Possiamo dare la colpa agli adattamenti italiani dei film americani, che già negli anni Cinquanta facevano danni sulla nostra fragile psiche collettiva?
Settant’anni fa, quando “All about Eve” narrava la storia di come Eve Harrington, arrampicatrice, tentasse di rubare vita e carriera a Margo Channing, attrice teatrale di successo e donna piena di complessi, un qualche adattatore italiano su cui il catechismo aveva fatto danni irreversibili decise che il nome di Eve Harrington non era casuale, che le donne sono inaffidabili, infide, mangiatrici di mele. Intitolò quindi il film “Eva contro Eva”, e da lì andò tutto a puttane.
Accade infatti che, quando due uomini pubblici s’appiccicano, quella cui assistiamo possa essere sì una rissa ma anche un dibattito d’idee, e insomma a nessuno venga in mente di titolare «Sollozzo contro Brasi» (se devo spiegarvi chi siano Virgil Sollozzo e Luca Brasi, smettete subito di leggere).
Nel paese normale di cui ci piace fantasticare, che la Boschi e la Gruber siano due donne non farebbe alcuna differenza. Nel paese reale, ne fa tantissima. Ho molti amici che guardano la televisione: nessuno di loro sente mai il bisogno di commentare i talk show (anche perché sanno che non li guardo). Nelle ultime trentasei ore non ho ricevuto altro che messaggi riguardanti l’accapigliarsi di Boschi e Gruber. Non ho avuto la forza di controllare i siti dei quotidiani, ma scommetto il mio porcellino pieno di spicci che c’era qualche titolo «Eva contro Eva».
Per fortuna le donne nei dibattiti pubblici sono una minoranza, come lamentano sempre quelle che non riescono a pensare a carenze più serie di cui lamentarsi, perché sennò non si riuscirebbe mai a parlare d’un fatto concreto, presi come saremmo tutti dal discettare del fatto che la donna Tizia non è d’accordo con la donna Caia, e comunque hai visto che ha cambiato taglio di capelli?
Nessuno dei messaggi che ho ricevuto in queste trentasei ore parlava né di ciò cui premeva parlare alla Gruber – l’eventuale caduta del governo – né del Mes di cui voleva parlare la Boschi; volevano tutti ipotizzare retroscena.
Amicizie interrotte, fidanzati scippati, l’ultima giacca di quella taglia comprata da una mentre l’aveva già adocchiata l’altra, una guerra di frange (a Lilli sta molto meglio che a Maria Elena, questa l’unica analisi su cui siano tutte d’accordo).
Tutte le donne pubbliche, poi, ritenevano di esprimersi, e lì c’era un sottinsieme di pettegolezzi: come mai quelle legate a La7 da contratti lavorativi o sentimentali si schieravano pubblicamente con la Boschi e non con la conduttrice più rispettabile della rete? C’è dietro quella storia di rivalità interne che mi ha raccontato mio cugino?
Le allegre comari del pettegolezzo politico fanno i turni, naturalmente, come tutte le comari.
Ieri c’era lo spettacolare caso d’una semicelebrità che coglieva l’occasione per recriminare contro la Gruber che si era comportata male con lei, e subito qualcuna ipotizzava che parlasse a suocera perché nuora intendesse, ove nuora era la sua ex amica con la quale aveva rotto per, dicevano le comari, un malinteso circa il diritto di prelazione sul contenuto delle mutande d’un tizio. L’amica aveva difeso la Gruber, e quindi lei l’attaccava.
Se fossero state due uomini, si sarebbe detto che avevano bisticciato per un posto in consiglio d’amministrazione o – almeno – da sottosegretario. Se nasci con dei gameti femminili, persino nell’epoca in cui si finge che la biologia non esista, il liceo non finirà mai, e la dinamica sarà eternamente quella che t’incasella come un’Eva in competizione con un’altra Eva per ragioni ginnasiali: quella stronza m’ha rubato il fidanzato.
Poi, certo, è stata mezz’ora di televisione abbastanza assurda, che solo la Boschi avrebbe potuto salvare, rispondendo che certo che lei e il fidanzato avevano le mascherine abbassate (principale accusa della Gruber: la Boschi e il suo moroso sono stati fotografati con le mascherine abbassate, è un esempio gravissimo; siamo al liceo, quindi ci servono gli esempi dei personaggi pubblici; personaggi pubblici carismatici non ne abbiamo, quindi che ci faccia da esempio la Boschi).
Erano abbassate perché stavamo posando per uno dei mille servizi fintamente rubati che riempiono i rotocalchi, avrebbe dovuto dire la Boschi guadagnando mille punti; aggiungendo anche, da vera statista: i poveri paparazzi devono pur mangiare, con le mascherine non si è riconoscibili e non gli comprano le foto.
Invece ha detto che se le erano abbassate solo un minuto per farsi un selfie, e a quel punto, giacché quella mezz’ora non voleva salvarla proprio nessuno, la Gruber non le ha detto «Ma cosa si fa i selfie, ha quarant’anni, è un’ex ministro, ma se la immagina la Iotti su Tik Tok, ma su, contegno». Ormai è un mondo così: ti cazziano per la mascherina, ma fanno finta che farsi le foto da soli sia normale.
Per fortuna ieri pomeriggio è arrivato il fidanzato della Boschi, a redarguire la Gruber (su Instagram, perché è importante usare sempre mezzi da adulti per il dibattito culturale): «La prossima volta mi aspetto di vederti con la mascherina indossata, specie se la convivente in studio è la mia» (la citazione non è letterale: gli ho sistemato accenti e virgole, perché al catechismo ho imparato che Eva è una comare ma anche che esiste la carità).
Per fortuna Berruti (il signor Boschi) non sa come funzionino le regole negli studi televisivi (né ha mai visto un programma negli ultimi mesi, sennò saprebbe che nessuno indossa mascherine in onda: forse guarda la tv solo quando c’è la morosa, che tenero).
Per fortuna, per quanto le donne siano comari, gli uomini riescono sempre a batterle in ottusità.