Un’azione globale basata sul diritto e mirata alla tutela dell’ambiente. È questa la proposta dell’eurodeputata francese Marie Toussaint (Verdi/ALE), che il 23 ottobre ha lanciato l’International parliamentary alliance for the recognition of ecocide: una rete di deputati da tutti i continenti che si batte per il riconoscimento dell’ecocidio come una fattispecie giuridica e che coinvolga la Corte penale internazionale, il tribunale chiamato a decidere su casi di genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
Con ecocidio si intende una serie di atti che danneggiano ambiente ed ecosistemi, spesso in modo irreparabile. Considerata l’importanza degli ecosistemi naturali per la vita, una violazione in questo ambito viene assimilata alle violazioni dei diritti umani. Tuttavia, fino a oggi, è stato molto difficile inquadrare i reati ambientali nella definizione esatta di ecocidio. Perché in realtà l’ecocidio non esiste. Non c’è consenso a livello internazionale o europeo su questo tipo di crimine.
Al contrario, aumentano i reati di stampo ambientale. Secondo il rapporto “Colpevoli di ecocidio” della campagna #StopEuMercosur, su circa il 20% delle esportazioni di soia e su almeno il 17% delle esportazioni verso l’Ue di carne bovina proveniente da Amazzonia e Cerrado, grava l’ombra della deforestazione illegale.
Un quinto delle 53 mila aziende che producono soia in Amazzonia e nel Cerrado l’hanno coltivata su terreni deforestati dopo il 2008, contro la legge. Le multe però sono inesistenti o irrisorie, così come i controlli. L’Italia è al secondo posto dopo la Germania e prima di Olanda, Spagna, e Regno Unito, tra i principali destinatari del 41,1% delle 140.243 tonnellate di carne bovina esportata dal Brasile in Europa. Il nostro Paese è inoltre molto attivo nell’export di pesticidi e farmaci per gli allevamenti: collocandosi al secondo posto tra i maggior esportatori di composti chimici vietati nell’Unione europea.
Da qui emergono anche le perplessità del Parlamento europeo sull’Ue-Mercosur: l’accordo di libero scambio, firmato ma non ratificato nel 2019, che dovrebbe unire il Sudamerica all’Europa. Il Parlamento europeo ha di recente approvato una risoluzione in cui si dichiara che il trattato «così com’è non è ratificabile» perché non del tutto chiari i benefici per il Vecchio Continente e i rischi che può correre l’Amazzonia.
Il grande passo è stato comunque fatto dalla Francia. Nei prossimi giorni verrà presentata in Parlamento una nuova proposta di legge contro il reato di ecocidio. Sono previsti da un minimo di 3 a un massimo di 10 anni di reclusione e multe fino a 4,5 milioni di euro per chi commette crimini contro l’ambiente. L’introduzione del reato di ecocidio era già stato presentato dalla Convenzione cittadina sul clima, un’assemblea composta da 150 cittadini estratti a sorte istituita nel 2019 dal presidente Emmanuel Macron con l’obiettivo di ridurre le emissioni di gas serra in Francia.
L’ultima bozza della proposta è stata pubblicata sulle pagine del settimanale Le Journal du Dimanche (JDD), attraverso un’intervista ai ministri francesi della Giustizia e dell’Ecologia, Éric Dupont-Moretti e Barbara Pompili. Di reati di fatto, hanno spiegato i due ministri al JDD, ne saranno istituiti due. Il primo è un «reato generale di inquinamento» per danni gravi all’ambiente «che sarà sanzionato con pene dai tre ai dieci anni di reclusione in funzione che si sia in presenza di un’infrazione per imprudenza, di una violazione deliberata di un obbligo o di un’infrazione intenzionale». E le multe andranno dai 375.000 ai 4,5 milioni di euro. Il secondo è un «reato per la messa in pericolo grave dell’ambiente» che «intende penalizzare chi mette in pericolo in modo deliberato l’ambiente violando le norme in vigore». La pena prevista è di un anno di reclusione e 100.000 euro di multa.
Il reato riguarderà per esempio quelle fabbriche che «scaricano dei prodotti che non hanno un’incidenza concreta immediata sull’ambiente, ma di cui si teme che possano mettere in pericolo l’ambiente, i pesci e gli ecosistemi». I due nuovi reati saranno iscritti nella legge sin dalla prossima settimana.
L’introduzione del nuovo reato ha trovato sia pareri positivi sia aspre critiche. Diverse associazioni, come France Nature Environnement, hanno visto nell’annuncio dei ministri un progresso nella politica ambientale, mentre altre hanno fatto notare che il governo ha giocato a ribasso, soprattutto sul piano delle sanzioni. Tra i più critici c’è l’attivista ambientale Cyril Dion: «La proposta che verrà presentata ai deputati è infinitamente meno ambiziosa di quella presentata dalla Convenzione dei cittadini e non corrisponde alle definizioni internazionali di ecocidio», ha dichiarato l’attivista sul suo profilo Twitter. Riferendosi al progetto inizialmente proposto dalla Convezione cittadina per il clima che, per esempio, puntava a multe molto più dure, fino a colpire il 20% del fatturato globale delle aziende colte in fallo.