Saranno state le pressioni, le difficoltà e lo stress. Ma alla fine Pedro Facon, il 39enne commissario straordinario belga per la gestione della pandemia da coronavirus non ha retto: ha avuto un esaurimento nervoso e dal 4 gennaio si è messo in congedo.
A prendere il comando della squadra messa a punto all’inizio di ottobre dal primo ministro Alexander De Croo saranno allora, con il consenso del governo, la sua vice Carol Schirvel, affiancata da Augustin Coppée, il capo operativo.
A spiegare, almeno in parte, le ragioni del burnout è l’imponenza del compito che il giovane commissario, noto per la serie di incarichi avuti nel campo sanitario dal 2005 a oggi, si è trovato a dover affrontare.
Il suo mandato, come ricordano alcuni giornali della stampa belga, non consisteva soltanto nel gestire la crisi sanitaria e preoccuparsi di mantenere i contagi cercando al contempo di distribuire i vaccini (più o meno come fa o dovrebbe fare Domenico Arcuri in Italia) bensì aveva l’incarico di fornire una linea unitaria di approccio alla pandemia a tutte le realtà sanitarie del Paese, questione complicata vista la grande frammentarietà delle istituzioni presente in Belgio.
A queste difficoltà si sarebbe aggiunta una serie di contrasti, che proseguono da mesi, tra la struttura comandata da Facon e il ministero della Salute del governo federale, cui vanno sommate le asperità della seconda ondata e, soprattutto, la quasi certezza dell’arrivo di una terza, soprattutto nelle aree del Nord dell’Europa.
Insomma, Facon sarebbe stato travolto dalle pressioni e dalle critiche. Misure troppo dure, misure troppo rilassate, ritmi troppo lenti, e soprattutto una macchina burocratica e amministrativa elefantiaca: il Belgio ha il record di nove ministri per la Salute (a seconda delle comunità linguistiche e della suddivisione federale), con cui il commissario doveva misurarsi di volta in volta.
Un ambiente lavorativo difficile in una situazione in cui è quasi impossibile non sbagliare.
Dopo la diffusione della notizia del burnout, non sono stati più forniti dettagli sulle sue condizioni di salute. Non è dato sapere, per esempio, se al termine del congedo il governo tornerà ad affidargli l’incarico.