Agenda comuneLe due proposte che Dario Nardella potrebbe attuare per rilanciare l’Europa delle città

L’elezione del sindaco di Firenze alla presidenza di Eurocities, l’associazione che riunisce più di 200 centri abitati del Continente, è una buona notizia per il nostro Paese. Il capoluogo toscano potrebbe diventare la capitale della diplomazia urbana e culturale e lanciare un vasto piano di scambi formativi

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La pandemia che sta travolgendo il 2020 colpisce, in primo luogo, le città, le loro economie, il paradigma di vita urbano, mettendo in luce aspetti di un modello di sviluppo che necessita di essere ripensato. Se dalle città passa oggi la prima linea di resistenza e la capacità di resilienza di una società è proprio dalle aree urbane che le più importanti trasformazioni potranno avere luogo.

Alcune città, per configurazione urbanistica e struttura economica, hanno sofferto più d’altre, e più di altre dovranno ripensare la loro vocazione e il loro “brand” sul palcoscenico mondiale.

In questo contesto, l’elezione di Dario Nardella, sindaco di Firenze, a presidente di Eurocities, l’associazione che riunisce più di 200 città d’Europa, è una buona notizia non solo per la città di Dante, ma, se ben sfruttata, potrà essere un’occasione importante anche per il nostro Paese e per l’Europa stessa.

Proprio a Firenze, il Prof. Zefiro Ciuffoletti ha lanciato una riflessione che coinvolge l’Università e l’Istituto Universitario Europeo. Ci permettiamo di inserirci nel dibattito con due proposte. Vi sono almeno due dimensioni, infatti, nelle quali il Sindaco di Firenze potrà esercitare la propria azione nei prossimi anni, agendo in sinergia sul piano locale ed Europeo.

La prima è quella che riguarda il ruolo che Firenze può svolgere per l’Europa e nel mondo, contribuendo anche a offrire un elemento per ripensare lo sviluppo e la vocazione della città nel XXI secolo. Firenze è, da sempre, una città pienamente europea: lo è per la propria storia e lo è anche in senso più contemporaneo per aver imboccato da tempo quel percorso tracciato anche a livello europeo verso una città più intelligente e resiliente. Ma Firenze è anche più di questo.

In un mondo in cui il multilateralismo appare in crisi e le città si stanno scoprendo attori fondamentali per una nuova forma di diplomazia, Firenze può riscoprire e rafforzare la sua vocazione di città di pace e di dialogo che fu già ai tempi di La Pira, diventando la capitale della Diplomazia Urbana e Culturale.  Oggi ancora più che allora, la pratica diplomatica si è arricchita, infatti, di ambiti e di attori che offrono opportunità di contribuire al dialogo tra culture e Paesi.

È sotto gli occhi di tutti come le città, in particolare, stiano esercitando un nuovo e rafforzato protagonismo anche in termini geopolitici in entrambe le sponde dell’Oceano. Pensiamo all’importanza strategica del coraggioso asse pro – Europa costituito dai sindaci di Budapest, Varsavia, Bratislava e Praga, promosso a favore del progetto europeo e a difesa dello stato di diritto anche in contrasto con i propri governi nazionali. Oppure a come negli Stati Uniti proprio mentre Trump si chiamava fuori dalla lotta al cambiamento climatico, di fatto ignorando o negando il problema, molte città abbiano invece adottato piani e misure ambiziose per l’adattamento al clima e abbiano partecipato e aderito agli accordi della Conferenza di Parigi. A conferma di quanto stia iniziando a essere riconosciuto il fenomeno, vale la pena ricordare che è oggi in discussione al Senato degli Stati Uniti la proposta di creare un ufficio del Dipartimento di Stato dedicato alla Diplomazia Sub-nazionale.

Ecco allora, la nostra prima proposta. Quale occasione migliore per Firenze di qualificarsi come capitale della Diplomazia Urbana e Culturale in Europa e per la posizione dell’Europa nel mondo?

