Poco più di trent’anni dopo il crollo del Muro di Berlino e la fine delle dittature comuniste in Unione Sovietica e nella Germania dell’Est, il socialismo sta rialzando la testa.
Per decenni Berlino è stata un simbolo di libertà nella lotta contro il totalitarismo. Il 9 settembre 1948, l’allora sindaco di Berlino Ernst Reuter, di fronte al palazzo del Reichstag in rovina, lanciò un appello dal forte impatto emotivo: «Mondo intero, americani, inglesi, francesi, italiani: guardate questa città e vedrete che non potete abbandonarla e soprattutto non potete abbandonare la sua gente».
Oggi a Berlino la libertà è di nuovo minacciata. Da anni ormai lo stesso partito che amministrava la Repubblica democratica tedesca comunista è al potere come partner di coalizione nel governo della capitale. Quando la Germania era una terra divisa, il partito comunista al potere era noto come Sed. Nella sua veste moderna, il partito è ora conosciuto come Die Linke e governa Berlino con altri due partiti di sinistra: Spd e Verdi.
Mentre nella Germania occidentale, dopo la Seconda guerra mondiale, vi era un ampio consenso di natura antitotalitaria, diretto in egual misura contro il nazionalsocialismo e il comunismo, i comunisti dell’Est stabilirono invece quello che chiamarono un «ordine democratico antifascista». Lo stesso obiettivo è perseguito ora da Die Linke a Berlino, e si sta avvicinando sempre più alla sua realizzazione.
Abolizione della libertà di riunione?
Solo poche settimane fa le autorità hanno vietato una manifestazione nella capitale tedesca contro le limitazioni da covid-19. L’assessore agli Affari Interni di Berlino Andreas Geisel (anche lui un ex “compagno” della Sed e ora membro della Spd) ha dichiarato che «non era disposto a stare a guardare per la seconda volta mentre Berlino veniva usata impropriamente come palcoscenico per i negazionisti del coronavirus, neonazisti ed estremisti di destra».
In risposta alle parole di Geisel, la Neue Zürcher Zeitung ha scritto: «Il termine scandalo è usato troppo facilmente e troppo spesso al giorno d’oggi. Ma le parole di Geisel sono davvero scandalose. Esse sollevano seri dubbi sulla volontà dell’amministrazione di Berlino a rispettare la Costituzione del Paese. E alimentano il sospetto che si stia abusando della lotta contro la pandemia per mettere a tacere l’opinione pubblica che manifesta scontento».
Un tribunale di Berlino si è poi pronunciato contro il divieto e la manifestazione è stata consentita dai giudici.
Sconfitta dai tribunali, l’amministrazione di Berlino ha deciso di attuare un secondo provvedimento, ancora più importante. Il governo di sinistra della città ha così annunciato una nuova legge sulla libertà di riunione, che dovrebbe rendere più facile vietare le manifestazioni di stampo “razzista” oppure organizzate da “estremisti di destra”.
Per il quotidiano Die Welt «questa è di fatto una disposizione speciale che viene usata contro gli estremisti di destra. Naturalmente nessuno vuole vedere i manifestanti di estrema destra marciare per le vie di Berlino, ma non è questo il punto. Si tratta di stabilire se il governo di Berlino debba avere il potere di determinare legalmente per quali cause i cittadini possano manifestare e per quali invece no».
Al contrario, il governo di Berlino mostra una tolleranza illimitata nei confronti degli estremisti di sinistra.
Il famoso programma televisivo tedesco Kontraste ha recentemente pubblicato un servizio scioccante su due palazzi occupati da estremisti di sinistra: «La Rigaer Strasse, nel cuore della capitale tedesca, è stata teatro di atti violenti da parte di estremisti di sinistra. Solo nell’ultimo anno e mezzo sono stati commessi 346 reati penali. Le persone che vivono vicino a queste due case occupate si sono lamentate più volte per essere state molestate. Questi gruppi radicali di sinistra hanno da tempo creato una zona fuorilegge, dove lo Stato non esercita il suo monopolio in merito al diritto di utilizzare o autorizzare l’uso della forza fisica. Per proprie considerazioni politiche, l’amministrazione rosso-rosso-verde di Berlino evita di affrontare il problema, lasciando che i proprietari delle case confinanti e la polizia se la cavino da soli».
Abolizione dell’economia di mercato
Il governo di sinistra di Berlino ha inoltre dato attuazione a norme riguardanti l’equo canone, con le quali non solo si vieta ai proprietari di aumentare gli affitti in qualsiasi momento nei prossimi cinque anni, ma li obbliga a ridurre gli affitti – legalmente vincolanti – degli inquilini attualmente residenti.
In sostanza, ciò equivale a una sorta di esproprio parziale. Secondo la Costituzione tedesca nessuno Stato (Berlino ha lo status di città-Stato) ha il diritto di approvare questo tipo di legislazione, poiché la competenza legislativa in materia di diritto di locazione spetta chiaramente al governo federale. Ma tali considerazioni di carattere costituzionale non sembrano minimamente toccare l’amministrazione di sinistra di Berlino.
Tuttavia, dato che la legge viola in modo così evidente la Costituzione tedesca, i parlamentari della Cdu/Csu e del Partito liberale hanno intentato un’azione legale presso la massima corte tedesca, la Corte costituzionale federale, a causa dell’incostituzionalità della legge.
Per inciso, il “tetto agli affitti” non è un’idea nuova. Un precedente congelamento degli affitti fu approvato in Germania il 20 aprile 1936 come regalo del Partito nazionalsocialista ai cittadini tedeschi in occasione del 47esimo compleanno di Adolf Hitler. L’equo canone di derivazione nazionalsocialista fu adottato nella legge socialista della Ddr con il regolamento sui prezzi n. 415 del 6 maggio 1955 e rimase in vigore fino alla scomparsa della Germania dell’Est avvenuta nel 1989.
Per Die Linke e per alcuni esponenti del Partito dei Verdi, due dei tre partiti che governano la capitale, il tetto agli affitti è solo una tappa intermedia sulla via dell’espropriazione totale. I due partiti hanno già dichiarato il loro sostegno a un’iniziativa “di base” che propone la realizzazione di un referendum per l’espropriazione di tutte le società immobiliari che possiedono più di 3.000 appartamenti a Berlino.
Il quotidiano di sinistra Taz si rallegra già della prospettiva del referendum. «Fate largo al socialismo», è stato lo slogan inserito sopra un recente articolo sulla campagna referendaria.
Anche l’amministrazione cittadina ha recentemente inaugurato una nuova campagna di marketing. Il nuovo slogan della città, «Dall’Io al Noi», è identico a quello usato nella Ddr comunista per giustificare la collettivizzazione forzata dell’agricoltura. Lo slogan usato dall’organizzazione giovanile del Partito nazista (la Gioventù hitleriana) era simile: «Tu non sei niente, il tuo popolo è tutto».