Mistero della FedeMentre le chiese si svuotano, proliferano forme alternative di spiritualità

In tutto il mondo si attende con ansia qualcuno o qualcosa, ancora indefinito, che salvi un mondo impreparato a gestire la pandemia sia sul piano socio economico che su quello della ricerca scientifica. Così si cercano nuove strade, dirigendosi verso suggestioni ancestrali e riti antichi o inediti

AP/LaPresse

Tra i tanti effetti globali della pandemia si registrano profondi mutamenti nella dimensione spirituale, che variamente si manifestano in ogni parte del Pianeta. Durante le grandi epidemie che hanno falcidiato l’umanità, la fede, la preghiera e la mortificazione del corpo hanno rappresentato un rifugio per la speranza e un appiglio per la salvezza.

Le grandi cattedrali, dalle rupestri ai templi greci, dalle guglie gotiche alle cupole rinascimentali sono sempre state la manifestazione di paure da sconfiggere, di ansie da calmare, di mostri da esorcizzare. Il Papato e molte diocesi quali Milano e Monreale, tra le più grandi in Italia, dal medioevo al XIX secolo si ingrandirono a dismisura per le cospicue donazioni di territori e di altri beni conferiti da quanti, sentendo l’ala della morte svolazzare vicina, speravano di conquistare l’aldilà attraverso la generosità mostrata nell’aldiquà verso conventi, chiese ed istituzioni benefiche.

Ordini religiosi e confraternite penitenziali, eremiti, stiliti e anacoreti, padri del deserto e profeti di ogni religione proliferarono per secoli e a essi si rivolgevano i ricchi per salvare l’anima ed i poveri per nutrire il corpo, mentre riti di espiazione si sviluppavano in ogni parte d’Europa con manifestazioni diverse tra di loro ma tutte riconducibili al convincimento, ancora pagano, che le sventure del mondo dipendessero dalla divinità che, offesa dai comportamenti umani, ne decretava la punizione sotto forma di pestilenza, morte, guerre e carestie: i quattro cavalieri dell’apocalisse la cui rappresentazione ha trovato interpreti di valore universale in ogni campo della cultura umana.

Tremante di paura, l’Umanità ha prodotto capolavori della letteratura, dell’arte, e dell’architettura, ha espresso eroi, santi e beati, ha sviluppato religioni dell’anima e filosofie della natura.

Con l’Umanesimo, il Rinascimento e soprattutto con la Riforma luterana, tale paura è stata via via ridotta, ma solo nelle classi egemoni restando invece padrona assoluta nelle campagne e tra i ceti più popolari dove singolari sincretismi tra religione, superstizione e magia hanno mantenuto il proprio valore apotropaico.

In una delle sequenze del film “Un borghese piccolo piccolo”, diretto da Mario Monicelli nel 1977, la tenera mamma, interpretata da una matura quanto intensa Shelley Winters, del partecipante a un concorso pubblico alterna nella medesima alba la preghiera alla Madonna e i suffumigi di antiche essenze provenienti dalla cultura contadina di cui gli studi demo-etno-antropologici da Giuseppe Pitrè ad Ernesto di Martino, a Antonino Buttitta hanno sviluppato con dignità accademica gli studi italiani più approfonditi.

Fenomeni come il ministero mistico di Natuzza Evolo e dei tanti stigmatizzati del ‘900 hanno rivelato l’esistenza di milioni di seguaci e nonostante gli sforzi di padre Agostino Gemelli Societas Jesu di ricondurre tali manifestazioni, come per anni anche il caso di Padre Pio da Pietralcina, a fenomeni isterici, la Chiesa Cattolica, pur con estrema prudenza, li ha accettati inserendoli in una graduatoria crescente di santità che va da oggetti definiti icone spirituali ma non questioni di fede, come la Sindone, a luoghi di culto tollerati ma non sconfessati come Medugorje, a persone innalzate agli onori degli altari come il santo cappuccino di cui personalità di ogni campo e livello sono devote.

Tutt’altro genere di riflessioni potrebbe essere indotto dal cospicuo giro di micro turismo e il massiccio merchandising che intorno a luoghi, eventi e persone venerate è stato alimentato in zone sovente marginali e depresse, come già in passato nelle poverissime Fatima e Lourdes.

Si ricorderà l’intensa emozione che coinvolse l’intero Paese in occasione dell’incendio del Duomo di Torino il 12 aprile del 1997 e il rango di eroe cui assurse il vigile del fuoco Mario Trematore principale e tempestivo salvatore del sacro telo mentre le solenni ostensioni dell’originale hanno caratterizzato anni cruciali quali il 2000 e il 2010.

