Irene Tinagli ha scelto uno dei mestieri più difficili del mondo: smontare una a una tutte le bufale e le teorie del complotto sull’euro e l’Unione europea. In un Paese come l’Italia in cui la polemica sterile è una forma d’arte, tentar l’impresa sembra paragonabile a svuotare l’oceano con un cucchiaino. Ma Tinagli ha svolto la sua fatica di Sisifo in ogni intervista, intervento televisivo, webinar e tweet con la pazienza del tecnico e l’empatia di chi sa che far capire la complessità dell’Europa non è semplice. La sua specialità è spiegare ai sovranisti come funziona davvero la linea di credito speciale per le spese sanitarie del Meccanismo europeo di stabilità.
Dal 2019 ricopre uno dei ruoli più influenti a Bruxelles: la presidenza della Commissione Problemi economici e monetari del Parlamento europeo. Già, problemi economici. Tradotto: molto potere, moltissime grane e un lavoro di mediazione continua con gli eurodeputati. Se fatto male un lavoro del genere può stroncare sul nascere una carriera promettente, se svolto bene può portare molto in alto. Non a caso il suo predecessore, Roberto Gualtieri, è diventato ministro dell’Economia.
Il 2020 di Tinagli non poteva essere più impegnativo: il Parlamento europeo ha dovuto negoziare con la Commissione e il Consiglio Ue il nuovo bilancio pluriennale dell’Unione 2021-2027 da 1074,3 miliardi di euro collegati ai 750 miliardi del NextGenerationEu. Nell’accordo di luglio il Consiglio europeo aveva tagliato alcuni programmi importanti dalla ricerca alla salute all’Erasmus fino a InvestEu di cui Tinagli era relatrice. Anche grazie a lei il Parlamento ha trovato un accordo per recuperare 16 miliardi.