Maggiore interconnessione, investimenti in infrastrutture energetiche e digitali, sviluppo dell’asse nord-sud e crescita economica: sono questi gli obiettivi principali dell’Iniziativa dei tre mari (3SI). La 3SI, detta anche Trimarium, coinvolge dodici Paesi dell’Europa centrale e dell’est bagnati da mar Baltico, Nero e Adriatico, ossia: Austria, Lettonia, Estonia, Lituania, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, Croazia, Bulgaria e Romania.
Si tratta di Paesi entrati nell’Unione dopo il 2004 – fatta eccezione per l’Austria – meno sviluppati rispetto agli altri Stati membri, ma intenzionati a ridurre il gap con il resto dell’Ue. Fondamentale in questo senso è la creazione di infrastrutture interconnesse che rafforzino la cooperazione e lo sviluppo dei i Paesi dell’area est, come suggerito dallo stesso Fondo monetario internazionale.
È in questo contesto che si inserisce il Trimarium, lanciato nel 2015 dai presidenti di Croazia e Polonia, Kolinda Grabar-Kitarović e Andrzej Duda, per identificare e sviluppare progetti che rafforzino la cooperazione e lo sviluppo economico e infrastrutturale dei dodici Paesi coinvolti. Alla base dell’Iniziativa vi è il desiderio di creare un asse nord-sud, ritenuto da sempre secondario a livello comunitario rispetto a quello est-ovest, e ridurre la dipendenza dalle risorse energetiche provenienti dalla Russia.
Tra i progetti più importanti realizzati fino a oggi dal 3SI ci sono la Via Carpatia, che collega Klaipeda in Lituania con la città greca di Salonicco, e la ferrovia Baltica che unisce Varsavia e Helsinki passando per Riga e Tallin. Dal punto di vista energetico, invece, grande importanza è stata data alla connessione di due terminali in grado di ricevere gas naturale liquefatto (generalmente di produzione americana) presenti in Polonia e Lituania per incentivare la diversificazione delle fonti energetiche.
Sul fronte digitale, il Trimarium punta alla creazione di una “Autostrada digitale dei tre mari” (Three Seas Digital Highway) che colleghi i Paesi coinvolti attraverso infrastrutture per le comunicazioni, fibre ottiche ed eventualmente anche rete 5G. L’Iniziativa si è anche dotata di un Forum per mettere in contatto compagnie pubbliche e private interessate allo sviluppo di nuovi progetti nell’area centro-orientale dell’Europa, mentre le banche polacche e romene hanno creato un Fondo di investimenti per attrarre capitale straniero.
Il Trimarium vede tra i suoi investitori anche l’Unione europea e l’Iniziativa è stata recentemente lodata dalla commissaria Ue per la concorrenza, Marghete Vestager, secondo cui il progetto “rispetta gli stessi valori promossi dall’Unione” e può creare maggiore coesione tra i Paesi coinvolti.
Come spiegato a Linkiesta da Eleonora Poli – esperta di Democrazia, istituzioni e governance economica nell’Ue e nei Balcani dell’Istituto Affari Internazionali (Iai) – dal punto di vista infrastrutturale ed economico la stessa Unione potrebbe trarre beneficio dell’Iniziativa dato che lo sviluppo economico dell’area avrebbe ricadute positive anche sugli altri Paesi membri.
«Dal punto di vista istituzionale, l’Ue sta andando verso un’integrazione differenziata. Seppur sotto l’egida delle istituzioni europee, alcuni Paesi hanno deciso di cooperare tra di loro in settori specifici per crescere economicamente e l’Iniziativa dei tre mari rientra perfettamente in questo contesto».
L’Ue d’altronde è tra i maggiori sostenitori del 3SI, nonostante un’iniziale ritrosia nei confronti dell’Iniziativa, e alcuni dei progetti considerati prioritari sono finanziati per il 50-70 per cento dalla Commissione Ue.
Il Trimarium però potrebbe avere anche alcuni effetti negativi sull’Ue. L’Iniziativa coinvolge anche quei Paesi che sono alla deriva dal punto di vista democratico e che potrebbero sfruttare la creazione di un asse a est per acquisire maggiore legittimità in sede europea. In questo modo potrebbero avere maggiore voce in capitolo anche in settori diversi da quello energetico e dei trasporti, secondo il modello già utilizzato dal Gruppo di Visegrad e forti anche del sostegno americano.
Bruxelles infatti non è l’unico a sostenere il Trimarium. Gli Stati Uniti guardano con particolare favore al rafforzamento della cooperazione tra gli Stati dell’Europa centro-orientale in un’ottica anti-russa e anti-cinese. «Nel primo caso, gli americani vogliono riconfermare una presenza occidentale in quelle aree che facevano parte del blocco sovietico o che hanno un rapporto conflittuale con la Russia», spiega Poli. Nel fare ciò, puntano sul senso di insicurezza degli Stati del Trimarium che si sentono minacciati dalla vicina Federazione russa.
Il coinvolgimento americano però è pensato soprattutto in chiave anti-cinese. «La Cina era interessata all’Iniziativa perché sarebbe potuta rientrare all’interno del progetto della Nuova via della seta, ma la presenza degli Stati Uniti ha limitato l’avanzata cinese nell’Europa dell’est».
Gli ingenti investimenti americani però hanno messo in secondo piano persino la partecipazione europea al progetto, facendo sorgere delle domande sul rapporto tra Washington e Bruxelles e sulle mire degli Usa nel Vecchio continente. Secondo Poli, però, «non è corretto leggere il sostegno statunitense in chiave anti-Ue, anche se si tratta certamente di un modo per proiettare l’egemonia americana in Europa.
Per gli Usa, l’Ue non è un’entità politica, bensì rappresenta solamente un mercato unico». La presenza degli Usa danneggia inoltre l’immagine dell’Unione: Bruxelles appare meno interessata allo sviluppo di alcuni suoi stessi Stati membri rispetto alla controparte americana, che può sfruttare un progetto europeo per i propri interessi geopolitici.
A oggi, l’Iniziativa sta ancora muovendo i suoi primi passi, ma potrebbe avere importanti risvolti in Ue a livello tanto economico quanto politico, oltre che nel determinare le linee di influenza straniere in un’area di particolare interesse per Usa, Cina e Russia.