Mario Costa è un filosofo italiano piuttosto apprezzato con un curriculum importante: ex professore ordinario all’Università di Salerno con esperienze di insegnamento all’estero (in Francia), con trenta libri all’attivo e anche una collaborazione con la Rai. Mimesis è una casa editrice milanese attiva da trent’anni, anch’essa piuttosto apprezzata, che ha pubblicato alcuni libri del filosofo Emanuele Severino, dello psicanalista Massimo Recalcati e tradotto in italiano pensatori importantissimi come Jean-Paul Sartre, Friedrich Nietzsche, José Ortega Y Gasset.
Per questo l’ultimo libro di Costa, pubblicato da Mimesis, assomiglia più a uno scherzo che a una cosa seria. Lo nota nella sua recensione Artribune, che ha letto il lavoro del filosofo “Ebraismo e arte contemporanea”, un insieme di affermazioni antisemite, culturalmente discutibili e che ci aspetteremmo di trovare in un post su Facebook di Forza Nuova.
E invece Costa comincia così, mettendo le mani avanti, come il più banale complottista antisemita: «Questo libro potrebbe far gridare all’antisemitismo […]; niente di tutto questo: gli ebrei mi sono perfettamente indifferenti». E meno male, visto che sono accusati di aver influenzato, si presume negativamente, la storia dell’arte contemporanea «nella sua genesi e nei suoi sviluppi radicalmente determinata dal divieto mosaico, rivolto al popolo ebraico, di non confezionare immagini per evitare di incorrere nella idolatria».
Tanto che «L’avanguardia, la pittura astratta, il Dadaismo e tutto quanto da esso deriva, è in sostanza, direttamente o indirettamente, un prodotto dell’ebraismo», e che l’obiettivo degli artisti ebrei era in fondo utilizzare i movimenti culturali a fini di propaganda: «La Jewishness si travestì da avanguardia, tutti vollero fare dell’avanguardia, e tutti lavorarono al servizio della Jewishness»
Nota Marco Enrico Giacomelli, autore della recensione su ArtTribune, che «Mario Costa non è una star del panorama intellettuale ma ha comunque un curriculum di tutto rispetto in ambito editoriale e accademico. Non è un complottista culturalmente disagiato, non è un analfabeta funzionale. Per questo stupisce ancor di più il suo ultimo pamphlet».