Te piace ’o presepe?Il Natale in casa Governo è più tragicomico del capolavoro di De Filippo

La situazione politica è apparentemente stabile ma in realtà traballante. Giuseppe Conte-Luca Cupiello addenta il suo terzo panettone nell’illusione di aver chiuso una verifica che non è affatto chiusa

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Dietro l’apparente armonia in casa Cupiello regnano contrasti, scontenti,  illusioni perdute e l’inesauribile ingenuità del protagonista: e tutto alla fine culminerà in un dramma reso ancora più acuto dal paradossale e finto happy ending. È una commedia, quella di Eduardo, che da 70 anni riscuote grandissimo successo, anche nella (secondo noi) controversa versione televisiva dell’altra sera con protagonista Sergio Castellitto, perché è un testo che si adatta perfettamente a tante situazioni della vita reale, come nella vita politica, sospesa come sappiamo fra l’apparenza e la realtà.
Oggi per esempio viviamo in una situazione politica apparentemente stabile («non ci sono alternative a questo governo», dicono quelli che ci capiscono) ma in realtà traballante, esposta a qualunque ventata in grado di travolgerla, densa di fumi venefici, tentazioni di ogni tipo, trasformismi e tradimenti che ci vorrebbe un Balzac per descriverli. Eppure, pur fra i miasmi, il governo va.
Ieri il governo ha incassato la fiducia della Camera (ora tocca al Senato) su una legge di bilancio criticata da molte parti, non solo dall’opposizione, per le tante norme-marchette, gli oboli a questo o quello, le elargizioni che puzzano di favoritismi: cose che succedono sempre, governi la sinistra o la destra, ma stavolta forse un po’ troppo stridenti con la realtà drammatica del Paese.
Come ha ricordato sul Riformista Claudia Fusani, «un milione e 300mila è stato destinato al Comitato che nel 2023 dovrà seguire le celebrazioni per l’ottavo centenario del primo presepe (appunto, «te piace o’ presepe?»- ndr). Sono stati contati una decina di bonus: occhiali (5 milioni); smartphone; tv (100 milioni); cargobike con pedalata assistita; bonus mobili e bonus chef.  Ce n’è per tutti, anche per i cani randagi, la filiera suina e quella delle api. Anche 2 milioni per rifare quattro km di Salaria in direzione Rieti e Cassa depositi e prestiti coprirà per 30 anni i debiti sanitari delle regioni. Ci sono 15 milioni per il Reddito di cittadinanza e 3 per la forestazione urbana”. E finiamola qui. Poi, nel consueto spettacolo che va in scena ogni anno c’è stato spazio anche per un voto contro la Tav (ancora!) del nuovo Movimento Cinque Stelle travestito da vecchio Movimento Cinque Stelle: un remake di un vecchio film in bianco e nero.
Una bella sarabanda, proprio come quando Luca Cupiello, a dramma già in atto, con il figlio e il fratello porta i regali alla povera moglie piangente cantando una improbabile versione di Tu scendi dalle stelle con le girandole fra le mani. Tutti contenti, fingendo che il dramma non esista, sia finzione, come il presepe. Dal canto suo, Giuseppe Conte-Luca Cupiello addenta il suo terzo panettone nell’illusione di aver chiuso una verifica che non è affatto chiusa, e si diverte persino a immaginare un suo prossimo futuro da avvocato con la nonchalance di Zorro che, puniti i cattivi con la spada, si rimette i panni di don Diego de la Vega, pacioso e tranquillo ranchero.
Mentre il Partito democratico è felice del fatto, come dicono al Nazareno, che Renzi, a cui il presepe continua a non piacere, abbia fatto una brutta figura (ma le espressioni per rendere chiaro il concetto sono molto più colorite), una volta fatta rientrare la minaccia di una crisi di governo. Peraltro, pur con qualche inquietudine, il Pd ha anche trovato il vaccino scaccia-crisi con la reiterata minaccia di andare a elezioni anticipare sotto la leadership di Conte e con la compagnia dei grillini, una minaccia che non esiste, come scrivono ogni giorno tutti i cronisti parlamentari, stante la volontà degli onorevoli di trovare comunque una nuova formula di governo che gli consenta di tirarla per due anni.
E infatti in questo Natale sperano tutti (anche la destra, soprattutto la destra) di poter tirare a campare, operazione che in un modo o nell’altro al governo dell’avvocato del popolo effettivamente sta riuscendo. Almeno fino a quando la forza delle cose imprimerà una qualche svolta, o perlomeno una buona discontinuità, che è appunto ciò che si attende a gennaio. Intanto il Natale in casa Governo procede, fra finzione e realtà, allestendo il presepe mentre nell’altra stanza si litiga e si soffre.

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