Nessun nuovo album, niente canzoni inedite. Il teaser che i Postal Service avevano diffuso in rete – creando una certa aspettativa da parte dei fan – si è rivelato un mezzo scherzo. «Il tuo meeting comincerà domattina», diceva il post. Ma non era l’annuncio, per quanto enigmatico, di una nuova creazione. Bensì di una pubblicità, anzi: di un Public Service Annoucement.
Il mistero è stato svelato nel tardo pomeriggio (ora italiana): sotto forma di una falsa e giocosa sessione di provini su Zoom, il cui scopo fittizio era trovare il “quarto” della band, i Postal Service hanno dato il loro contributo per la campagna “Make Your Vote Count” di Head Count, organizzazione che, attraverso i musicisti e i circuiti dei concerti, registra gli elettori americani al voto, promuovendo la cultura della partecipazione democratica.
Un gioco, insomma. Ma serio. Sotto la regia di Tom Sharpling, una buffa serie di candidati fa application per entrare nel gruppo – ecco allora sfilare nel video Slash, Anna Hathaway, “Weird Al”, Duff McKagan, Rick Springfield, Huey Lewis, Frank Schøttendt, che si cimentano con risultati più o meno discutibili con le hit più famose dei Postal Service. E Benjamin Gibbard, Jimmy Tamborello e Jenny Lewis (i membri della band) li osservano con un misto di orrore e stupore.
È tutto finto, certo. È anche abbastanza simpatico. Ma soprattutto molto utile, in vista delle elezioni forse più importanti di sempre: proprio quelle in cui la band, il cui unico album “Give Up” risale al 2003, è tornata di moda proprio grazie al suo nome. Cioè al “Postal Service”, cioè il servizio postale – osteggiato dal presidente americano Donald Trump – con cui gli americani potranno esprimere il loro voto. E magari cambiare le cose.