L’arrivo Draghi ha e avrà l’effetto di un terremoto politico in Italia. L’impatto sui partiti è già fortissimo e lo sarà ancora di più nei prossimi mesi. Le divisioni sempre più profonde del Movimento 5 Stelle e la crisi del Partito democratico sono soltanto l’inizio di un cambiamento che sarà ancora più evidente con il passare del tempo.
La scelta di Pd, M5s e sinistra estrema di costruire un’alleanza strategica, pone fine definitivamente al centrosinistra così come l’avevamo conosciuto negli ultimi 20 anni. E rischia di mettere fine anche ai tentativi di trasformare il centrosinistra italiano in una forza moderna e riformatrice.
Dall’altra parte dello schieramento le prospettive non sono migliori: il centrodestra ha ormai subito una profonda trasformazione, le forze liberali sono state fagocitate dalla concorrenza all’estrema destra tra Salvini e Meloni. Neppure il centrodestra esiste più, e sono molti i punti interrogativi sul futuro di questa parte della politica italiana.
È tempo quindi di cominciare a cambiare anche il linguaggio e di smettere di parlare di centrodestra e centrosinistra: c’è sempre più un’estrema destra crescente e una sinistra-sinistra, in una sorta di rinnovato bipopulismo che neppure gli ultimi movimenti nella segreteria del Pd o le dichiarazioni tattiche della Lega, dettate da questo particolare ma temporaneo momento storico e politico, riusciranno a scalfire.
Il nuovo contesto dell’unità nazionale “alla Draghi” apre dunque un nuovo spazio politico centrale, europeo, che può rappresentare una vera grande innovazione politica per il nostro Paese. Va riempito di idee, di iniziative, di dibattiti.
Uno spazio politico che sarà necessario, sia per assicurare il successo del governo Draghi dopo che la luna di miele sarà finita sia soprattutto per preparare il dopo-governo Draghi.
Per questo, coraggio, apertura e innovazione sono le parole chiave. E dobbiamo guardare anche alle storie di successo di questa potenziale area politica in Europa, dove troviamo un esempio e un riferimento molto positivo nel gruppo Renew Europe: un gruppo creato da forze e personalità provenienti dal mondo liberal-democratico europeo, riformatore, ecologista e progressista, con forze europee e nazionali unite dalla volontà di riformare e rilanciare l’Unione europea.
Anche in Italia finalmente si muove qualcosa in quest’area e in vari abbiamo avanzato proposte che vanno nella stessa direzione, da ultimo Carlo Cottarelli che ha lancia un comitato per elaborare un programma liberal-democratico per l’Italia.
Ottima iniziativa nel merito: ritroviamo coraggio e innovazione nelle sue parole. Manca invece l’apertura: l’elenco dei promotori si fa notare per chi viene escluso a priori (Italia Viva) e per chi ha deciso per questa ragione di non aderire, come Base di Marco Bentivogli, la Fondazione Einaudi presieduta da Giuseppe Benedetto o altri movimenti liberali come lo stesso PLI.
Base nasce proprio per integrare un’area più ampia e senza veti. E la Fondazione Einaudi gioca un ruolo culturale fondamentale in Italia come in Europa. Sono d’accordo con la scelta di Bentivogli e Benedetto di non partecipare per un motivo molto semplice: non è tempo di veti, è tempo di unire le forze e allargare a tutti coloro che condividono questa prospettiva. Pensare di partire mettendo veti appare velleitario e privo di un verso senso politico.
Manca inoltre la dimensione europea, dato che le esclusioni o le rinunce portano a una situazione piuttosto bizzarra per cui a Roma si annuncia una proposta liberal-democratica, ma si lascia fuori sin dall’inizio chi fa parte del mondo liberal-democratico al Parlamento europeo o attraverso la rete delle fondazioni libdem europee.
Dobbiamo invece costruire la nuova iniziativa insieme, consapevoli delle difficoltà nell’operazione ma anche del dovere che abbiamo, in ottica italiana ed europea, di cogliere pienamente questa opportunità unica che abbiamo davanti a noi.
Innovando la Playlist per l’Italia. Abbiamo passato anni ascoltando “Destra-Sinistra” del grande Giorgio Gaber. ora non possiamo fare un salto ancora più all’indietro verso un altro grande della musica italiana e costruire quest’area cantando “Vengo anch’io, no tu no” di Jannacci.
Grande rispetto per questi giganti, ma dobbiamo tutti avere il coraggio di cambiare musica.
Sandro Gozi è deputato europeo di Renew Europe