Conte continua a stupire per la sua capacità di galleggiamento. Dice cose scontate stando bene attento a non dire mai nulla che possa tradire una posizione precisa, ben conscio che esistono temi (praticamente tutti i temi importanti) in cui una posizione precisa potrebbe scontentare una delle componenti del suo governo e quindi… farlo cadere.
Così facendo, non dicendo di no a nulla (escluso la delega ai servizi segreti su cui ha una posizione chiara ancorché assolutamente non condivisibile) non decide nulla e l’Italia sprofonda nella palude che ci ha avvolto per 30 anni. Una palude fatta dal non affrontare i problemi ma rimandarli, nel non prendere posizione ma galleggiare, nello spendere ma non investire.
La palude della decrescita infelice.
Provo a fare una lista di dodici domande su cui mi piacerebbe sapere cosa pensa Giuseppe Conte, temi su cui non si può pretendere di fare due parti in commedia. Sono temi di portata e orizzonte temporale diversi, ne mancano sicuramente altrettanti di uguale importanza ma mi sembrano ormai ineludibili per avere anche una piccola possibilità di uscire dall’immane crisi post covid, di costruire la nostra uscita come ha detto Mattarella.
1. MES
O si è a favore o contro. Difficile sostenere «decide il Parlamento», mentre sul resto vanno bene i dpcm. Conte è a favore o contro il Mes? E se è a favore (o contro) perché non mette la sua leadership e anche il suo stesso governo esplicitamente a rischio in caso di scelta non condivisa dal Parlamento? Trentasei miliardi sono davvero molti. Impossibile dire «non decido io».
2. PNRR
Investimenti o sussidi, e in quale percentuale? Se il piano sarà fatto di investimenti, su quali temi e con quali ritorni economici e in quanto tempo? Sui teorici 209 miliardi, quanti vanno a finanziare spese già definite a bilancio e quanti sono ex novo? La lista della spesa tipo due arance, tre banane e quattro zucchine è inaccettabile, gli slogan “verde, digitale e circolare” sono abusati. Perché non specificare gli investimenti, i ritorni in termini di crescita, di nuovi posti di lavoro, di base imponibile in modo esplicito? Quale è la risposta sui 62 punti di Matteo Renzi, che all’opposto di Conte entra nei contenuti in modo netto?
3. PROTEZIONE DEL LAVORO O PROTEZIONE DEL LAVORATORI
Caso Alitalia come esempio qualificante. Proteggiamo i lavoratori, con adeguati scivoli sociali, oppure proteggiamo il lavoro inefficiente che costa dieci volte tanto (molto di più nel tempo)? Non si può pretendere di fare entrambe le cose e Alitalia è solo uno delle migliaia di casi che in primavera si porranno alla scelta. Se un’azienda non è in grado di sostenersi si creano dilazioni e sussidi per tenerla viva artificialmente (a spese del contribuente) o si proteggono i lavoratori e si fa fallire l’azienda? Non si può dire «non lo so» o «dipende». La scelta è chiara, ineludibile. Cassa integrazione e blocco licenziamenti sono una scelta. Allora diciamolo e siano chiari i costi (enormi).
4. PRESENZA DELLO STATO NELL’ECONOMIA
Quale è la posizione di Conte? Riflette le convinzioni di Mariana Mazzucato da lui nominata consigliere economico? Auspica una maggiore o una minore presenza dello Stato nell’economia rispetto a oggi? Non si può dire, anche qui, «dipende». Certo che esistono situazioni diverse, ma rispetto allo status quo di oggi Conte auspica una maggiore o una minore presenza dello Stato nell’economia attraverso la partecipazione diretta in imprese? Non lo sappiamo.
