«Responsabilità nazionale» e «unità», che «non è un’opzione, è un dovere». Il presidente del Consiglio Mario Draghi, al Senato per illustrare le linee programmatiche del suo governo e chiedere la fiducia, ha fatto subito appello alla «responsabilità nazionale» come «principale dovere a cui siamo chiamati tutti» per «combattere con ogni mezzo la pandemia e salvaguardare le vite dei cittadini». Una «trincea in cui combattiamo tutti insieme», ha detto Draghi, ricordando i morti della pandemia e gli italiani che soffrono per la crisi generata dall’emergenza sanitaria.
«Ci impegniamo a fare di tutto perché possano tornare alla normalità delle loro occupazione», ha detto Draghi. E «ci impegniamo a informare i cittadini con sufficiente anticipo di ogni cambiamento delle regole», ha aggiunto dopo la polemica sulla mancata riapertura delle piste da sci annunciata solo poche ore prima.
Seduto tra il leghista Gian Carlo Giorgetti (ministro dello Sviluppo economico) e il Cinque Stelle Stefano Patuanelli (neoministro dell’Agricoltura), Draghi ha promesso che il suo governo «farà le riforme ma affronterà anche l’emergenza, non esiste un prima e un dopo». Ha citato Cavour: «Le riforme compiute a tempo invece di indebolire l’autorità la rafforzano». Ma «nel frattempo dobbiamo occuparci di chi soffre adesso per la crisi».
«Non vi è mai stato nella mia lunga vita professionale un momento di emozione così intensa e di responsabilità così ampia», ha ammesso il presidente del Consiglio, ringraziando anche il suo predecessore Giuseppe Conte. «Un esecutivo come questo è semplicemente il governo del Paese, non ha bisogno di un aggettivo che lo definisca». Il governo, ha spiegato, incarna «volontà, consapevolezza e senso di responsabilità delle forze politiche alle quali è stata chiesta una rinuncia. Questo è lo spirito repubblicano di un governo che nasce in una situazione di emergenza».
«Il governo del Paese»
Questo esecutivo, ha specificato, «non è nato dal fallimento della politica, nessuno fa un passo indietro rispetto alla propria identità ma semmai in un nuovo e del tutto inconsueto perimetro di collaborazione ne fa uno avanti nel rispondere alle esigenze del Paese e delle imprese per lavorare insieme senza pregiudizi e rivalità». Questa è «l’espressione più alta e nobile della politica», che fa «scelte coraggiose» e «prima di ogni appartenenza viene il dovere della cittadinanza. Senza lesinare sforzi per combattere la pandemia. Politici e tecnici, siamo semplicemente tutti cittadini italiani, tutti consapevoli del compito che ci è stato affidato». Questo è «lo spirito repubblicano del mio governo».
«Conta la qualità delle decisioni, il coraggio delle visioni», non la durata del governo – ha detto Draghi, appellandosi alla stessa responsabilità del dopoguerra per «avviare la ricostruzione» post pandemia.
«Mi chiedo se la mia generazione sta facendo per loro, i nostri figlie e nipoti, quello che i nostri nonni hanno fatto per noi. Una domanda alla quale dobbiamo dare risposte concrete quando costringiamo i nostri giovani a emigrare, quando aumentiamo il debito pubblico senza aver investito al meglio risorse. Ogni spreco è un torto alle future generazioni», ha spiegato. Draghi ha ribadito che il «desiderio di costruire un futuro migliore» dovrà orientare «le nostre decisioni nella speranza che i giovani ci ringrazino per il nostro lavoro e non ci rimproverino per il nostro egoismo».
Ha ribadito, ripetendolo più volte, che sarà un governo europeista e atlantista: «Sostenere questo governo significa condividere l’irreversibilità della scelta dell’euro, la prospettiva di una Unione europea sempre più integrata che approderà a un bilancio pubblico comune per sostenere i Paesi nei periodi di recessione».
«Questo è il terzo governo della legislatura. Non c’è nulla che faccia pensare che possa far bene senza il sostegno convinto di questo Parlamento», ha detto in conclusione appellandosi all’aula. «È un sostegno che non poggia su alchimie politiche ma sullo spirito di sacrificio con cui donne e uomini hanno affrontato l’ultimo anno, sul loro vibrante desiderio di rinascere, di tornare più forti e sull’entusiasmo dei giovani che vogliono un Paese capace di realizzare i loro sogni. Oggi, l’unità non è un’opzione, l’unità è un dovere. Ma è un dovere guidato da ciò che son certo ci unisce tutti: l’amore per l’Italia».
Il programma
Nel programma illustrato dal presidente del Consiglio, c’è in primis la riforma della sanità: «Il punto centrale è rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale, realizzando una forte rete di servizi di base». La “casa come principale luogo di cura” «è oggi possibile con la telemedicina, con l’assistenza domiciliare integrata».
