C’era una voltaQuando il cibo è un portale magico per entrare nel mondo delle fiabe

Dalla pappa d’avena di Riccioli d’oro alla lepre in salmì del Gatto con gli stivali, dalle lenticchie di Cenerentola alla casetta di marzapane di Hansel e Gretel: dieci favole, dieci sapori che ci faranno tornare bambini, in una selezione di ingredienti, locali e ricette

Il papà è seduto ai piedi del lettino. Il libro in una mano, la pila nell’altra: poca luce, quanto basta a leggere lasciando che le bambine prendano sonno. E loro, gli occhi chiusi ma non troppo, si lasciano guidare in un mondo di fate e draghi, di conigli frettolosi e anatroccoli impauriti, di sorgenti fatate e di streghe malvage. Chiunque sia stato bambino, conosce la magia delle fiabe. Una magia che tante volte passa attraverso il cibo e che proprio il cibo, da grandi, può aiutarci a ritrovare: avete mai provato a fare tante briciole di pane come Pollicino? O a mangiare una mela rossa come quella di Biancaneve? Allora provate a perdervi con noi in questo viaggio, in cui troverete sapori da fiaba: noi ci mettiamo gli ingredienti e qualche ricetta. Per apparecchiare potete trovarvi un tavolino magico, come quello raccontato dai fratelli Grimm: «un tavolino di legno comune, dall’aspetto tutt’altro che particolare, ma quando lo si metteva a terra e si diceva: “Tavolino, apparecchiati!” eccolo d’un tratto coprirsi di una linda tovaglietta, con un piatto, posate, e vassoi di lesso e di arrosto quanti ce ne potevano stare, e un bel bicchierone di vino rosso che scintillava da rallegrare il cuore».

Le mela di Biancaneve

«Poi la Regina gridò: “Biancaneve deve morire, dovesse costarmi la vita”. Andò in una stanza segreta dove nessuno poteva entrare e preparò una mela velenosissima. Di fuori era così bella rossa, che invogliava solo a vederla, ma chi ne mangiava un pezzetto doveva morire». Al naturale o caramellate, nelle torte o cotte al forno, in un frullato o nelle frittelle, le mele, ovviamente non avvelenate, sono sempre tra i frutti più amati. E la Royal Gala di Marlene sembra proprio uscita dal racconto dei fratelli Grimm: rossa, perfetta, dolcissima, profumata, succosa e croccante. I bambini un po’ cresciutelli, invece, possono ritrovare il profumo della mela di Biancaneve in un bicchiere di Calvados: Château du Breuil V.S.O.P si produce solo con succo puro di mele del Pays d’Auge, e delle mele conserva il profumo, annuncio di un sapore fresco, rotondo e morbido.

Il burro di Pinocchio

«Chi non ha veduto la gioia di Pinocchio, a questa notizia tanto sospirata, non potrà mai figurarsela. Tutti i suoi amici e compagni di scuola dovevano essere invitati per il giorno dopo a una gran colazione in casa della Fata, per festeggiare insieme il grande avvenimento: e la Fata aveva fatto preparare dugento tazze di caffè-e-latte e quattrocento panini imburrati di sopra e di sotto». L’abbondanza, la gioia, la festa strabordano dalle pagine di Collodi, in una ricchezza di sapore quasi impossibile, quella data da un panino imburrato su tutte e due e facce. E se anche lo spalmiamo su un lato solo, pane e burro è una delizia da favola. Ma il burro deve essere freschissimo e buonissimo: il Burro Superiore Fratelli Brazzale, ottenuto da panna di centrifuga, è davvero speciale, delizioso, spalmabile e gustoso. La zangolatura avviene entro le 24 ore dalla mungitura, il foraggio di cui si nutrono le mucche garantisce l’84% di materia grassa; inoltre ogni capo in lattazione ha a disposizione almeno 4,5 ha di terreno. Incartato a mano in un’elegante confezione, ha come logo una dama Belle Epoque disegnata da Mariano Fortuny.

La casetta di marzapane di Hansel e Gretel

«Chi mi mangia la casina
zuccherosa e sopraffina?»

È la vecchia che dall’interno della sua casetta di marzapane si rivolge ai due fratellini. Chi non ha mai sognato di imbattersi, prima o poi, in una casetta di marzapane? Certo, quella di Hansel e Gretel probabilmente era fatta di pan di zenzero, dal gusto più nordico. Noi possiamo immaginare una casa più mediterranea, fatta di vero marzapane, quello con cui si preparano i classici “fruttini”: Pistì propone, tra le altre cose, frutti coloratissimi e dolcissimi, belli da vedere e buoni da mangiare.

