Campagna elettoraleAnche in Germania ci sono polemiche sulla distribuzione dei vaccini

Il governo federale che ha prolungato il lockdown fino al 31 gennaio è stato accusato dalla stampa più conservatrice, di non esser riuscito a difendere l’interesse dei tedeschi nella distribuzione delle dosi, ordinandone una minor quantità rispetto al necessario

LaPresse

Così come nel resto d’Europa, anche in Germania il 27 dicembre è stato il V-Day, il giorno d’inizio della campagna vaccinale contro Covid-19. La fase delle vaccinazioni arriva in un momento particolarmente drammatico: la Germania infatti ha sempre avuto numeri migliori rispetto ad altri Paesi come Francia e Italia, ma nel mese di dicembre ha visto un forte aumento dei casi (il 18 dicembre c’è stato un nuovo record: 33777 nuovi positivi) e ha registrato oltre 16800 morti, più di quanto abbia fatto nel periodo marzo-novembre. 

Questa situazione ha spinto il governo federale a prolungare fino al 31 gennaio le attuali restrizioni agli spostamenti e agli incontri, vaccinare in fretta le fasce della popolazione più esposte ha un ruolo fondamentale nel ridurre il numero di contagi e di vittime, così come i danni all’economia. 

Secondo i dati del Robert-Koch-Institut, paragonabile al nostro Istituto Superiore di Sanità, al 5 gennaio in Germania hanno ricevuto la prima dose del vaccino 367.331 persone. Di queste, oltre 176 mila sono operatori sanitari che lavorano negli ospedali, sulle ambulanze o nei centri per anziani; proprio da queste strutture viene un’altra fetta considerevole (poco più di 150 mila) di soggetti vaccinati nei giorni scorsi. A questi si aggiungono poi 84.867 persone rientranti nella fascia d’età over 80, quella considerata prioritaria nella prima fase della campagna vaccinale. 

Si tratta di numeri alti, se confrontati ad altri Paesi europei, e infatti la Germania il 5 gennaio risultava al secondo posto per vaccinazioni ogni 100 abitanti, con un punteggio di 0,38 (la Danimarca, al primo posto, ha vaccinato 0,89 abitanti ogni cento). 

Le vaccinazioni avverranno su base volontaria e gratuita secondo 4 fasce di priorità stabilite dal governo: si è iniziato dalle persone con oltre 80 anni e dal personale di case di cura, ospedali e ambulanze; si proseguirà con gli over 70, operatori sanitari di altre strutture non precedentemente incluse e persone con disabilità, in seguito toccherà agli over 60 e ad altri soggetti a rischio, oltre che a diverse categorie di operatori pubblici o lavoratori di settori strategici (ad esempio funzionari governativi, forze dell’ordine, lavoratori dei trasporti o dell’agroindustria). Da ultimo, si vaccineranno gli under 60 che non appartengono ad alcuna categoria a rischio. 

Un elemento di preoccupazione – e di scontro politico – è però rappresentato dal numero di dosi di vaccino disponibili. Il primo gruppo di soggetti da immunizzare conta 8,6 milioni di persone, a fronte di una disponibilità di circa 4 milioni di dosi nel mese di gennaio, che serviranno a 2 milioni di persone. Per questo, nei prossimi giorni il governo dovrà fare in modo di ricevere circa altri 13 milioni di dosi e proseguire la campagna vaccinale. Di grande aiuto sarà anche l’arrivo del vaccino Moderna (attualmente in Germania viene somministrato quello sviluppato da Pfizer e BioNTech), di cui la Germania riceverà oltre 50 milioni di dosi (1,5 già nelle prossime settimane).

Questa situazione ha portato a una serie di pressioni tanto a livello politico quanto nel dibattito pubblico, al punto che proprio ieri il ministro per la Salute, Jens Spahn (CDU), ha sentito la necessità di ribadire che «ci saranno abbastanza dosi per tutti» e che non ci sono ragioni di ritenere che non si riesca completare il piano vaccinale entro l’estate. Spahn ha affermato come in questa fase bisogna fare i conti con dei limiti produttivi, arrivando definire l’inizio della campagna vaccinale come i «giorni della fiducia». L’annuncio arriva dopo che il governo si è visto accusare, specialmente dalla stampa più conservatrice, di non esser riuscito a difendere il proprio interesse nella distribuzione delle dosi in sede europea. 

Anche dagli alleati della SPD, però, arrivano attacchi: i presidenti dei Länder governati dai socialdemocratici hanno infatti scritto a Spahn domandando come mai l’Unione europea non abbia previsto maggiori forniture di dosi, oltre a richiedere più informazioni su un eventuale aumento della produzione e sul piano di vaccinazione. La mossa è stata stigmatizzata dalla segretaria della CDU Annegret Kramp-Karrenbauer come il tentativo di «portare la campagna elettorale nella pandemia».

É chiaro infatti che un tema del genere ha una portata che va oltre il semplice piano vaccinale, inserendosi anche nella dialettica tra forze politiche che sono attualmente al governo insieme, ma che a breve si affronteranno nella campagna elettorale (ed è significativo che Olaf Scholz, Ministro delle Finanze e candidato cancelliere dei socialdemocratici, abbia chiesto a Spahn di rispondere presto alle richieste dei presidenti). 

La conflittualità politica si rispecchia nell’opinione pubblica: secondo un sondaggio Civey il 44% dei tedeschi non vede con favore il piano vaccinale predisposto dal governo. Questo non vuol dire, però, che l’opinione pubblica sia in larga parte contro il vaccino: secondo YouGov solo il 19% dei tedeschi si dichiara contrario al vaccino, mentre oltre il 32% lo farà appena possibile e il 33% lo vuole fare ma si dice interessato a capire prima eventuale effetti collaterali sui primi vaccinati. Il 16%, tuttavia, è indeciso.

Dati preoccupanti però arrivano anche dal fronte medico: secondo un sondaggio interno online dalla Deutsche Gesellschaft für Internistische Intensivmedizin und Notfallmedizin (DGIIN) e dalla Deutschen Interdisziplinäre Vereinigung für Intensiv- und Notfallmedizin (DIVI), che ha riguardato un campione di 2305 operatori tra medici e infermieri ed è termine il 12 dicembre, il 22% degli infermieri e il 9% dei medici non vuole farsi vaccinare, e molti sono gli indecisi (il 22% dei medici e il 28% degli infermieri intervistati).

L’avanzamento della campagna vaccinale, inoltre, porrà presto un altro tema nel dibattito, ovvero se esentare dalle restrizioni i soggetti che hanno ricevuto le due iniezioni e superato il tempo previsto per lo sviluppo di anticorpi. Attualmente, infatti, la SPD è tendenzialmente contraria all’ipotesi, mentre nella CDU c’è qualche divisione tra chi, come ad esempio Norbert Röttgen (candidato alla segreteria nel congresso che si terrà a gennaio), si è dichiarato favorevole a concedere piena libertà personale ai vaccinati e chi, come Horst Seehofer (Ministro degli Interni per la CSU) sottolinea negativamente come questo creerebbe una sorta di «obbligo vaccinale indiretto».

La questione andrà affrontata anche dal punto di vista giuridico: se infatti è comprensibile limitare le libertà personali per non mettere a rischio gli altri, potrebbe essere controverso farlo verso chi non può più rappresentare un rischio. In questo senso, anche l’osservazione sulla possibilità che i vaccinati siano “portatori sani” del virus rappresenterà un fattore decisionale.

La campagna vaccinale, in ogni caso, sarà un importante – e forse l’ultimo – banco di prova per il governo di CDU e SPD, e le strategie adottate e le posizioni scelte definiranno molto anche i profili degli esponenti delle forze politiche in funzione delle elezioni del settembre 2021. In questo senso, con buona pace di Kramp Karrenbauer, è inevitabile che la campagna vaccinale sconfini nella campagna elettorale.

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