5. AUMENTO TASSAZIONE E SPESA PUBBLICA O RIDUZIONE TASSAZIONE E SPESA PUBBLICA
Sentire i politici (di destra e di sinistra) che predicano su come spendere è francamente disgustoso. La legge di bilancio è la peggiore da 20 anni con una dose di spreco senza eguali in mancette elettorali, dai rubinetti ai presepi al cargo bike. In futuro non potremo più fare deficit perché il rapporto deficit/pil al 170 per cento post Recovery plan è chiaramente un limite superiore invalicabile. Quindi per definizione o si spende di più e si tassa di più, ma bisogna dire anche cosa si tassa di più, oppure si tassa di meno e si spende di meno ma bisogna anche dire dove si spende meno. Non si può non si potrà dire «dipende». O l’uno o l’altro. Si potrà semmai dire dove si spende (o si risparmia) e dove si tassa (o si detassa). Scommetto che la posizione di Conte sarebbe quella di lasciare tutto com’è… pur di non esprimersi e di non scontentare l’anima di spesa del Od o l’anima contraria a ulteriori tasse di tutto il paese. In sintesi qual è il piano di incidenza percentuale della spesa pubblica sul Pil nel tempo? Qual è il saldo primario? Qual è la crescita economica prevista e quindi i saldi di finanza pubblica in termini di debito/pil?
6. EURO
Siamo in modo dichiarato definitivo e indiscutibile a favore dell’Europa e dell’euro senza alcun dubbio, oppure condizioniamo la nostra appartenenza a euro ed Europa a qualche evento particolare? Questo non significa rinunciare a riformare le istituzioni europee, ma le riforma dell’Europa si fanno in 27 e spesso all’unanimità, perciò è necessario definire se a prescindere dallo sforzo di riforma (sulla base di convinzioni di vario genere) restiamo agganciati con convinzione al treno europeo, oppure se la nostra convinzione è condizionata da come l’Europa andrà riformandosi. Non è la stessa cosa e non si può più giocare o restare nell’ambiguità. Anche se è difficile da digerire per i Cinquestelle (e anche di più per la Lega).
7. POLITICA ESTERA
Siamo per una scelta atlantista fino in fondo e quindi molto chiari nella politica di rapporto commerciale, ma non subordinato nei confronti della Cina o della Russia, oppure pensiamo che sia possibile una via italiana più sganciata dall’atlantismo? Si intende ritornare ad avere un ruolo nel vicinissimo nord Africa o si continua a essere irrilevanti? Inutile continuare ad adombrare la Via della Seta o altre baggianate simili. Da che parte stiamo nello scacchiere geopolitico mondiale che si sta creando? Con la nuova Amministrazione Biden sarà più difficile essere tutto e il contrario di tutto. America is back.
8. IMMIGRAZIONE
Quale è la posizione sull’immigrazione? Vogliamo frontiere sostanzialmente aperte per umanitarismo sull’egida dell’accogliamo tutti perché è etico e giusto, o decidiamo di non accogliere tutti e di porre limiti precisi all’immigrazione con tutte le conseguenze del caso anche spiacevoli come rimpatriare subito chi arriva oppure di controllare in modo proattivo gli sbarchi come fanno altri paesi? I tentativi di sbarco continueranno così come l’immigrazione clandestina, vista la collocazione dell’Italia nel Mediterraneo. Urge una scelta precisa con tanto di numeri di immigrazione accettata e anche qualità dell’immigrazione accettata.
9. AMMINISTRAZIONE PUBBLICA
Si vogliono introdurre criteri stringenti di controllo della performance dei dipendenti pubblici e premiare il merito come peraltro già previsto da leggi in vigore (ma mai attuate seriamente) oppure si preferisce continuare a tollerare enormi differenze tra diversi territori e tra diverse funzioni nell’ambito della pubblica amministrazione? In altre parole, si vuole finalmente introdurre un criterio di meritocrazia e di rapporto stretto tra produttività e salario anche nella pubblica amministrazione oppure continuiamo a considerare il pubblico impiego sostanzialmente slegato da qualsiasi logica di efficienza? E non si dica che non si può perché, volendo, si può benissimo fare, ma sappiamo bene che avrebbe un costo di sanguinose reazioni da parte dei sindacati del pubblico impiego e di vasti strati dell’elettorato.
10. RAPPORTO PUBBLICA AMMINISTRAZIONE/CITTADINO
La filosofia di fondo del rapporto tra la pubblica amministrazione e il cittadino prevede una rapporto fiduciario e la sanzione dei comportamenti sleali o, all’opposto, una selva di regole astruse tra loro contraddittorie e nei fatti l’impunita per carenza di adeguati controlli? Siamo per la definizione di congiunto in due pagine di testo e per la definizione del numero di commensali a tavola il giorno di Natale, o per una norma di buon senso e nella fiducia che il cittadino la rispetti?