Il tè di Alice nel Paese delle meraviglie

«La Lepre Marzolina e il Cappellaio, seduti ad un tavolo sotto un albero di fronte alla casa, stavano prendendo il tè». Un classico tè inglese? Non proprio: il tè viene versato sul naso di un ghiro che sta dormendo e il burro viene spalmato con il coltello del pane negli ingranaggi dell’orologio del Cappellaio e, anche se era dei migliori, lo rovina. Le stranezze di questo tè non si contano, ma per chi vuole sentirsi come Alice può bastare una dose di fantasia e una buona miscela dal gusto british: il classico English Breakfast è l’ideale, servito nelle giuste tazze e accompagnato da qualche biscotto. Trovate tutto il necessario da La Teiera Eclettica, nel negozio di Milano, aperto nonostante le restrizioni in quanto negozio di alimentari, oppure direttamente on line. Si possono acquistare tè sfusi provenienti dai più disparati Paesi, ma anche dei buoni tè in bustina selezionati dalla famosa azienda parigina Mariage Frères e dalla moderna azienda inglese Teapigs. Non mancano poi biscotti artigianali con il tè come ingrediente e, solo in negozio, un’ampia selezione di oggetti per preparare il tè.

La pappa d’avena di Riccioli d’Oro

«Una mattina i tre Orsi decisero di andare a fare una passeggiata nel bosco, in attesa che si raffreddasse la pappa d’avena che Mamma Orsa aveva preparato. Lasciarono il tavolo ben apparecchiato e uscirono». La piccola Riccioli d’Oro arriva, trova la casa vuota e si mangia la pappa d’avena nella ciotola più piccola. Il resto della favola di Robert Southey lo conosciamo tutti. Quello che non tutti sanno è come preparare un porridge che sia buono, nei limiti in cui può esserlo un porridge. Si usa una parte di fiocchi di avena e due parti di latte (o di acqua); si lascia cuocere mescolando per circa 15 minuti, fino a ottenere una pappa cremosa. Si spegne il fuoco, si zucchera a piacere e si lascia intiepidire, proprio come hanno fatto gli orsi, prima di mangiare il porridge. Questa la base, cui si possono aggiungere gli ingredienti più disparati: frutti di bosco o frutti esotici, frutta fresca, secca o disidratata, scaglie di cioccolato, o per un tocco goloso una cucchiaiata di cacao.

Il pane di Pollicino

«Egli non sapeva davvero che cosa inventarsi, quando ecco che la madre dette a ciascuno di loro un pezzo di pane per colazione. Allora gli venne in capo che di quel pane avrebbe potuto servirsene, invece dei sassolini, seminando le briciole lungo la strada per dove sarebbero passati. E si mise il pane in tasca. Il padre e la madre li condussero nel punto più folto e più oscuro della foresta: e quando ci furono arrivati, essi presero una scappatoia e via. Pollicino non si preoccupò, perché sapeva di poter ritrovare facilmente la strada con l’aiuto delle briciole sparse; ma figuratevi come rimase, quando si accorse che le briciole gliele avevano beccate gli uccelli».

La favola di Perrault è tra le più famose: il bambino che quando nasce è più piccolo di un dito pollice, ma che crescendo diventa il più intelligente dei fratelli, i genitori che abbandonano i loro bambini, l’orco, l’orchessa, gli stivali delle sette leghe. E le briciole di pane. Ma noi il pane piuttosto che sbriciolarlo preferiamo mangiarlo, fresco, fragrante, e magari ben farcito: da Gro a Monza fanno il pane e la pizza romana, da riempire con mortadella, salame, pecorino, burrata, puntarelle, acciughe e tante altre cose buone.

La farina del lupo e i sette capretti

«I piccini videro il lupo e gridarono: “Non apriamo; la nostra mamma non ha le zampe nere come te: tu sei il lupo”. Allora il lupo corse da un fornaio e gli disse: “Mi son fatto male al piede, spalmaci sopra un po’ di pasta”. E quando il fornaio gli ebbe spalmato la zampa, corse dal mugnaio e gli disse: “Spargimi sulla zampa un po’ di farina bianca”.»

L’astuzia del lupo raccontata dai fratelli Grimm ha per protagonista la farina, bianca, per simulare il candore del pelo di mamma capretta. E adesso che tutti abbiamo imparato a impastare, anche noi abbiamo capito l’importanza di scegliere la farina giusta. Non tutti possiamo rivolgerci direttamente al mugnaio, come ha fatto il lupo, ma possiamo cercare la qualità: Flôr di Lune di Molino Moras è una farina biologica che nasce da grano biologico, e dall’attenzione per la terra e i suoi ritmi; equilibrata, nutriente e sana, è ideale per biscotti e pani profumati e molto altro.

