I dati sul lavoro ormai parlano chiaro: la crisi Covid si sta riversando tutta sui contratti a termine. Il 2020, secondo le ultime elaborazioni dell’Istat e del ministero del Lavoro, si è chiuso con 393mila occupati a tempo determinato in meno e 1,4 milioni di contratti temporanei scaduti e non rinnovati. Davanti a questi numeri, in vista della stagione estiva e della programmazione di nuove assunzioni per il turismo, cresce nella maggioranza la richiesta di prorogare la deroga alle causali sul contratto a termine e di mettere mano ai paletti previsti nel decreto dignità.
I tecnici del ministero dell’Economia e del ministero del Lavoro – racconta Il Sole 24 Ore – stanno pensando di modificare il provvedimento grillino già nel prossimo decreto sostegni, sterilizzando nuovamente le causali almeno sulle proroghe e i rinnovi dei contratti. La normativa attuale semplificata scade il 31 marzo e senza interventi si rischia dal 1 aprile di dover applicare a tutti i contratti a termine, incluse le somministrazioni, le norme rigide che scoraggiano l’uso di questi rapporti di lavoro ormai da molti mesi.
Le ipotesi allo studio sono tre. La prima – quella più radicale – è il superamento completo del decreto dignità e quindi delle causali introdotte dal luglio 2018 spostando l’intera materia sulla contrattazione collettiva, come chiedono alcuni sindacati, in modo da adeguare le norme al contesto di riferimento. La seconda consiste in una mini-proroga delle deroghe al decreto dignità su proroghe e rinnovi dei contratti fino al 30 giugno (come per la cassa Covid e il blocco dei licenziamenti). La terza opzione è infine quella di congelare le causali fino a fine anno.
La richiesta di maggiore «flessibilità sia in entrata sia in uscita» è arrivata dal sottosegretario all’Economia Claudio Durigon (Lega). Ma anche dalla presidente della commissione Lavoro della Camera Debora Serracchiani, Pd, che aveva presentato anche un emendamento al Milleproroghe per sollecitare un intervento del governo. Pressing pure da Forza Italia, da cui arriva la richiesta di un allungamento delle deroghe fino alla fine del 2021 e di una «rilettura» del decreto dignità.