Poi la scuola e la ricerca. «Non solo dobbiamo tornare rapidamente a un orario scolastico normale, anche distribuendolo su diverse fasce orarie, ma dobbiamo fare il possibile, con le modalità più adatte, per recuperare le ore di didattica in presenza perse lo scorso anno, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno in cui la didattica a distanza ha incontrato maggiori difficoltà. Occorre rivedere il disegno del percorso scolastico annuale. Allineare il calendario scolastico alle esigenze derivanti dall’esperienza vissuta dall’inizio della pandemia. Il ritorno a scuola deve avvenire in sicurezza». Investendo anche «nella formazione del personale docente per allineare l’offerta educativa alla domanda delle nuove generazioni». Draghi ha fatto riferimento alla necessità di potenziare gli istituti tecnici: «Il Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza assegna 1,5 miliardi agli Itis, 20 volte il finanziamento di un anno normale pre-pandemia. Senza innovare l’organizzazione di queste scuole rischiamo che le risorse del Recovery Plan vengano sprecate», ha detto. Senza dimenticare la ricerca: «Occorre investire adeguatamente nella ricerca, senza escludere la ricerca di base, puntando all’eccellenza, ovvero a una ricerca riconosciuta a livello internazionale per l’impatto che produce sulla nuova conoscenza e sui nuovi modelli in tutti i campi scientifici».
Sul lavoro, Draghi ha sottolineato la necessità di investimenti nelle politiche attive del lavoro, in particolare sul personale dei centri per l’impiego: «Affinché esse siano immediatamente operative è necessario migliorare gli strumenti esistenti, come l’assegno di riallocazione, rafforzando le politiche di formazione dei lavoratori occupati e disoccupati. Vanno anche rafforzate le dotazioni di personale e digitali dei centri per l’impiego in accordo con le regioni». A pagare il prezzo più alto della crisi, ha detto Draghi, «sono stati i giovani, le donne e i lavoratori autonomi. È innanzitutto a loro che bisogna pensare quando approntiamo una strategia di sostegno delle imprese e del lavoro».
Una nuova strategia, con un passaggio chiave del discorso che segna un cambio di passo: dagli aiuti a pioggia alla selettività. «Uscire dalla pandemia non sarà come riaccendere la luce», ha detto Draghi. «Questa osservazione, che gli scienziati non smettono di ripeterci, ha una conseguenza importante. Il governo dovrà proteggere i lavoratori, tutti i lavoratori, ma sarebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune dovranno cambiare, anche radicalmente. E la scelta di quali attività proteggere e quali accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che la politica economica dovrà affrontare nei prossimi mesi».
La transizione ecologica guiderà l’operato del governo. «Quando usciremo, e usciremo, dalla pandemia, che mondo troveremo?», si è chiesto, citando Papa Francesco. Draghi ha sottolineato la necessità di «proteggere il futuro dell’ambiente, conciliandolo con il progresso e il benessere sociale». Con «un approccio nuovo: digitalizzazione, agricoltura, salute, energia, aerospazio, cloud computing, scuole ed educazione, protezione dei territori , biodiversità, riscaldamento globale ed effetto serra sono diverse facce di una sfida poliedrica che vede al centro l’ecosistema in cui si svilupperanno tutte le azioni umane».
La mobilitazione di tutte le energie del Paese però «non può prescindere dal coinvolgimento delle donne», ha detto Draghi. Ma «una vera parità di genere non significa un farisaico rispetto di quote rosa richieste dalla legge: richiede che siano garantite parità di condizioni competitive tra generi». Senza dimenticare il Mezzogiorno: «Per riuscire a spendere e spendere bene, utilizzando gli investimenti dedicati dal Next Generation Eu occorre irrobustire le amministrazioni meridionali, anche guardando con attenzione all’esperienza di un passato che spesso ha deluso la speranza».
Il Recovery Plan e le riforme
Il precedente governo, ha detto Draghi, «ha già svolto una grande mole di lavoro sul Programma di ripresa e resilienza. Dobbiamo approfondire e completare quel lavoro che, includendo le necessarie interlocuzioni con la Commissione europea, avrebbe una scadenza molto ravvicinata, la fine di aprile». Draghi ha assicurato che accoglierà gli orientamenti che arriveranno dal Parlamento. Dopodiché «le Missioni del programma potranno essere rimodulate e riaccorpate, ma resteranno quelle enunciate nei precedenti documenti del governo uscente, ovvero l’innovazione, la digitalizzazione, la competitività e la cultura; la transizione ecologica; le infrastrutture per la mobilità sostenibile; la formazione e la ricerca; l’equità sociale, di genere, generazionale e territoriale; la salute e la relativa filiera produttiva». Ma, ha specificato, «dovremo rafforzare il programma prima di tutto per quanto riguarda gli obiettivi strategici e le riforme che li accompagnano».
