ArmisantiLe storie di quattro vittime innocenti di Cosa Nostra raccontate in un podcast d’inchiesta

Vite mafiose e morti ordinarie narrate dalla voce del giornalista palermitano Gaetano Pecoraro: le “anime sante” di Attilio Manca, Graziella Campagna, Nicola Consales e Nino Agostino sono le protagoniste dei 9 episodi della serie prodotta da Audible, scritta con Alessia Rafanelli e con il sound design di Donato Di Trapani e Francesco Vitaliti

Unsplash

L’ergastolo al boss di Cosa Nostra Antonino Madonia è solo un primo passo verso la giustizia. Ci sono voluti trentadue anni per questa sentenza di condanna nel processo per il duplice omicidio di Nino Agostino e della moglie Ida Castelluccio, ancora incinta, il 5 agosto 1989. La storia di Nino Agostino, poliziotto di un piccolo commissariato di periferia nella Palermo spietata degli anni Ottanta, è stata rievocata più volte dai media, soprattutto attraverso il dolore di Vincenzo Agostino, il padre di Nino ed è una vicenda che descrive il legame tra la criminalità organizzata e le sue tante vittime innocenti. Ora è raccontata anche nei tre episodi conclusivi del podcast “Armisanti! Vite mafiose e morti ordinarie” (Armisanti, dal siciliano Anime Sante).

«Nino Agostino era conosciuto come un poliziotto semplice, ma i racconti di persone informate dei fatti, lo descrivono come una persona speciale, che lavorava anche con Giovanni Falcone. La sua è la vita di un uomo semplice che si ritrova in una guerra da Far West tra Stato e Anti-Stato», dice a Linkiesta l’autore del podcast, Gaetano Pecoraro.

In “Armisanti” Pecoraro racconta le vite di quattro persone comuni – Attilio Manca, Graziella Campagna, Nicola Consales e, appunto, Nino Agostino – che si incrociano con quelle di cinque temibili boss di Cosa Nostra: Bernardo Provenzano, Tommaso Buscetta, Gerlando Alberti Jr., Matteo Messina Denaro e Antonino Madonia. Il termine Armisanti, infatti, sta a indicare tanto quelle anime che in vita hanno sparso sangue e sofferenza nel mondo, come i boss di Cosa Nostra, quanto le anime delle loro vittime, che ancora aspettano di vedere la risoluzione dei loro casi e di avere giustizia.

Il podcast è il risultato di diverse inchieste, alcune iniziate anni fa, che l’autore ha portato avanti costruendo un mosaico di informazioni e di storie tassello dopo tassello, incontrando i familiari delle vittime di mafia, le persone che li conoscevano, parlando anche con i mafiosi stessi.

«Ho scelto di raccontare le vite di quattro persone comuni travolte dalla mafia, persone le cui vite sembravano dover seguire un percorso lineare del tutto prevedibile: sposarsi, costruirsi una casa, avere dei figli, restare vicini alla propria famiglia. Graziella Campagna, che nella sua vita semplice di ragazzina ha incrociato per una disgraziata coincidenza l’abbraccio mortale tra mafia ed estremismo di destra. Nicola Consales, che è morto per essersi invaghito della donna di Matteo Messina Denaro. O Attilio Manca, giovane medico dalla brillante carriera, morto in un suicidio che ha il sapore della messinscena», spiega Pecoraro.

In queste storie c’è anche il racconto di uno Stato che per anni non ha saputo opporre resistenza né garantire la giustizia. Nella fiction e nei racconti di solito emergono chiaramente il bene e il male come entità immediatamente riconoscibili. Qui però non è così, è tutto più sfumato.

«Queste storie – dice Pecoraro – restituiscono la sensazione di vivere in un Paese difficilmente controllabile. Con uno Stato invischiato in faccende poco chiare. La più grossa difficoltà è stata proprio dover fare il pelo e contropelo alle istituzioni, alla polizia, in quella che un tempo potevamo chiamare zona grigia. Ci sono errori macroscopici, grossolani, che possono passare per incompetenza, ma a guardare bene sembrano frutto di una strategia più complessa. Prendiamo il caso di Attilio Manca: cinque pentiti tirano fuori questa storia in processi in cui lui, questo medico morto giovanissimo, non c’entra nulla. Com’è possibile che di cinque pentiti nessuno è stato valutato attendibile?», si chiede Pecoraro.

La ricostruzione delle storie è stata fatta attraverso fonti di tutti i tipi, non solo i documenti ufficiali. Ed è anche ricavata scavando nelle pieghe di un vuoto giudiziario fatto di documenti mancanti o falsi. «È stato un duro lavoro di ricerca nei documenti, nelle testimonianze dei pentiti che sono ore e ore di audio. A volte attendibili, a volte poco attendibili, a volte per nulla attendibili», aggiunge l’autore.

“Armisanti” è un podcast in 9 puntate ritmate, accese, espressive. È prodotto da Audible in collaborazione con Dopcast, da un’idea di Gaetano Pecoraro ed è stato scritto a quattro mani con Alessia Rafanelli. Poi l’intero racconto è accompagnato dal sound design di Donato Di Trapani e Francesco Vitaliti, che non fa solo da sfondo alle vicende, ma le costruisce, le avvolge e le completa.

«C’è uno sforzo maniacale – conclude Pecoraro – per portare in ogni puntata un microclima sonoro che guida l’ascoltatore al momento di ricreare le immagini dell’Italia del passato. Mi è piaciuto lavorare non solo sull’inchiesta, ma anche con il prodotto podcast, per raccontare le storie in modo da poter lasciare spazio all’immaginazione dello spettatore pur rimanendo ancorati alla realtà dei fatti».

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter