Il 5 e 6 febbraio l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell, si è recato in visita a Mosca nonostante la richiesta avanzata da più parti di annullare l’incontro con il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. Il viaggio di Borrell in Russia – il primo di un alto funzionario europeo nel Paese dal 2017 – era stato preceduto dall’arresto di Alexei Navalny e dall’incarcerazione di migliaia di persone che avevano preso parte alle manifestazioni contro il presidente Vladimir Putin. L’Alto rappresentate aveva però deciso di confermare l’incontro con Lavrov e di portare avanti il dialogo con la Russia, anche in vista del summit del 25 marzo in cui si discuterà proprio dell’approccio da adottare in ambito europeo nei confronti di Mosca.
Di recente, l’Ue ha rinviato l’adozione di nuove sanzioni a seguito dell’arresto di Navalny in mancanza della necessaria unanimità, ma l’umiliazione subita da Borrell durante la sua visita a Mosca potrebbe cambiare la situazione.
l’Alto rappresentante è apparso in difficoltà fin dall’inizio, cadendo anche nella trappola della tv statale: interrogato sull’embargo imposto dagli Stati Uniti su Cuba, Borrell ha ricordato che l’Ue chiede da tempo una revisione della posizione americana nei confronti dell’isola, dimostrandosi sorpreso dalla domanda. Lavrov ha sfruttato l’occasione per attaccare le sanzioni imposte da Washington e Bruxelles, accusando quest’ultima di promuovere a parole il multilateralismo ma di portare avanti nei fatti solo il modello occidentale. Secondo il ministro russo, l’Unione dovrebbe mettere da parte le sanzioni – soprattutto quelle «unilaterali e illegittime» contro la Crimea – e parlare con la Russia «senza usare ultimatum, sanzioni o atti unilaterali», tutti strumenti «coloniali (…) inventati dagli Stati Uniti» che l’Ue avrebbe fatto propri.
Il ministro russo è arrivato a definire l’Unione europea «un partner inaffidabile» con cui è difficile poter stringere delle relazioni realmente costruttive, almeno per il momento.
Borrell, da parte sua, ha cercato di presentare alla controparte russa le rimostranze europee circa l’arresto di Navalny e lo stato di diritto in Russia, ma la sua figura è stata ben presto oscurata dal ministro degli Esteri. L’Alto rappresentante non ha saputo rispondere con forza alle accuse mosse da Lavrov contro l’Ue e non è stato in grado di difendere la posizione europea nei confronti della Crimea.
L’Alto rappresentante è stato ulteriormente umiliato durante la sua visita dall’espulsione di tre diplomatici europei – di Svezia, Polonia e Germania – accusati di aver partecipato alle manifestazioni per la scarcerazione di Navalny. La notizia non ha avuto particolari effetti sulla visita di Borrell in Russia, che avrebbe invece potuto lanciare un segnale anticipando il ritorno in Europa o attraverso un’altra azione dimostrativa. L’Alto rappresentante è stato anche criticato in Europa per non aver incontrato Navalny – richiesta giunta in realtà dallo staff di quest’ultimo – né i rappresentanti della società civile o delle Ong che manifestano contro Putin.
La performance di Borrell rischia ora di costargli il posto. Il parlamentare del Partito popolare europeo, Riho Terras, ha infatti scritto una lettera firmata anche da altri colleghi in cui chiede alla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, di licenziare Borrell. Secondo i firmatari, l’Alto rappresentante avrebbe «gravemente danneggiato la reputazione dell’Ue» non avendo difeso gli interessi europei ed essendosi recato a Mosca «di sua propria iniziativa» nonostante «i crimini commessi da Putin contro gli oppositori politici». Nella lettera, Borrell viene anche accusato di non aver fatto menzione della guerra in corso in Ucraina e di aver invece attaccato gli Usa su Cuba, oltre ad aver lodato un vaccino – lo Sputnik V – non ancora approvato dall’Agenzia europea per i medicinali.
Prima della visita di Borrell in Russia, il presidente Putin aveva nuovamente lanciato un appello all’Ue chiedendo a Bruxelles di mettere da parte i pregiudizi del passato e dare vita a relazioni positive in virtù dei comuni interessi. Una richiesta che Borrell sembrava disposto ad ascoltare, avendo deciso di recarsi a Mosca nonostante la tensione legata all’arresto di Navalny e alla repressione delle manifestazioni nel Paese. Eppure l’incontro tra l’Alto rappresentate e Lavrov si è concluso con l’umiliazione del primo, anziché con una distensione dei rapporti tra Russia e Ue.
Mosca pensa infatti di non aver realmente bisogno dell’Europa, preferendo far leva sulle divisioni interne e sugli interessi di alcuni Stati membri, in primis Francia e Germania. Lo stesso Lavrov, durante il colloquio con Borrell, ha ricordato la politica estera di Emmanuel Macron improntata a una riapertura del dialogo con la Russia, mentre le relazioni economiche con Berlino hanno più volte evitato un inasprimento delle sanzioni contro la Russia.
Il vero problema, quindi, è la divisione interna all’Unione europea: la mancanza di una linea comune e di una posizione unitaria minano alla base le capacità di risposta dell’Alto rappresentante e dell’Unione stessa, che finisce così umiliata a Mosca e sul piano internazionale.