L’edizione programmata dal 28 dicembre prossimo all’1 gennaio del 2021, ricadendo nelle prescrizioni anti Covid già vigenti, dovrebbe essere rinviata, nonostante le oltre quindicimila prenotazioni registrate sul sito web, in atto pienamente operativo, mentre il flusso di offerte in denaro non ha mai conosciuto decremento.

Più popolare ed intensamente emozionale anche a motivo del carattere della città che lo ospita è il cosiddetto miracolo dello scioglimento del sangue di San Gennaro che, contenuto in un’ampolla custodita presso il Duomo di Napoli, si verifica tre volte l’anno tra una folla molto coinvolta che vi ascrive lieti auspici o foschi vaticini per il futuro.

Il 16 dicembre il prodigio non si è verificato tra lo scuorno generalizzato. Era accaduto anche alla vigilia della seconda guerra mondiale nel 1939, durante gli anni del colera nel 1973 e poco prima del terremoto in Irpinia nel 1980.

Un segno di dispiacere da parte del Santo Patrono per il pensionamento del potente Cardinale Crescenzio Sepe, preoccupazione per il successore Monsignor Domenico Battaglia il prete di strada che ha già annunciato di voler essere chiamato soltanto Don Mimmo o il presagio di ulteriori sventure sanitarie ed economiche?

Al quotidiano Il Mattino monsignor Doriano Vincenzo De Luca, responsabile della Cappella del Tesoro, ha dichiarato: «Non lo leghiamo a eventi nefasti e catastrofici piuttosto lo consideriamo come un invito a un supplemento di impegno e di preghiera che San Gennaro ci chiede. In questo particolare momento storico, inoltre, si può parlare anche di un supplemento di impegno civile per chi ha la responsabilità di guidare la città di Napoli».

Nella città del Vesuvio si voterà nella tarda primavera del 2021. Luigi de Magistris non potrà correre perché giunto alla conclusione del secondo mandato. Diventerà la terza grande città italiana guidata dal Movimento Cinque Atelle? Intanto si fanno avanti nuovi e vecchi campioni della politica partenopea. Mai come oggi, per molti napoletani devoti, la città è nelle mani del Santo decapitato. Forse servirà di più un’oculata scelta di coloro che dovranno governare una delle più belle città del mondo, dove la nottata sembra non passare mai.

Intanto, mentre le chiese si svuotano, i cattolici crescono, come ha registrato già nel 2019, quindi anti pandemia, il rapporto dell’Agenzia Fides consultabile a questo link, segnalando, soprattutto in Europa un grande bisogno di conforto spirituale a fronte di quello, meno avvertito, di una pratica sacramentale attiva, se si eccettuano battesimi, matrimoni e funerali, eventi più sociali che liturgici e messi in crisi anch’essi dalla pandemia che ha necessariamente svuotato le chiese a vantaggio del web e dello streaming. E non è detto che fra un paio di anni, perché tanti ne occorreranno per la piena e libera presenza in luoghi affollati, si torni indietro. Ci sono eventi che lasciano il segno.

Mentre la Chiesa affronta il proprio calvario cui presto dovrà far fronte con costituzioni teologiche e pastorali che forse esigeranno un Nuovo Concilio, il bisogno di spiritualità si esprime in forme alternative dirigendosi verso suggestioni ancestrali e riti antichi ed inediti.

Al laicismo incalzante ed al relativismo di culti sartoriali a misura della propria dimensione esistenziale, si affianca il ritorno di culti mistici ed esoterici che affascinano quanti non hanno mai letto San Giovanni della Croce o Santa Teresa d’Avila.

Riprendono vigore gli sguardi rivolti vero il cielo, non alla ricerca di divinità ma di segnali provenienti da lontane galassie e grande clamore ha destato il crollo dell’impianto di Arecibo in Porto Rico, sede del programma Seti che nel 2004 ha registrato emissioni da una sorgente radio di possibile origine extraterrestre. Prima delle elezioni presidenziali il Senato degli Stati Uniti si è occupato del tema, intendendo rendere pubblici i rapporti del Pentagono Unidentified Aereal Phenomenon (UAP) come ha riferito il New York Times del 23 luglio scorso.

Un atteggiamento compatibile con i comportamenti lunari di Donald Trump ma rispetto al quale anche Joe Biden dovrà fare chiarezza, nello spirito di trasparenza che in molti già ora stiamo apprezzando. Intanto, sorte da decenni, negli Stati Uniti le chiese ufologiche e le sette cosmiche registrano nuovi adepti in ogni classe sociale e a New York si moltiplicano gli avvistamenti.

