Green innovationLe nostre batterie saranno sostenibili e 100% made in Ue

La Commissione europea ha coinvolto i dodici Paesi della European Battery Alliance, tra cui l’Italia, per investire 2,9 miliardi di euro nel settore dell’innovazione della tecnologia delle celle. L’ambizione è rendere questa industria ecofriendly entro il 2030 e competitiva sul mercato mondiale entro il 2050

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Una filiera completamente europea. Il mercato delle batterie si espande grazie alla rivoluzione delle auto elettriche e si prepara a raggiungere un giro d’affari del valore di 250 miliardi di euro l’anno a partire dal 2025 e a creare quasi 5 milioni di posti di lavoro.

Una vera e propria rivoluzione da cui il Vecchio Continente non vuole rimanere fuori. Per questo la Commissione europea ha dato il via libera al secondo IPCEI (Important Project of Common European Interest) coinvolgendo i dodici Paesi della European Battery Alliance, tra cui l’Italia, che investiranno 2,9 miliardi di euro nel settore dell’innovazione della tecnologia delle celle per batteria.

«Per queste enormi sfide innovative per l’economia europea, i rischi possono essere troppo grandi perché un solo Stato membro o un’azienda possa affrontarli da soli. Quindi, ha senso che i governi europei si uniscano per sostenere l’industria nello sviluppo di batterie più innovative e sostenibili», ha dichiarato la commissaria europea alla concorrenza Margrethe Vestager. Una sfida importante, per la quale l’Europa ha previsto uno strappo alle regole: infatti gli Stati potranno eccezionalmente aiutare le aziende prescelte (cosa che non sarebbe possibile per il divieto agli aiuti di Stato) proprio per raggiungere l’obiettivo: sviluppare un’industria europea di batterie sostenibili entro il 2030 ed essere competitivi sul mercato mondiale entro il 2050.

«La scelta dell’Europa avrà una ricaduta positiva sull’intero Continente: produrrà infatti il triplo di investimenti privati e la creazione di oltre 18 mila posti di lavoro», ha dichiarato il vicepresidente della Commissione europea Maros Sefcovic.

Il progetto coinvolgerà 42 partecipanti diretti, tra imprese e start up, con oltre 300 collaborazioni previste e oltre 150 partner esterni, tra cui università e centri di ricerca. Per l’Italia saranno coinvolte dodici aziende, tra cui sono presenti anche nomi di spicco come FCA Italy, Enel e Solvay, e due centri di ricerca, come il Centro ENEA e la Fondazione Bruno Kessler, che riceveranno oltre 600 milioni di euro di aiuti di Stato che produrranno un miliardo di euro di investimenti a livello nazionale. «È un progetto importante quello dell’Europa: rendere la filiera delle batterie più europea può significare davvero tanto», sottolinea a Linkiesta Giulia Monteleone, ingegnere chimico dell’ENEA specializzato nel settore.

La quota di mercato europea nel settore della tecnologia di riferimento, quella legata al sistema di accumulo basata sulle celle agli ioni di litio, è attualmente molto limitata: infatti risulta essere solo il 3%. I leader in questo settore sono soprattutto i giganti dell’est Asiatico, tra cui l’azienda cinese Catl, la coreana Lg Chem e la giapponese Panasonic. Per questa ragione sin dal 2017 l’Europa ha puntato molto sull’European Battery Alliance, alleanza di dodici Paesi europei che nel 2019 ha investito e attratto investimenti in questo settore per 60 miliardi.

«Gli IPCEI sono stati il mezzo per questa crescita dell’Europa nel settore delle batterie. Il primo, a guida francese, ha lavorato molto sulla creazione di gigafactory europee che potessero lavorare sulla tecnologia tradizionale. Il secondo, a guida tedesca, punta invece a ottimizzare la tecnologia esistente e a recuperare quote di mercato. Se andrà bene l’Europa potrà ambire a raggiungere il 10% del mercato mondiale: sarebbe già un bel passo in avanti dal punto di vista ambientale ma soprattutto industriale», evidenzia Luigi Crema, direttore del reparto Sustainable Energy della fondazione Kessler, intervistato da Linkiesta.

Avere una catena di valore delle batterie sicura, efficiente e sostenibile non è il solo obiettivo di questo IPCEI. C’entra molto anche il Green Deal: infatti avere batterie sostenibili lungo tutto il loro ciclo di vita, che sia nell’ambito dei trasporti o in contesti più stazionari, è una delle chiavi per un ambiente più sicuro e pulito come sottolineato anche dal regolamento sulle batterie introdotto dall’Unione nel dicembre 2020.

Secondo quanto previsto dalle nuove norme comunitarie, pile e batterie dovranno avere una dichiarazione che attesti l’impronta di carbonio prodotta a partire dal 2024 mentre dal 2026 dovranno necessariamente avere un “passaporto” che ne indichi origine e composizione. «Non è un caso che in questo secondo progetto ci sia l’intenzione di studiare anche metodi alternativi alla classica composizione delle batterie con il litio: infatti si pensa a batterie al sodio, allo zolfo che hanno un impatto ambientale inferiore. L’obiettivo di questo IPCEI è valutare tutti i possibili utilizzi delle batterie cercando di usare al massimo quelle presenti: una delle idee è infatti quella di adattare le batterie per le automobili che ormai non vanno più bene per utilizzi residenziali», dichiara Monteleone. Creare una circolarità in questo mercato è fondamentale. «Quando concluderemo questo progetto uno dei punti più importanti sui quali verremo valutati è proprio la sostenibilità ambientale. Le batterie attuali al termine del loro utilizzo hanno bisogno di essere smaltite in cimiteri pesanti, quelle di nuova generazione potranno essere disassemblate e smaltite in misura decisamente migliore. Quello che preoccupa non è tanto il litio quanto gli altri elementi tossici presenti, come il manganese e il nichel», sostiene Crema.

Il lavoro dei due enti di ricerca sarà molto importante e aiuterà in maniera significativa le aziende coinvolte. «Il nostro compito sarà quello di creare all’interno dello stabilimento della Casaccia una pilot line che aiuti a rendere il prodotto della ricerca utile per le richieste dell’industria. Saremo insomma un punto di incontro tra domanda e offerta», sottolinea Monteleone. «Come in ogni mercato, è normale che siano necessarie informazioni sulla domanda per poter migliorare l’offerta. Per questo ci porremo al servizio della ricerca che colmare quel gap informativo e capire come possiamo migliorare sia le batterie tradizionali con celle agli ioni di litio sia quelle con tecnologie innovative con solventi meno impattanti a livello ambientale rispetto a quelli attuali».

Diverso invece l’obiettivo posto dalla Fondazione Bruno Kessler secondo quanto racconta Crema. «Stiamo lavorando sulle cosiddette batterie a flusso, che non hanno un impatto diretto nel settore dell’automotive ma più sulle applicazioni stazionarie, e in più aiuteremo le aziende a lavorare su soluzioni ad altissima riciclabilità. In futuro le batterie saranno sempre più utilizzate e perciò sarà importante saperle riadattare a nuovi usi». Il futuro delle batterie inizia oggi.

 

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