«Le elezioni sono un momento sacro in qualsiasi democrazia e la sovranità nazionale non può essere inquinata da azioni di altri Stati per alterare il risultato di una tornata elettorale: mi unisco all’appello per chiedere agli Stati Uniti per svelare eventuali ingerenze russe nella politica di altri Paesi». Anche Forza Italia, attraverso le parole del senatore Andrea Cangini che ha parlato con Linkiesta, si aggiunge alla lista di partiti liberali che invitano il nuovo presidente americano Joe Biden a fare quel che il suo predecessore non avrebbe mai fatto: una dimostrazione di democrazia, rivelando attraverso i rapporti dell’intelligence di Washington quel che sanno riguardo le ingerenze russe nella politica italiana.
L’appello lanciato da Linkiesta alle forze liberaldemocratiche italiane era stato già accolto nella maggioranza da Partito democratico e Italia Viva, e da Azione e Più Europa tra le fila dell’opposizione. Adesso il fronte antipopulista allarga il suo perimetro sfondando nel campo del centrodestra, trovando una sponda in Forza Italia.
Il senatore Cangini però ritiene di dover fare una precisazione: «Ho più di qualche riserva sulla concretezza di un condizionamento russo sui cicli elettorali statunitense ed europei. A oggi non ci sono evidenze palesi. Quindi a maggior ragione sarebbe opportuno che l’amministrazione Biden, dati alla mano, chiarisca se e in che misura ci sarebbe stata un’interferenza».
D’altronde era stato per primo, all’interno del partito, il presidente Berlusconi a sollevare dubbi sull’eventualità di un ingerenza russa. Cangini allora si spinge oltre la minaccia del Cremlino. «Ci sono due nuovi imperialismi che minacciano la stabilità geopolitica e la tenuta delle liberaldemocrazie: da una parte l’influenza della Cina sui governi occidentali, dall’altra si parla troppo poco di Erdogan e del suo imperialismo neottomano, dal quale l’Occidente dovrebbe guardarsi bene. Il ruolo di Ankara in Libia, Nagorno-Karabakh e in quanto sta accadendo all’interno della Turchia stessa è preoccupante. L’appello alla nuova amministrazione americana è a parlare soprattutto di questi temi: occupiamoci anche di Putin e della Russia, ma non trascuriamo il resto».
Sulla stessa linea l’eurodeputato forzista Aldo Patriciello, che accoglie l’appello lanciato da Linkiesta: «Accertare l’esistenza di eventuali ingerenze esterne è certamente un tema di interesse e di attualità. A Bruxelles ne abbiamo discusso molto, sia in Commissione che nel corso delle sedute plenarie del Parlamento europeo. Attenzione però a non farne un mero strumento di opportunismo politico per tracciare perimetri di politica internazionale ad partitum. È sempre bene, in effetti, chiedere trasparenza e correttezza affinché non vi sia ingerenza da parte di nessun Stato. Che si chiami Russia, Cina o India non fa differenza», dice Patriciello.
Riserve o meno da parte di Forza Italia, le forze liberali risultano sostanzialmente convergenti su certi temi. Ma, proprio come era stato sottolineato ieri dal senatore Matteo Richetti (Azione) e dal segretario di Più Europa Benedetto Della Vedova, nelle forze d’opposizione rimane ancora qualche dubbio sulla reale volontà dei partiti al governo di costituire un fronte antipopulista: l’alleanza di governo con i Cinquestelle costituirebbe, di fatto, una contraddizione.
«Sul piano europeo il dialogo tra queste parti ha dato i suoi frutti. Penso, ad esempio, all’elezione di Ursula Von der Leyen. Però va oggi Forza Italia è e resta saldamente nel perimetro del centrodestra. Su posizioni non sovraniste, certamente: manteniamo forte la nostra vocazione a rappresentare il cuore moderato e liberaldemocratico della destra italiana», spiega Patriciello.
Il senatore Cangini aggiunge che «la demagogia grillina non è molto diversa dalla demagogia della Lega per molti aspetti, ma Partito democratico governa con il Movimento cinque stelle, così come aveva fatto la Lega prima. Sarebbe opportuno che anche in ragione del nuovo presidente americano un po’ tutti i partiti inclini alla demagogia facessero bene i propri conti. La demagogia permette di vincere le elezioni ma poi impedisce di governare. Il voto può essere interpretato come un fine o come un mezzo. Purtroppo in troppi lo considerano un fine. Guarda caso sono quelli che poi non riescono a governare».