Speriamo che in attesa della salvezza da fuori galassia non vadano ad ingrossare le fila dei negazionisti e degli no vax che tanto danno hanno già fatto sotto la guida e l’esempio dell’ormai ex Commander in chief.

Tornano a fare presa i culti tradizionali dello sciamanesimo dei nativi americani fatti conoscere in Italia dalla Trilogia di Carlos Castaneda, di cui ho scritto.

Mentre osserviamo la vigilia di ulteriori mutazioni degli individui e delle società non possiamo non definire questa fase come messianica. Si attende con ansia qualcuno o qualcosa che salvi il mondo rivelatosi impreparato a gestire la pandemia sia sul piano socio economico che su quello della ricerca scientifica fino a poco tempo fa ritenuta onnipotente al punto di prolungare la vita come mai prima e di regalare nuova giovinezza ad arzilli ottantenni, tornati allegramente attivi.

La generazione dei baby boomers, diventata generazione Cocoon era arrivata al suo culmine ed ora sconta con la vita un rapido declino. Ora cerchiamo di non commettere gli stessi errori con la next generation verso cui ci presentiamo con una responsabilità che mai altri hanno avuto nei confronti dei propri discendenti.

Un fenomeno analogo si presentò alla fine del XIX secolo quando la sconfinata fiducia nel pensiero positivo che aveva generato grandi speranze in ogni campo si spense nella carneficina della Grande Guerra. Ferro e carbone, chimica e meccanica, vanto della Bella Epoque, ne resero ancor più letali gli effetti nei campi di battaglia e tra la popolazione civile.

Corollario di quell’evento furono gli anni di profonda crisi economica e politica che, mentre infuriava un’altra pandemia, ne accompagnarono la fine con il sottofondo musicale del tragico Ballo Excelsior che chiuse un’epoca. Restano le analisi di Max Weber, morto per spagnola cento anni fa, sulla società e ancora oggi estremamente attuali.

Intanto, però, prevalsero i sentimenti di precarietà e di incertezza: costituirono le premesse per più rassicuranti regimi totalitari che, come sempre, semplificavano i problemi e le soluzioni promettendo di risolvere i primi e di realizzare le seconde, non mancando di indicare i capri espiatori.

Il simbolo del fungo atomico fu l’icona conclusiva della concezione morale della scienza come espressione dell’ingegno umano rivolto al bene. Fu un tragico errore, presto rettificato in nome dell’autonomia della ricerca, ma non ha smesso però di alimentare molti degli atteggiamenti irrazionali nei confronti della scienza che oggi tornano a manifestarsi.

Il messianismo dunque è il grande nemico del nuovo anno che va ad aprirsi e nel quale non vorremmo assistere agli esordi drammatici che ebbero il primo e il secondo decennio di questo terzo millennio che sarebbe dovuto essere quello in cui raccogliere i frutti dei tanti insegnamenti recati dagli errori del passato. Non è stato così e la responsabilità non è divina né extraterrestre ma soltanto umana.

Piaccia o meno – nonostante alcuni segni di solidarietà umana che ogni leader religioso compie con infinità pietà e tenerezza – alcun dio più o meno antropomorfo, si occuperà del mondo a cui assegnò le proprie leggi immutabili né degli uomini a cui donò il libero arbitrio che prevede anche di non credergli e di non amarlo. È il regalo più grande che possa essere fatto ad esseri creati liberi e non, piuttosto, burattini manovrati dalla volontà divina o che ad essa si abbandonino con colpevole fatalismo.

Il destino dell’uomo, e dell’ambiente che lo esprime in nome della legge dell’evoluzione naturale, è dunque nelle mani di ciascuno degli esseri in grado di conoscere, di volere e di scegliere con saggezza e responsabilità. Ogni altra ipotesi conduce verso l’abisso e condanna l’Umanità e retrocedere sempre di più sino ai tempi più oscuri in cui la paura era la compagna di tutti i giorni e nelle notti senza fuoco le caverne assediate da ogni genere di pericolo.

«Nessun uomo è un’isola», è il titolo di un libro scritto nel 1955 dal monaco trappista Thomas Merton, riprendendo una meditazione di John Donne: «Quello che faccio viene dunque fatto per gli altri, con loro e da loro: quello che essi fanno è fatto in me, da me e per me. Ma ad ognuno di noi rimane la responsabilità della parte che egli ha nella vita dell’intero corpo».

Un utile monito che ricorda a ciascuno di noi di possedere nel profondo il potenziale per divenire per se stesso e per i più deboli il nuovo Prometeo.

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