivelata più una benedizione che una maledizione. Non essendoci possibilità che riuscisse a costruirsi una carriera di successo come concertista, si dedicò esclusivamente al suo lavoro di compositore.

Mentre il suo udito non funzionava più, Beethoven in realtà beneficiava del fatto che era sempre più costretto a ritirarsi in se stesso e a trarre ispirazione dalla propria immaginazione. Ciò gli permise di concentrarsi sulla sua musica, che molti all’epoca descrivevano come insolita. Quando compose la sua “Nona sinfonia” era già diventato sordo e, cosa che molti potrebbero non sapere, mezzo cieco.

Tra i segreti del suo successo c’erano la sua incrollabile attenzione e la sua abitudine di delegare il maggior numero possibile di cose ad altre persone. Il più delle volte le sue entrate non erano per nulla esigue, ma spendeva anche molto denaro per potersi concentrare interamente sulle sue composizioni. Impiegava assistenti domestici, copisti e avvocati, e occasionalmente faceva condurre al fratello trattative contrattuali per suo conto.

Altri compositori guadagnavano soldi come insegnanti, ma Beethoven non voleva essere distratto da questa attività. Solo per studenti di eccezionale talento o per giovani donne di bell’aspetto era disposto a fare un’eccezione. E, sebbene fosse spesso follemente innamorato, non si sposò mai e non ebbe figli.

Beethoven, che dedicò tutta la sua vita alla musica, morì il 26 marzo 1827 e fu sepolto pochi giorni dopo. Decine di migliaia di persone seguirono per strada il suo corteo funebre.

La sua vita è un esempio di come, con il giusto atteggiamento, gli svantaggi possono essere trasformati in vantaggi. Così facendo, Beethoven ha molto in comune con brillanti scienziati, musicisti, artisti e scrittori come Stephen Hawking, Ray Charles, Andrea Bocelli, Frida Kahlo e Helen Keller. Tutti loro dimostrano che la mente può superare qualsiasi ostacolo se le persone non si vedono come vittime di circostanze avverse, ma come forgiatori del proprio destino.