Salvo dpcmSe gli italiani possono rinunciare a balli e calcetto, Conte può anche rinunciare a qualche inaugurazione

Tutti speriamo di non dover tornare presto a un lockdown generalizzato come quello che abbiamo sperimentato tra marzo e maggio. Per evitarlo, però, è necessario che chi può compia uno sforzo in più per evitare assembramenti inutili e rischi non necessari, anche facendo tesoro delle esperienze di allora

Afp

Ieri Giuseppe Conte ha rilasciato importanti dichiarazioni circa le nuove misure restrittive anti-contagio direttamente da Taranto, durante la cerimonia per la posa della prima pietra nel cantiere del nuovo ospedale San Cataldo, cui il capo del governo ha presenziato assieme a ben otto ministri. Al termine della cerimonia, informano le cronache, il presidente del Consiglio si è trattenuto brevemente con le maestranze impegnate nel cantiere per una foto di gruppo. E poi si è recato all’inaugurazione della Scuola di Medicina.

Mentre a Palazzo Chigi ancora si discuteva della necessità di limitare l’apertura dei locali e il numero degli invitati alle feste, vietare le partite di calcetto ma forse non quelle di tennis, e nel frattempo si faceva appello alla responsabilità dei cittadini e s’invitavano le aziende a utilizzare il più possibile il telelavoro, veniva naturale chiedersi se lo stesso governo, per dare il buon esempio, non potesse rinunciare a qualche inaugurazione.

Siamo proprio sicuri che il cantiere del nuovo ospedale di Taranto avesse questo estremo bisogno della presenza fisica del capo del governo e di altri otto titolari di dicastero, o che la scuola di Medicina non avrebbe potuto ricevere le giuste felicitazioni per la sua inaugurazione anche tramite un semplice comunicato stampa?

Prima di arrivare a misure estreme come quelle ipotizzate in televisione dal ministro Roberto Speranza, evocando foschi scenari di vicini di casa pronti a segnalare festeggiamenti sospetti alle pubbliche autorità, potremmo partire da scelte più ragionevoli e forse anche più compatibili con quel clima di concordia e coesione che giustamente sta tanto a cuore al governo. Passare bruscamente dal cantare insieme sui baconi allo spiarsi l’un l’altro dalle finestre non sembra davvero il modo migliore di preservare una simile armonia.

Intanto, ad esempio, i parlamentari potrebbero fare ricorso al voto a distanza, come già è stato fatto in mezzo mondo, ed evitare così di continuare a infettarsi l’un l’altro per pura e semplice subalternità alla demagogia anti-casta, con serio pregiudizio degli stessi rapporti di forza tra maggioranza e opposizione. In nome del principio per cui se un politico può evitare di ammalarsi si deve ammalare lo stesso – perché altrimenti è un privilegiato – stiamo mettendo a rischio non solo il normale funzionamento delle istituzioni, ma la salute di ciascuno di noi. Dimenticando che i parlamentari sono tra i soggetti che viaggiano e incontrano più persone di chiunque altro, e sono dunque potenzialmente dei super diffusori.

Tutti speriamo di non dover tornare presto a un lockdown generalizzato come quello che abbiamo sperimentato tra marzo e maggio. Per evitarlo, però, è necessario che chi può compia uno sforzo in più per evitare assembramenti inutili e rischi non necessari, anche facendo tesoro delle esperienze di allora. I tanti convegni, cerimonie, inaugurazioni ed eventi celebrati online durante il lockdown, da questo punto di vista, rappresentano un esempio luminoso, ancora troppo poco seguito.

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