Progettare il futuroL’opportunità storica per rendere competitiva l’industria turistica italiana

Il Next Generation Eu e la nascita di un ministero ad hoc possono essere gli strumenti migliori per far ripartire un settore che può generare crescita, sviluppo economico e occupazione. Le iniziative da mettere in campo produrranno risultati solo se i fondi saranno distribuiti rapidamente, senza appesantire le procedure con la burocrazia

Turisti con i visori per la realtà aumentata nel foro del Circo Massimo. Cecilia Fabiano/LaPresse

Il turismo è un’industria in continua evoluzione che è mutata e muterà ancora profondamente a seguito della pandemia e che non tornerà più nella forma che abbiamo conosciuto negli ultimi anni.

L’adozione di massa di nuove tecnologie ha cambiato le nostre abitudini e in particolare il turismo business: gli eventi, le fiere e i congressi sono destinati a una trasformazione profonda.

Il Piano Next Generation Eu costituisce un’occasione per investire sul rilancio del settore che, più rapidamente di tutti, può generare crescita, sviluppo economico e occupazione.

La pioggia di milioni che arriverà dovrà finanziare progetti che soddisfino la motivazione per cui sono stati stanziati: saper creare nuovo sviluppo. Se saranno pensati semplicisticamente come forme di risarcimento per la perdita di fatturato, anche i circa 2 miliardi destinati al turismo probabilmente saranno insufficienti.

Se viceversa saranno destinati con intelligenza a iniziative mirate all’innovazione e se saranno distribuiti rapidamente e senza appesantire le procedure con troppi vincoli burocratici, possono costituire un boost irripetibile.

L’investimento destinato alla digitalizzazione sarà però efficace solo se aiuterà le imprese ad accedere al mercato in modo più competitivo, a favorire l’aggregazione dell’offerta e a far crescere player nazionali di incoming.

Non basta un’azione tattica, occorre guardare molto avanti per cogliere l’occasione di questo momento di stasi e progettare in queste settimane un modello innovativo che non tema il futuro.

È un’occasione per mettere le piccole e medie imprese in condizione di dare un contributo significativo al recupero di punti di Pil, necessario a sostenere i costi degli impegni finanziari messi in campo in questa fase.

Dobbiamo pensare di dare un valore al contributo in termini di condivisione della ricchezza che l’intero movimento turistico può generare, rispettando l’ambiente e il nostro patrimonio culturale.

Non possiamo più continuare a confrontarci con classifiche che contano il numero dei turisti e i loro pernottamenti, utilizzando fonti e metodi più o meno attendibili incapaci di misurare le quote di sommerso che si suppone siano molto rilevanti.

La nascita di un Ministero del Turismo arriva nel momento giusto per intraprendere un massivo percorso di digitalizzazione che, al contrario di quanto si dica, può avvenire nel pieno rispetto del Titolo V della Costituzione. Mi riferisco più precisamente al Comma R) dell’art.117, che si tentò di modificare senza successo con il referendum, che attribuisce allo Stato centrale la competenza esclusiva sul «coordinamento informativo statistico e informatico dei dati dell’amministrazione statale, regionale e locale».

Il Ministro del Turismo potrà esercitare con autonomia il proprio ruolo di coordinamento attivando, per esempio, un intervento che definisca criteri informatici e codici identificativi unici nazionali, utili a favorire l’accesso al mercato per tutte le imprese della filiera.

La confusione in atto con la definizione di codici regionali non interoperabili, potrebbe essere risolta associando alla licenza di esercizio l’obbligo di indicare un Url (Uniform Resource Locator). Il dominio web è infatti già una sequenza di caratteri che può essere utilizzata per identificare univocamente l’indirizzo di una risorsa.

In un momento in cui Google sta proiettandosi nel mercato delle prenotazioni online, mettendosi in competizione con le Ota (Online Travel Agency) il codice/Url potrebbe avere un’efficacia commerciale, superando quella funzione di controllo restrittivo finalizzata solo a combattere l’abusivismo.

In termini di progettualità il Piano Strategico del Turismo 2017-2022 è stato scritto quasi 5 anni fa e oggi è completamente superato dagli effetti della pandemia. L’eccezionalità di quest’anno ha reso inefficaci gli indicatori che alimentano gli algoritmi di analisi, e i cosiddetti Big Data non sono più significativi per interpretare le dinamiche economiche.

Il Pst per esempio prevedeva la creazione dell’Ecosistema Digitale della cultura e del turismo e oggi va riscritto con un Piano di natura straordinaria andando a identificare buone pratiche in ambito regionale.

Un buon modello a cui fare riferimento potrebbe essere l’Edt lombardo in combinazione con E015, definendo regole condivise tra tutti i livelli delle amministrazioni statali, regionali, di destinazione e municipali, per promuovere azioni di sistema.

L’interoperabilità dei sistemi informativi del turismo massimizza infatti il potenziale valore delle attività di data analytics per il settore, permettendo anche ai piccoli operatori con minori risorse, una chance di sviluppare una propria business intelligence.

