«È stato un fenomeno scoppiato letteralmente nelle mani di chi non se lo aspettava». È così che Mattia Santori torna sull’inizio del movimento delle 6000 Sardine, a più di un anno di distanza dal 14 novembre 2019, giorno del primo flashmob bolognese. Ormai sembra un secolo fa. Ma una delle tante conseguenze del covid-19 è stata proprio quella di congelare le dinamiche politiche pre-pandemia e, quindi, anche l’ascesa di nuovi movimenti sociali in Italia.
Nell’episodio podcast 11 di Europa Reloaded (qui su Spotify, Spreaker e Google Podcast) – una serie podcast in lingua italiana nata da una collaborazione tra Bulle Media, Cafébabel.com, European Cultural Foundation e che si concentra sui movimenti sociali in Europa –, il volto più noto delle Sardine analizza il percorso del movimento dagli albori: «C’è una granda differenza tra la piazza delle Sardine del 14 novembre» e «il movimento delle Sardine – una serie di piazze nazionali – nato in maniera spontanea successivamente». Quella di «governare» quel processo, è stata una scelta ragionata, anche per «senso di responsabilità».
Eppure, non tutti erano d’accordo al tempo: «Il PD, nella figura di Bonaccini, era contrario» a far esplodere il movimento a livello nazionale e voleva «tenere il movimento nel recinto mediatico e politico della regione». Ma la decisione di fare quello che alcuni, al tempo, avevano probabilmente interpretato come un passo più lungo della gamba, ha permesso effettivamente alle Sardine di diventare un’opposizione credibile al leader della Lega. «Era lui che decideva il campo da gioco». «Trasportando il fenomeno su un terreno nazionale, abbiamo potuto controbattere al fuoco avversario e tornare in Emilia Romagna con una potenza mediatica e fisica di carattere nazionale».
Com’è noto, a fine gennaio del 2020, poche settimane dopo la nascita delle Sardine, il partito di Matteo Salvini perde effettivamente le elezioni regionali. È allora che sarebbe dovuta partire la fase del «consolidamento» delle Sardine. Ma il Coronavirus cambia di nuovo le carte in tavola. Il COVID19, «ci ha tagliato le gambe, in termini di legittimazione», spiega Santori. «Questo è il motivo per cui il movimento, sul nascere, si è affievolito, auto-declassificandosi a organismo nazionale». In che senso? Un movimento «si contraddistingue dal fatto che ha una sorta di adesione informale, spontanea, su un territorio molto vasto e seguendo alcuni principi […] Questo non avviene più nelle Sardine, a partire dal marzo 2020, spiega Santori. Effettivamente, ci sarebbe dovuta essere una costituente vera e propria delle Sardine a Scampìa. Ma nulla di tutto ciò è avvenuto.
Eppure, Santori spiega che, dopo l’estate, con la riapertura di settembre, è stato ripreso in mano un percorso. «Siamo in una fase di crescita organica, ricordandoci che non siamo più un movimento vero e proprio, con la portata di prima». Quale sarà dunque la futura attualità delle Sardine? «Le Sardine hanno un unico sbocco possibile: quello di rendere più accessibile la politica», afferma Santori. «Il ruolo che ha avuto il movimento […] è stato quello di riavvicinare all’arena politica […] una massa enorme di persone». Tutto questo attraverso una strategia «quasi più comunicativa, che politica».
Nel futuro prossimo – gennaio 2021 – «ci saranno quattro parole d’ordine: “persone”, “piazze”, “parole” e “politica”». Questi sono «i quattro cardini» entro i quali verranno definite le azioni delle Sardine». Oggi gli attivisti del movimento che dovranno capire meglio come delimitare i confini del movimento, si contano nell’ordine di qualche centinaio di membri. Vorrà dire che esisterà un programma? Santori la mette così: «Ci saranno delle linee guida che definiscono il perché qualcuno dovrebbe diventare attivista delle 6000 Sardine o anche solo aderire informalmente a questo progetto».
Ma qual è il tema sociale che guiderà la politica post-covid-199?
Il resto dell’intervista a cura di Alexander Damiano Ricci nel podcast a inizio articolo. Santori ripercorre la nascita delle Sardine e la sua esperienza come volto pubblico del movimento, a partire dal rapporto con i media e i partiti politici in Italia. Ma si parla anche del futuro delle 6000 Sardine e della sinistra in Italia. Da gennaio 2021, il movimento dovrebbe lanciare una nuova fase di consolidamento.