Quanto alla governance – tema da cui è partita la crisi di governo – Draghi ha chiarito: «La governance del Programma di ripresa e resilienza è incardinata nel ministero dell’Economia e finanza con la strettissima collaborazione dei Ministeri competenti che definiscono le politiche e i progetti di settore. Il Parlamento verrà costantemente informato sia sull’impianto complessivo, sia sulle politiche di settore».
Poi l’elenco delle riforme previste nel piano. Quella fiscale, in primis sull’Irpef, «con il duplice obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo, riducendo gradualmente il carico fiscale e preservando la progressività. Funzionale al perseguimento di questi ambiziosi obiettivi sarà anche un rinnovato e rafforzato impegno nell’azione di contrasto all’evasione fiscale». Negli anni recenti, ha detto, ci sono stati tentativi di fare le riforme ma «con interventi parziali dettati dall’urgenza del momento, senza una visione a tutto campo che richiede tempo e competenza. Nel caso del fisco, per fare un esempio, non bisogna dimenticare che il sistema tributario è un meccanismo complesso, le cui parti si legano una all’altra. Non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta. Un intervento complessivo rende anche più difficile che specifici gruppi di pressione riescano a spingere il governo ad adottare misure scritte per avvantaggiarli».
L’altra riforma è quella della pubblica amministrazione. La riforma si muoverà su due direttive: «Investimenti in connettività con anche la realizzazione di piattaforme efficienti e di facile utilizzo da parte dei cittadini; aggiornamento continuo delle competenze dei dipendenti pubblici, anche selezionando nelle assunzioni le migliori competenze e attitudini in modo rapido, efficiente e sicuro, senza costringere a lunghissime attese decine di migliaia di candidati».
Nel campo della giustizia, Draghi seguirà le raccomandazioni europee: «Aumentare l’efficienza del sistema giudiziario civile, attuando e favorendo l’applicazione dei decreti di riforma in materia di insolvenza, garantendo un funzionamento più efficiente dei tribunali, favorendo lo smaltimento dell’arretrato e una migliore gestione dei carichi di lavoro, adottando norme procedurali più semplici, coprendo i posti vacanti del personale amministrativo, riducendo le differenze che sussistono nella gestione dei casi da tribunale a tribunale» e «favorendo la repressione della corruzione».
La politica estera
«Nei nostri rapporti internazionali questo governo sarà convintamente europeista e atlantista, in linea con gli ancoraggi storici dell’Italia: Unione europea, Alleanza Atlantica, Nazioni Unite», ha ribadito il presidente del consiglio. «Profonda è la nostra vocazione a favore di un multilateralismo efficace, fondato sul ruolo insostituibile delle Nazioni Unite. Resta forte la nostra attenzione e proiezione verso le aree di naturale interesse prioritario, come i Balcani, il Mediterraneo allargato, con particolare attenzione alla Libia e al Mediterraneo orientale, e all’Africa».
Inoltre, ha spiegato, «la pandemia ha rivelato la necessità di perseguire uno scambio più intenso con i partner con i quali la nostra economia è più integrata. Per l’Italia ciò comporterà la necessità di meglio strutturare e rafforzare il rapporto strategico e imprescindibile con Francia e Germania». Ma anche «con Stati con i quali siamo accomunati da una specifica sensibilità mediterranea e dalla condivisione di problematiche come quella ambientale e migratoria: Spagna, Grecia, Malta e Cipro». E poi: «Continueremo anche a operare affinché si avvii un dialogo più virtuoso tra l’Unione europea e la Turchia, partner e alleato Nato».
Continuerà il dialogo con la Russia. «Seguiamo con preoccupazione ciò che sta accadendo in questo e in altri Paesi dove i diritti dei cittadini sono spesso violati. Seguiamo anche con preoccupazione l’aumento delle tensioni in Asia intorno alla Cina», ha detto.
Poi il tema migrazioni, tema sensibile in una maggioranza in cui è presente anche la Lega: «Altra sfida sarà il negoziato sul nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo, nel quale perseguiremo un deciso rafforzamento dell’equilibrio tra responsabilità dei Paesi di primo ingresso e solidarietà effettiva. Cruciale sarà anche la costruzione di una politica europea dei rimpatri dei non aventi diritto alla protezione internazionale, accanto al pieno rispetto dei diritti dei rifugiati».
L’avvento della nuova amministrazione americana, infine, «prospetta un cambiamento di metodo, più cooperativo nei confronti dell’Europa e degli alleati tradizionali», ha spiegato Draghi. «Sono fiducioso che i nostri rapporti e la nostra collaborazione non potranno che intensificarsi».