11. EVASIONE FISCALE
Al di là della parole e delle dichiarazioni di intenti si intende combattere l’evasione fiscale attraverso una verifica del rapporto redditi/patrimoni e attività di controllo a campione anche se questo va a scapito di vaste fasce di popolazione e anche di territori dove l’evasione è molto diffusa fino a diventare quasi un collante sociale? Si è pronti ad affrontare impopolarità per richiedere il pagamento di tasse come l’Imu ampiamente evase? Si è pronti a dichiarare ex ante una percentuale di controlli a campione per categoria con verifica dei conti correnti bancari e relative multe ben sapendo dove sono le fasce di evasione e le relative lobby? Si è pronti a superare l’assurda logica del cash back per combattere l’evasione e all’opposto ad andare su controlli accurati, su base informatica e a comminare le sanzioni previste?
12. GIUSTIZIA
Si vuole lavorare sulla prescrizione o all’opposto sulla durata dei processi? Quale è la posizione sulla responsabilità della magistratura in caso di errore materiale? Quale è la posizione sull’utilizzo delle intercettazioni e sulla loro pubblicazione?
Non è terreno su cui ho competenze specifiche ma mi pare che queste questioni (e credo molte altre che persone più competenti di me potrebbero porre) meriterebbero una posizione chiara.
Personalmente davvero non saprei cosa Conte pensi su ciascuno di questi temi, e temo che in molti casi non abbia una posizione… o non voglia averla.
Auspicherei una politica in cui qualsiasi partito o formazione esprima CHIARAMENTE e per iscritto cosa pensi su ciascuno di questi temi prima di votare, in modo da non avere troppi equivoci e trasformismi. Se voto un partito che sostiene di volere abbassare tasse e spese non posso poi sostenere quota cento e reddito di cittadinanza. Viceversa se si vota un partito che dice di volere spendere di più su qualsiasi tema, si deve anche sapere dove si intendono reperisce le risorse e quindi quali tasse aumentano e di quanto, per queste spese siano esse welfare, sanità o scuola. Con numeri precisi e circostanziati e non bufale senza contenuto o approfondimento concreto.
Per anni la nostra politica ci ha abituato a dire tutto ciò che era piacevole sentire, come ad esempio riduciamo le tasse, aumentiamo le spese per la scuola o la sanità o le pensioni, accogliamo tutti ma non ci poniamo il tema di cosa succede dopo oppure non accogliamo nessuno ma non ci poniamo il tema di duecento migranti che muoiono in un canotto, combattiamo l’evasione fiscale ma poi di fatto non andiamo nemmeno a riscuotere l’imu, eccetera.
Non si può più accettarlo.
A ogni dichiarazione gloriosa e chiaramente popolare presso l’elettorato o l’opinione pubblica, deve corrispondere la dichiarazione immediata della conoscenza del relativo costo e della determinazione a sopportarlo. Se si scorre la lista delle 12 domande vale sempre. Non esiste un tema che non abbia un costo evidente in caso di scelta esplicita.
Sarebbe bello finalmente sapere dai politici prina cosa intendono fare su ciascun tema ben sapendo che non esiste come dicono gli anglosassoni il free lunch o come diciamo noi la botte piena e la moglie ubriaca. Non esisteva prima e a maggior ragione non esiste più adesso dopo il covid.
Dobbiamo scegliere e scegliere ben sapendo che ogni azione ha un costo economico, sociale, o politico e di nostra presenza internazionale, e che, per conseguenza, il costo di ogni scelta spesso immediato, spesso anche elettorale va dichiarato e se ne assumono le responsabilità. Tutti noi in famiglia o in azienda facciamo lo stesso. Scegliamo cosa fare e, per conseguenza implicita, cosa non fare. Ne accettiamo le conseguenze ultime perché sappiamo bene che abbiamo vincoli di spesa, di affetto, di relazione. Deve valere a maggior ragione per la nostra famiglia più grande che è lo Stato.
Si chiama principio di responsabilità.