Occorre creare un Destination Management System (Dms) nazionale che consenta la gestione integrata dell’informazione attraverso un Content Management System (Cms) che gestisca l’interoperabilità tra portali turistici dei diversi livelli di destinazione.

Un marketplace dei contenuti che consenta la mappatura e digitalizzazione dei punti d’interesse per consentire un riuso efficiente delle informazioni sul patrimonio storico, artistico e culturale.

Un contenitore che raccolga il calendario di eventi e iniziative, segmentando per categorie e definendo un formato interoperabile utile a favorire la promozione aggregazione, geolocalizzazione e il crowdsourcing di informazioni.

Strumenti di analisi che consentano l’acquisizione e l’elaborazione aggregata dei dati sui turisti, sui loro gusti, le loro abitudini, gli spostamenti, le attività, gli acquisti. La pandemia ha favorito l’adozione di massa di tecnologie che diventano per chi viaggia una nuova normalità.

È necessario pensare alla Destinazione Intelligente come a un organismo territoriale dotato di sensori, strumenti di rilevazione e analisi dei dati sui flussi e sui comportamenti dei visitatori. Soluzioni tecnologiche che possano favorire le sinergie e la collaborazione tra tutti gli attori territoriali per connettere la rete dei trasporti, il sistema d’offerta dei Beni Culturali, e i fattori attrattivi intorno a cui possano fiorire servizi di ospitalità, di ristorazione, di intrattenimento e gli esercizi commerciali.

Per la crescita dell’uso del digitale nei settori del turismo e della cultura è prioritario investire su open data e open services, combinando dati pubblici e dati privati, applicando standard e regole di utilizzo in grado di mettere a disposizione del turista un flusso di informazioni credibili e attualizzate.

Più che promuovere e commercializzare serve favorire l’interazione tra tutti gli operatori, economici e amministrativi, garantendo vari livelli di fiducia, anche attraverso un uso intelligente della tecnologia blockchain.

Lo sviluppo delle tecnologie fondate su database delocalizzati è un’occasione per riconsegnare all’industria la proprietà dei dati generati dai propri stakeholders e per sperimentare nuovi modelli di business e di intermediazione, creando strumenti in grado di tutelare tutti gli operatori che aggregano esperienze di viaggio.

Un mercato a cui guardare sono i Digital Nomads individui che usano le tecnologie delle telecomunicazioni per guadagnarsi da vivere e, più in generale, condurre la propria vita in modo nomade; che si tratti di muoversi all’interno di una stessa città oppure di spostarsi per le smart cities del mondo.

Per soddisfare questo mercato, che guarda anche alle aree rurali e interne, serve investire nella diffusione capillare di infrastrutture di connettività e di telecomunicazione.

L’arrivo del 5G consentirà di implementare tecnologie di monitoraggio che garantiranno livelli di sicurezza, anche sanitaria, utilizzabili con sistemi di riconoscimento utili a creare corridoi per i turisti immuni e vaccinati. Anche le operazioni di sanificazione hanno introdotto nuove tecnologie e nuovi strumenti di automazione che richiedono importanti investimenti e che vanno incentivate.

Vanno finanziate tecnologie contactless che saranno sempre più gradite per la tutela dei turisti, introducendole nei tornelli di accesso ai trasporti e ai luoghi pubblici, per self check-in, per l’ingresso negli appartamenti e nelle camere di albergo oltre naturalmente nei pagamenti digitali.

È necessario inoltre potenziare i sistemi di cybersecurity per garantire la massima sicurezza a chi viaggiando consegna agli operatori dell’ospitalità, che sono ancora particolarmente vulnerabili, tutte le informazioni di identità e di pagamento, su cui si concentrano sempre di più i crimini informatici.

Serve infine che si pensi a una governance che coordini questa rivoluzione.

I modelli a cui guardare sono la Segittur, Società Spagnola per la Gestione Innovazione Turismo, dedicata alla gestione dell’innovazione e delle tecnologie turistiche e la Compagnie des Alpes di proprietà della Caisse des Dépot francese omologa di Cdp in Italia.

Per questo è opportuno pensare a un ruolo equivalente di Cassa depositi e prestiti, oltre a quello di fondo immobiliare.

Cdp potrebbe essere indicata come l’aggregatore degli operatori più innovativi, destinando una parte del Fondo Innovazione per sostenere la crescita di start up e creando un consorzio che diventi riferimento e guida della trasformazione digitale dell’industria turistica nazionale.

Anche l’Istituto per il Credito Sportivo, che ha già ampliato i suoi orizzonti statutari verso il finanziamento delle attività culturali potrebbe essere rapidamente indirizzato al sostegno del settore turistico, un’economia che ha le medesime caratteristiche per la sua natura pubblica privata e per la lunghezza dei ritorni sugli investimenti.

Il sistema turistico nazionale ha l’occasione di recuperare rapidamente il ritardo accumulato nell’economia digitale, in cui ha fatto spesso solo da spettatore, grazie all’enorme flusso di investimenti in arrivo per il Next Generation Eu. Speriamo di saper cogliere questa irripetibile opportunità.

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