Focaccia e pane di Cappuccetto rosso

«Un giorno sua madre le disse: “Vieni, Cappuccetto Rosso, eccoti un pezzo di focaccia e una bottiglia di vino, portali alla nonna; è debole e malata e si ristorerà”».

Chi in questo momento non vorrebbe perdersi nel bosco, cogliendo i fiori, ascoltando il canto degli uccellini, rincorrendo le farfalle, anche a rischio di incontrare il lupo? E all’arrivo, incontrare una persona a cui si vuole bene, e condividere un cestino pieno di cose buone. Focaccia e vino: una focaccia dolce, preferibilmente. È la specialità della Pasticceria Tabiano, lievitata a lungo e preparata in tante varianti, agli agrumi, al cioccolato e pere, con pesche, albicocche e ananas, solo per citarne qualcuna.  E per accompagnarla, nel cestino possiamo mettere una bottiglia di Nurah, Malvasia delle Lipari Naturale di Salina Dop di Cantine Colosi, dorata e profumata di miele e albicocche mature: l’ideale per ridare il sorriso alla nonnina malata.

             

La lepre in salmì del Gatto con gli stivali

«Tutto trionfante per la preda catturata, il gatto si recò dal Re e domandò di parlargli. Lo fecero salire agli appartamenti di Sua Maestà; e qui il Gatto, fatta una grande riverenza al sovrano, disse: “Sire, accettate questa bella lepre, che vi manda il marchese di Carabas”». Lepri. E poi conigli, e pernici, e cacciagione di ogni tipo, che il furbo gatto di Perrault porta al suo Re, a nome del marchese suo padrone, perché venga cucinata dai cuochi di corte. Se non disponete di un gatto cacciatore e di una squadra di servitori in cucina, avete due alternative: rimboccarvi le maniche e darvi da fare, oppure affidarvi ai professionisti. Pio Costantini, proprietario dell’omonimo ristorante di Tarcento, in provincia di Udine, è un vero esperto di cacciagione: «La lepre è una delle prede più gustose di selvaggina – dice – la sua presenza rappresenta una garanzia di un territorio “pulito”, essendo un animale molto sensibile ai fattori d’inquinamento. Le sue carni sono saporite ma vanno trattate con conoscenza ed esperienza. Alcune parti come la coscia necessitano di cotture lunghe mentre altre come il lombo di cotture brevi per mantenere il colore amaranto della polpa. Tra i piatti che proponiamo nelle cene di cacciagione: aperitivo con bocconcini di lombo fritti; antipasto con il lombo marinato e passato alle braci, scaloppato e servito con mostarda di uva fragola e misticanza all’aceto di Lamponi; ravioli ripieni di lepre serviti con la riduzione di lepre e fegato grasso d’anatra; polenta di farina nostrana e il ragù di lepre, oppure con il classico salmì».

Le lenticchie di Cenerentola

«Ma Cenerentola insisteva e la matrigna finì col dirle: “Ti rovescerò nella cenere un piatto di lenticchie e se in due ore le sceglierai tutte, andrai anche tu”. La matrigna le rovesciò le lenticchie nella cenere, ma la fanciulla andò nell’orto dietro casa e chiamò: “Dolci colombelle mie, e voi, tortorelle, e voi, uccellini tutti del cielo, venite e aiutatemi a scegliere le lenticchie: quelle buone me le date, le cattive le mangiate”».

In questi giorni di chiusure probabilmente tutte le fanciulle sarebbero disposte a raccogliere lenticchie di focolare per andare a un ballo, anche senza l’aiuto delle tortorelle. Se poi al ballo non si può andare, le lenticchie si possono sempre mangiare. Legù  propone prodotti a base di farina di legumi, buoni, sani e senza glutine: sul loro e-shop si possono comprare le lenticchie di montagna, la “non è pasta” bio di lenticchie e ceci, la pasta Unica rossa, a base di lenticchie e mais, i Triangoli alla pizzaiola a base di lenticchie, da sgranocchiare come snack. Perfetti per i celiaci e per chi cerca un’alimentazione sana, i prodotti Legù sono ideali per i celiaci. E per chi ama i classici, Monica Neri, anima dell’azienda, propone la semplice ricetta di sua Nonna Ida: «Lava le lenticchie in acqua fredda e lasciale in ammollo tutta la notte. Il giorno dopo cuocile per 10 minuti in acqua bollente salata. A parte fai rosolare con olio e acqua un gambo di sedano tritato con una zucchina e una carota. Aggiungi 500 ml di salsa di pomodoro, lascia bollire per 10 minuti e unisci le lenticchie bollite». Buon appetito a tutte le principesse, alle matrigne, alle sorellastre e anche ai principi azzurri.

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