Fine Covid maiEcco il film distopico sul coronavirus, dove il lockdown durerà fino al 2023

“Songbird”, realizzato da Michael Bay, è ambientato in una Los Angeles desolata, controllata dall’esercito, in un futuro in cui la malattia è diventata più letale. Rimangono alcune domande: perché lo hanno fatto? E chi andrà mai a vederlo?

particolare della locandina di Songbird

Il virus muta, il vaccino non funziona, l’altalena tra lockdown e riaperture continua per altri anni. Non è uno scenario ottimista e, per fortuna, al momento è solo un film. “Songbird”, realizzato da Michael Bay, mette in scena quella che, al momento, è ancora una distopia.

Mentre il Covid-19 diventa Covid-23, molto più pericoloso, Nico (interpretato da KJ Apa), che per sua fortuna è immune, cerca di sfidare le restrizioni e raggiungere, in una Los Angeles desolata, la donna che ama.

Serviva un film del genere? “Songbird”, che uscirà nel 2021, è il primo a dire l’indicibile e quello che porta in superficie un timore inconfessato: andrà tutto male. Realizzarlo è stata un’idea folle, forse malaugurata.

E nemmeno facile: nonostante le riprese siano durate solo 17 giorni, il set allestito in una Los Angeles chiusa dal Covid (quello vero) ha incontrato numerose difficoltà. Ma Michael Bay è sempre Michael Bay – poca considerazione dai critici, grandi successi al botteghino – e alla fine si fa come vuole.

C’è però un’altra domanda: per chi è pensato? “Songbird” non è rassicurante, è difficile pensare che un pubblico stremato dalle chiusure, dalla paura e dalla prolungata interruzione della vita cui si era abituati (ormai diventata trasformazione) possa trovare piacevole vedere rappresentato uno scenario peggiore di quello che ha vissuto.

Nemmeno la “romanticizzazione” del tema piace. I critici, di fronte al trailer, sono diventati ancora più critici. E gli altri, be’, si abbandonano a gesti scaramantici.

Come spiega Sofia Carson, l’attrice che impersona Sara, la protagonista, di fondo è una pellicola che «parla d’amore», una storia di separazione che finisce e di felicità al termine della notte. In un film in cui compare anche Demi Moore, «il canto degli uccelli è quello che accompagna la fine di una notte che non finisce mai».

Sperando che, invece, finisca il prima possibile.