Dobbiamo tutti abituarci a sapere che non esistono riforme a costo zero o altre favolette di Alice nel paese delle meraviglie. Le riforme possono essere a costo economico zero (molto poche peraltro, la maggiore parte ha un costo certo, sperabilmente inferiore al beneficio incerto), ma vanno sempre a colpire interessi di parte di qualche tipo e natura. Esistono riforme buone e cattive, debito buono e cattivo, politici buoni e cattivi, manager buoni e cattivi.
La pretesa che non ci siano differenze anche forti che discendono dalle scelte implica solo appiattire tutti e tutto al livello del peggiore, come la storica pretesa del comunismo di non avere più diseguali ha avuto il costo di rendere tutti poveri (esclusi però gli oligarchi del partito che restavano sempre disproporzionatamente ricchi). Non siamo e non saremo tutti uguali, esistono i capaci e gli incapaci, i bravi e i meno bravi, e se non lo accettiamo saremo tutti trascinati nel gorgo della mediocrità e , vista la concorrenza internazionale che non aspetta le nostre scelte sul tema e progredisce continuamente, saremo tra non molto nella assoluta povertà collettiva, in cui solo pochissimi avranno privilegi molto grandi per censo o, peggio, per appartenenza alla casta dei privilegiati, dei maiali un po’ più uguali degli altri. Allora il merito e la capacità dei giovani non avranno alcuno sbocco se non l’emigrazione.
Conte ha fatto l’opposto di quanto auspico per due anni e mezzo ormai. Non ha scelto in realtà nulla sui temi chiave, ma ha sempre scelto di compiacere il presunto potente di turno, prima Matteo Salvini, poi Luigi Di Maio o Massimo D’Alema, Goffredo Bettini o Dario Franceschini, o ancora peggio l’ultimo sondaggio di rocco Casalino. L’abilità, apparentemente giunta a capolinea, è stata quella di non creare onde per evitare di naufragare. Ma le onde ci sono e sono fortissime.
La pandemia è servita come galleggiante perché ci sono state scelte forzate, ma anche qui non sono state fatte in modo esplicito. Chiudere tutto senza calcolare il costo e i relativi ristori in modo serio e circostanziato vuol dire prendere solo la parte facile (“salviamo vite umane”) senza gestire la parte difficile che è “a quale costo”. Chiudere i ristoranti e poi dare una mancetta da mille euro per attività che perdono proventi di decine di migliaia di euro serve (forse) a salvare vite umane. Ma se è davvero così, il costo deve essere diviso tra tutti e non accollato ai ristoratori perché tanto non votano la tua parte politica mentre coloro che non sono minimamente toccati dal dramma economico del virus (pensionati e dipendenti pubblici) plaudono per la determinazione a chiudere. Questo atteggiamento significa dividere e non unire il paese.
Conte non ci ha mai detto quale siano le sue posizioni su questi temi, perché prima c’era Salvini e poi l’emergenza. Si è però presentato e dichiarato subito «avvocato del popolo», implicitamente attribuendosi le parti del popolo (un popolo virtuale visto che nessuno lo ha votato). Alla prima richiesta di Renzi di entrare nel merito di alcuni (nemmeno tutti) i contenuti ha risposto che aveva lavorato anche ad agosto, come il personaggio di Chance il giardiniere in Oltre il giardino, il quale alla domanda del presidente su cosa pensi dello stimolo temporaneo alla crescita dice «finché le radici non sono recise andrà tutto bene. Prima vengono la primavera e l’estate e poi l’autunno e l’inverno. E poi ancora la primavera è l’estate».
Per questo è totalmente Conte è totalmente unfit a governare ancora. Il galleggiare è già costato troppo a questo paese.
Le risposte a queste domande non sono più eludibili né per Conte né per chiunque si candidi a governare. L’Italia entra in un decennio durissimo di ricostruzione senza avere margini ulteriori di indebitamento e con una crisi demografica senza precedenti.
Abbiamo bisogno dei migliori, di una chiara strategia, e di capacità di amministrazione di eccellenza. Qualsiasi compromesso sulla qualità di chi governa oggi è inaccettabile perché lo pagheremo per una o forse due generazioni.
È ora di parlare solo di contenuti, e in modo chiaro. La pochette e il doppiopetto possono restare con Chance, di professione, come noto, giardiniere.
Non siamo responsabili solo per quello che facciamo, ma anche per quello che non facciamo (Moliere)