Sommersi e salvatiLa ripresa economica post-covid sarà a due velocità

La contrazione causata dalla pandemia ha generato un’asimmetria. Gli Stati che prima del coronavirus vivevano una fase di espansione avranno una crisi intensa ma breve. Mentre i paesi che stavano attraversando una stagnazione, come l’Italia, potrebbero aver bisogno di quattro o più anni per riconquistare la stabilità

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Nel 2020 il mondo ha vissuto la peggiore recessione dai tempi seconda guerra mondiale. Tutti i paesi occidentali hanno registrato il maggior crollo dell’attività economica degli ultimi anni. La contrazione è stata così brusca da far tornare il Prodotto interno lordo pro capite ai livelli di qualche anno fa. 

Il Paese che più di tutti è ripiombato indietro nel tempo è l’Italia. Il nostro Pil pro capite del 2020 (37.905 dollari) è tornato ai livelli del 1994 (38.116 dollari). È un dato che conferma, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che la crisi che stiamo attraversando è la più grave della storia repubblicana. Non si tratta solo degli effetti economici e sanitari della pandemia. È da più di un decennio il nostro paese sta vivendo un lento declino. Basti pensare che l’Italia non ha mai recuperato i livelli del Pil pro capite del 2007.

D’altro canto, in Francia e nel Regno Unito, il Pil pro capite è tornato ai livelli del 2009. La Germania e gli Stati Uniti, che negli ultimi anni avevano registrato una marcata crescita del Pil, sono tornati rispettivamente ai livelli del 2013 e del 2016.

Un caso interessante sembra essere il Giappone. Il paese non ha vissuto la drammaticità della crisi sanitaria. A fronte di una popolazione di 126 milioni di abitanti, i decessi registrati per Covid-19 sono stati finora meno di 6.000. Ha attraversato però una profonda crisi economica. La caduta del Pil nel 2020 è stata del 5,1 % e il Pil pro capite è tornato ai livelli del 2014.

La ripresa economica che verrà sarà disomogenea tra i diversi Stati. Secondo gli ultimi dati del Fondo Monetario Internazionale (FMI), il Pil pro capite degli Stati Uniti dovrebbe essere superiore a quello 2019 già nel 2022 (62.206 dollari contro 62.755 206 dollari). Stesso discorso per la Germania: 54.493 dollari nel 2022 contro 53.945 dollari nel 2019.

Le previsioni sono più cupe per gli altri paesi. Il Pil pro capite giapponese dovrebbe tornare ai livelli pre-pandemia nel 2023 mentre quello francese solo nel 2024. Italia e Regno Unito potrebbero invece non riprendersi dalla crisi neanche nel 2024. Nel caso dell’Italia il problema sarebbe la perenne crisi a cui ormai il paese sembra essersi abituato, mentre il Regno Unito pagherebbe il prezzo della Brexit. 

Le cose non vanno tanto diversamente in America latina. Come ha affermato Gita Gopinath, capo economista dell’FMI, «l’America latina è stata particolarmente colpita dalla pandemia, ma vi sono diversi livelli di contrazione e tassi di ripresa molto diversi».

L’Argentina è il paese che più di tutti ha sofferto la crisi. Il Pil pro capite nel 2020 (19.271 dollari) è tornato ai livelli del 2005 e si è allontanato ulteriormente dai valori massimi registrati nel 2011 (24.648 dollari). Inoltre l’Argentina è l’unico paese latinoamericano che, già prima della pandemia, aveva registrato due anni consecutivi di calo del Pil pro capite.

In Brasile l’attività economica si è contratta del 4,5%. Si tratta di una caduta moderata rispetto agli altri grandi paesi della regione (Argentina –10,4%, Messico –8,5%). Tuttavia, la stagnazione economica brasiliana degli ultimi anni fa sì che il Pil pro capite nel 2020 (13.777 dollari) sia tornato ai livelli del 2007 e ben al di sotto dei livelli massimi del 2013 (15.822 dollari).

In Cile, Colombia e Messico il Pil pro capite è tornato a livelli rispettivamente del 2012, 2013 e 2010. Merita una menzione a parte l’Uruguay il cui Pil pro capite del 2020 (20.187 dollari) è tornato indietro al 2015. Si tratta di un buon risultato, frutto della marcata crescita economica registrata negli ultimi 15 anni e della gestione sanitaria della pandemia. Finora i morti registrati per Covid-19 nella repubblica rioplatense sono stati meno di 500. 

Infine, anche per i paesi latinoamericani, preoccupa l’eterogeneità della futura ripresa economica. Secondo le stime del FMI, l’Uruguay dovrebbe riprendersi dalla crisi del 2022, la Colombia nel 2023, il Cile e il Brasile nel 2024. 

Argentina e Messico non torneranno ai livelli pre-pandemia neanche nel 2024. In quell’anno il Pil pro capite dei due paesi dovrebbe coincidere rispettivamente con i livelli del 2006 e 2014. Per entrambi i paesi sarà difficile superare la crisi perché la pandemia si è sovrapposta al periodo di instabilità che stanno vivendo i due paesi: l’Argentina è prigioniera del kirchnerismo, il Messico dei narcos

In sintesi, l’aspetto più preoccupante della crisi non è la contrazione economica del 2020. Era dall’inizio della pandemia che ci si aspettava una marcata caduta del Pil. Ciò che desta preoccupazione è il fatto che la crisi abbia generato un’asimmetria tra i paesi e, soprattutto, acuito una divergenza che era già possibile osservare prima della pandemia. I paesi che, prima della pandemia, vivevano una fase di espansione economica, avranno una crisi intensa ma breve. È il caso dell’Uruguay, della Germania e degli Stati Uniti.

D’altro lato, la ripresa economica tarderà ad arrivare in quei paesi che stavano attraversando una fase di stagnazione economica e/o turbolenze politico-economiche già prima della pandemia. È il caso di Argentina, Brasile, Messico, Italia e Regno Unito. Questi paesi potrebbero aver bisogno di quattro o più anni per riconquistare il livello economico precedente alla pandemia. Infine, Italia e Argentina, pur recuperando il Pil pro capite del 2019, resterebbero ancora lontani dai livelli economici registrati in passato.