Operativamente, e con il supporto della ricca dotazione accademica della città toscana, si potrebbe cominciare creando una scuola di formazione internazionale permanente, organizzare eventi multilaterali e sviluppare una progettualità forte delle sinergie con l’Istituto Universitario Europeo, la School of Governance, le più di 30 Università straniere e le altre realtà che rendono ricco il tessuto culturale e sociale della capitale toscana.

La seconda dimensione nella quale il nuovo ruolo del sindaco di Firenze potrà avere un impatto è quella che riguarda il futuro delle città in Europa. Come noto, il momento appare particolarmente strategico, per la concomitanza di tre eventi: l’avvio della nuova programmazione europea che determinerà risorse, programmi e orientamenti di policies dei prossimi 7 anni; l’adozione da parte degli Stati Membri il 30 novembre di quest’anno della nuova Carta di Lipsia, ovvero il documento intergovernativo più importante per il futuro delle politiche urbane in Europa e, da ultimo, la proposta lanciata dalla presidente Von der Leyen della creazione di un nuovo “Bauhaus” che veda insieme architetti, scienziati, artisti, sociologi e altri figure per ripensare la trasformazione delle nostre città dagli spazi pubblici alle funzioni in esse ospitate. La portata di tutto ciò è drammaticamente moltiplicata dall’esigenza di operare un rilancio dell’economie e di ripensare contestualmente le direttrici future di sviluppo partendo dalle dimensioni urbane.

Se è vero che, soprattutto le grandi città, hanno dato vita negli ultimi anni a progettualità innovative anche di grande impatto, grazie anche al FESR e a programmi europei come Urban Innovative Actions o URBACT, ciò che qui preme mettere in evidenza è come vi sia il bisogno di potenziare queste sperimentazioni occupandosi al contempo di trasferirle a livello locale, rafforzando competenze e risorse anche per i comuni di piccole e medie dimensioni che costituiscono la maggioranza dei Comuni italiani ed europei e che spesso sono componenti importanti di realtà metropolitane.

Anche per chi avrà l’onore di guidare il network delle più importanti città europee non potrà mancare, infatti, l’impegno per colmare quella frattura tra città e sobborghi, tra centro e periferie, tra urbano e rurale che sta facendo emergere difficoltà e contraddizioni sociali, culturali ed economiche in tutta Europa. Un fenomeno che si riversa sulle stesse aree metropolitane e che in generale rischia di ampliare le diseguaglianze nella nostra società. In questo ambito l’Italia vanta un’esperienza importante con la strategia nazionale per le aree interne che per il momento non è patrimonio di nessun altro Paese Europeo. Così come buone pratiche di sviluppo del territorio e di innovazione urbana esistono altrove e meritano di essere condivise.

Proponiamo perciò un vasto piano di scambi formativi rivolti a operatori, agenti e dirigenti delle città a livello Europeo. Questo programma, finalizzato allo scambio e alla diffusione delle pratiche migliori contribuirebbe anche a rafforzare la dimensione Europea delle nostre città e dei loro amministratori.

Abbiamo avanzato due proposte una per Firenze e una da Firenze, attraverso il suo sindaco, per le altre città Europee.

Due proposte che crediamo possano generare anche un’ulteriore opportunità per Dario Nardella e per la città che esso rappresenta. Ci piace immaginare che il lavoro che sarà svolto dal Sindaco di Firenze a beneficio delle città in Europa potrà infatti aiutare a modificare anche la percezione dell’Europa in Italia, rendendo la sua azione più visibile, più vicina e più concreta per tutti noi.

Dalle città sono nati i momenti più alti della storia Europea, dal Rinascimento all’Illuminismo. L’Europa ha bisogno delle sue città per ripartire e le città hanno bisogno di una dimensione Europea per cogliere in modo sostenibile e resiliente le opportunità del XXI secolo.

Piero Messina Co-Fondatore Euronike*
Elisa Filippi
Co-Fondatrice Euronike*

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