Non l’ha presa bene. Il regista anglo-americano Christopher Nolan ha commentato con parole aspre la decisione della casa cinematografica Warner Bros di fare uscire le sue maggiori 17 produzioni del 2021 in contemporanea al cinema e sul suo servizio streaming Hbo. «Tutti erano convinti di lavorare per la più grande casa cinematografica e si sono risvegliati con la scoperta di essere al servizio del peggior servizio di streaming», ha dichiarato in un’intervista uscita su Hollywood Reporter.
Non è il solo. Ad accompagnare il regista di “Tenet” ci sono Denis Villeneuve, che ha girato “Dune”, e anche lui considera essenziale che il suo lavoro esca solo nelle sale cinematografiche. Allo stesso modo Chu, che ha realizzato “Crazy Rich Asians” per la Warner, ricorda di avere scelto loro proprio per i cinema e che se avesse voluto lo streaming aveva a disposizione Netflix che lo corteggiava da tempo. E adesso si ritrova (anche) su Hbo Max.
Una mossa sbagliata? Per molti di loro è anche peggio: una scelta oltraggiosa che va contro il lavoro dei registi e delle troupe, un errore grave (dichiarano al Figaro alcuni agenti) «la casa cinematografica più importante del mondo».
In tutto questo, Nolan ha ripetuto all’Associated Press il suo sdegno, sottolineando di essere «contento che il suo “Tenet” non sia finito in questo casino».
Ma il problema, fanno sapere dalla Warner, è proprio quello. “Tenet”, il film-cavia, su cui tutti puntavano per risollevare la stagione, non ha funzionato: dalla data di uscita ha incassato 350 milioni di dollari, di cui solo 60 negli Stati Uniti.
Proprio questa esperienza, ha risposto la direttrice generale di Warner Ann Sarnoff in una intervista alla CNBC, li ha «convinti a sperimentare il modello ibrido». Del resto, aveva detto in precedenza, «viviamo in un periodo senza precedenti. Serve dare prova di creatività per trovare nuove soluzioni».
Le sale sono state chiuse a lungo, la riapertura è lontana, alcune potrebbero non riaprire proprio. Gli incassi sono crollati, la pila di nuove produzioni in attesa di tempi migliori si sta accumulando. Lo streaming potrebbe essere una soluzione?
Per la Warner sì. Nel 2021 ha previsto di far uscire il già citato “Dune”, previsto per il 2020, un prequel dei “Soprano”, un seguito di “Suicide Squad” e a dicembre, ci sarà il cavallo di battaglia, cioè “Matrix 4”, con il ritorno di Keanu Reeves nei panni di Neo.
L’esperimento del resto comincia già a dicembre 2020, con “Wonder Woman 1984”, previsto nelle sale e sulla piattaforma a Natale. Per compensare il cambio di programma improvviso, la Warner ha deciso che risarcirà la protagonista, Gal Gadot, e gli altri attori principali con circa 12 milioni di dollari. Farà lo stesso anche con gli altri 17 film previsti per il 2021? Sembra di no, ma l’aver creato un precedente di sicuro non li aiuta.
In ogni caso, Ann Sarnoff ripete in più occasioni che il modello ibrido è una mossa emergenziale. Che vale solo per il 2021 («per il 2022 si vedrà»), che il film sarà visibile sulla piattaforma solo per un mese, che comunque sarà esteso solo nei Paesi in cui è attivo il servizio Hbo Max, cioè gli Stati Uniti, anche se nel corso dell’anno si tenteranno delle sortite anche all’estero, per la precisione in alcuni Paesi dell’America Latina e in Europa.
L’interesse della Warner è di ridurre lo scontro e mantenere bassi i toni. La portata della sua decisione, che pure spaventa (anzi: oltraggia) molti professionisti del cinema, risulta in sintonia con la scelta della Disney di far uscire il suo Mulan a settembre solo sulla piattaforma privata. Lo stesso sarà fatto, a Natale, con “Soul”, film della Pixar atteso già da quasi un anno.
Il processo in corso, secondo molti analisti, è limpido: le grandi case di produzioni privilegeranno sempre di più i contenuti per la fruizione online rispetto alle storiche grandi produzioni cinematografiche, che saranno sempre più ai margini. Il Covid e la chiusura delle sale lo hanno solo accelerato.
Il punto della rivoluzione, di fronte alla quale Nolan e gli altri mostrano insofferenza è proprio questo. Una battaglia che sposterà gli investimenti, modificherà i calendari di produzione, creerà nuove forme di fruizione dell’intrattenimento. E che lascerà i grandi film a una nicchia, sempre più ristretta, di cultori del passato.