Fool BritanniaLa petizione per cancellare il Festival della Brexit (e usare i soldi per l’emergenza)

L’iniziativa ideata nel 2018 da Theresa May e portata avanti da Boris Johnson si propone di celebrare la grandezza dello spirito inglese. Per farlo sono stati stanziati 120 milioni di sterline. I LibDem hanno proposto di impiegarli in questioni più importanti, per esempio la pandemia

Steve Johnson, da Unsplash

La Brexit non è stata una buona idea. Ma il Festival della Brexit rischia di essere ancora peggio. Nelle intenzioni, dovrà essere un grande evento programmato per il 2022, al quale sono chiamati a partecipare i più importanti creativi del Regno Unito. Lo scopo: celebrare la Gran Bretagna nelle sue forme più disparate, lenire le ferite provocate dal referendum e ricostruire, se possibile, un’identità condivisa. Costo dell’operazione: 120 milioni di sterline.

Ideato nel 2018 da Theresa May e mantenuto da Boris Johnson, nelle ultime settimane il progetto è stato messo in discussione.

A parte la difficoltà a rintracciare le big ideas richieste nel bando (che lo fa somigliare più a un’Azione Parallela alla Musil che a un’iniziativa concreata), va considerato l’impatto provocato dalla pandemia sull’economia del Paese e i problemi nati con l’emergenza sanitaria.

Il parlamentare Jamie Stone, portavoce dei Liberal Democrat (su temi come cultura, media, digitale e sport) propone di impiegare quella cifra, piuttosto, per mettere a punto, fin dove si può, il sistema sanitario nazionale.

Per questo il 22 gennaio ha lanciato una petizione per annullare il Festival e destinare quel denaro a progetti più seri e urgenti. Il suo obiettivo erano mille firme, sono già 13mila.

«A essere sincero, pensavo che questa del Festival fosse un’idea malsana già prima della pandemia», dichiara al New Musical Express. «Ma visto che ci sono bambini che rischiano di non mangiare, medici e infermieri allo stremo e milioni di persone senza lavoro e privi di sostegno finanziario, be’, è la dimostrazione di quale sia davvero la posizione morale dei Tory».

La Brexit si è già dimostrata, su più fronti, una calamità per il Paese e per la cultura. Il contribuente adesso sarà chiamato a sborsare altri milioni per mettere in piedi un’iniziativa di dubbia utilità, oltre che di pessimo gusto.

Il governo inglese, di fronte alla provocazione, non è rmasto in silenzio: «Il Festival vuole onorare tutto ciò che di grande riguarda il Regno Unito, mettere in mostra i nostri lati migliori e riunire la popolazione. Non ha un orientamento politico», ha dichiarato un portavoce.

«Al momento ci sono 30 squadre che lavorano su progetti per il Festival e solo questo aiuta a creare lavori e committenze per chi lavora in vari settori colpiti dal coronavirus».

Ognuno ha le sue visioni. Ma le firme per la cancellazione sono sempre di più.