Cacofonia politicaLa proposta di introdurre la patrimoniale dimostra il clima da liberi tutti nella maggioranza

Ormai il governo è un ginepraio di messaggi contraddittori, le posizioni pubbliche non sono quelle private, e i partiti hanno la tendenza ad assumere posizioni semplicemente per farsi notare. Sullo sfondo c’è una crisi che l’esecutivo non sembra aver capito come affrontare e la netta sensazione che il premier e chi lo sostiene non sappiano parlare al paese

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Si riparla di una patrimoniale, c’è un emendamento di Nicola Fratoianni (Sinistra italiana, la dark side di LeU) e Matteo Orfini (minoranza Pd non sapremmo dire se “di sinistra” ma comunque non allineato al nuovo corso zingarettiano), proposta bocciata da altri bersaniani (the other side di LeU) e dai dirigenti del Partito democratico. Contrarissimi i grillini, che nei soldi veri ci sguazzano. Ovviamente non se ne farà nulla.

Ma la disputa è emblematica perché testimonia di un clima di “liberi tutti” nel quale si cerca la visibilità di un giorno (questo non vale tanto per Orfini quanto per LeU), un andazzo nel quale ogni tanto c’è qualcuno che vuole contare di più a scapito di altri, vedi l’ultima polemica sulla “regia” del Ricovery fund, oppure l’evergreen del rimpasto. 

Tutto questo determina non solo una cacofonia politica e una incertezza della direzione politica del governo ma in più tende a oscurare la verità da dire ai cittadini.

Ormai l’ambiguità regna sovrana. Palazzo Chigi è giunto a smentire un virgolettato di Conte sul Corriere della Sera evidentemente in precedenza autorizzato dal quale emergeva una specie di fermezza del premier nel negare ogni possibilità di rimpasto. Con un tono abbastanza sprezzante. 

Italia viva si è risentita, e Rocco Casalino ha cancellato con un tratto di penna ciò che aveva fatto uscire. Un altro esempio: da parte sua, in privato, il Pd non cela la propria acredine per questo “autoritarismo soft” dell’avvocato ma pubblicamente non muove un dito, perché alla fine è sempre meglio un uovo oggi che una gallina domani. 

Nel gioco delle ambiguità represse, delle ambizioni sbagliate, degli accordi non chiari e dei disaccordi chiarissimi, ognuno tira acqua al proprio mulino: ed è subito un ginepraio di messaggi contraddittori.

In questo quadro la verità è diventata un’optional. Per tornare alla polemica sulla patrimoniale, bisognerebbe preliminarmente chiarire un punto: non si è capito se siamo alla canna del gas o no.

Abbiamo l’avvocato Conte, stavolta in veste di notaio, che dice che di soldi ne abbiamo a sufficienza. E infatti ogni due settimane vara i famosi scostamenti di bilancio, cioè fa debiti. L’Italia ha così tanti soldi che le fanno schifo i 37 miliardi del Mes, il patto che verrà riformato ma non utilizzato sostanzialmente perché non vogliono i grillini. 

Senza entrare nello specifico di un capolavoro dell’astrattismo come una riforma di uno strumento che non servirà, è logico che un normale cittadino del cosiddetto ceto medio si ribelli: non prendere i 37 miliardi e venite a chiedere i soldi a me con la patrimoniale?

È il triste spettacolo di una maggioranza che fa tutto da sola, è nel suo seno che nascono e muoiono le proposte, è al suo interno che da mesi ognuno s’inventa assetti di potere ostacolati da altri, è di questa maggioranza la difficoltà di parlare al Paese, è qui la debolezza di premier, ministri, leader nel governare il timone nella tempesta italiana.