I masanielli uguali e contrari De Luca e de Magistris fanno tutto tranne cercare soluzioni per Napoli e la Campania

Il governatore e il sindaco pensano solo a occupare le tv per insultarsi e spararla grossa senza fare il loro mestiere. Intanto davanti all’ospedale Cotugno ci sono persone ricoverate nella propria automobile con la flebo fuori dal finestrino. Per fortuna ci sono l’Esercito e la Protezione civile, a dare una mano

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Di fronte ai due Masanielli che trascorrono più tempo a darsele di santa ragione che a fare il loro mestiere, uno il sindaco di Napoli l’altro il governatore della Campania, si muove finalmente Roma: nel grande caos napoletano è probabile che “arrivino i nostri”, Esercito e Protezione civile, a dare una mano. Perché a Napoli sta andando in scena uno spettacolo di infimo ordine, da avanspettacolo di serie B, che qualche volta fa persino ridere di quel riso catarroso di chi ha alzato il gomito, roba volgarotta da soldatesca in libera uscita.

Masaniello “di sinistra” è Gigi de Magistris (va scritto con la d minuscola, come le famiglie nobili napoletane che importarono il vezzo dalla Francia), “un bel ragazzo pure lui”, lo definì anni fa Vittorio Sgarbi, uno che quando appare sembra più a suo agio nella parte di arruffapopolo che in quella di uomo di governo.

Di fronte ha il Masaniello di “destra”, Vincenzo De Luca (con la d maiuscola), l’ex sceriffo che più che la vecchia America ricorda il vecchio Sudamerica e che purtroppo si è calato nell’imitazione che di lui fa Crozza. Un uomo di sinistra – e non sembra – perché anche De Luca è di sinistra, è del Partito democratico, senza di lui e l’altro caterpillar pugliese Michele Emiliano il partito non avrebbe “vinto” le ultime regionali, pensa tu come sta messo.

Masanielli entrambi, nel senso che tutti e due interpretano il ruolo, da quelle parti mai tramontato, del capopopolo: d’altronde lo fu anche Antonio Bassolino, due volte sindaco e due volte presidente della Regione, con la piccola differenza che lui sapeva far interagire questo suo ruolo con la dignità delle istituzioni. A differenza di Bassolino, de Magistris e De Luca cedono spesso e volentieri – lo vediamo in questi giorni – alla tentazione di anteporre la propria figura alla correttezza istituzionale: promettendo di qua, minacciando di là, in un frenetico andirivieni di richieste ora di apertura ora di chiusura, col risultato di far impazzire la città e i suoi abitanti e di fomentare una rivalità umana da scolaretti di quinta elementare.

Martedì sera si è toccato il fondo, quando nel saloon di Cartabianca il sindaco di Napoli ha detto che in Campania c’è un problema di emergenza molto seria, persino “di tenuta del quadro istituzionale”. Nemmeno aveva spento il televisore e il Governatore aveva già annunciato querele, dopo aver tuonato pure lui alla grandissima poche ore prima denunciando «comportamenti scandalosi e irresponsabili sul piano delle competenze istituzionali e delle responsabilità personali», con chiaro riferimento al sindaco.

Ma ci rendiamo conto a che punto sia arrivato il degrado istituzionale in un punto delicatissimo del Paese? Sarebbe giusto e opportuno che il governo intervenisse. Roma non può far finta di nulla mentre Napoli si auto-espugna.

Ora, se de Magistris appare poco lucido forse anche perché è agli ultimi mesi della sua avventura, si comprende meno De Luca che ha appena stravinto le Regionali: un giorno chiede la chiusura della Campania, il giorno dopo si bea di essere zona gialla, il giorno dopo ancora vuole metà Campania rossa e metà Campania gialla, col risultato finale di non fare nulla. E non fa nulla, a quanto pare, perché se fosse lui a decidere la chiusura l’onere della spesa cadrebbe sulla Regione: meglio dunque aspettare che sia lo Stato a usare il pastello rosso sulla cartina della Campania, così pagherebbe Roma. Ma vi pare normale?

Due Masanielli uguali e contrari. Lotta di potere, si dirà, il consueto scontro fra arieti a furia di cornate che però fanno sanguinare non loro ma la credibilità della politica e le comunità che loro guidano. Probabile che attualmente i due neppure si rivolgano la parola, mentre c’è gente “ricoverata” nella propria automobile con la flebo fuori dal finestrino davanti al Cotugno, dove lottano medici e infermieri in condizioni da guerra ’14-’18 e tanti lasciano questo mondo in condizioni non degne.

Ma i due Masanielli preferiscono insultarsi in uno scaricabarile insopportabile, occupano le televisioni e il web in una grottesca gara a chi la spara più grossa, si combattono come in un teatro di burattini, laddove non due statisti ma due persone normali di chiuderebbero un’oretta in una stanza per redigere un serio piano di salvataggio di Napoli.

Stanno giocando col fuoco, de Magistris e De Luca. Perché, parafrasando Pietro Nenni, ci sarà sempre un Masaniello più Masaniello di te a buttarti fuori dal palcoscenico, e nessuno ti rimpiangerà.

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