«Mamma, le femmine sono stupide».
Formicolio al braccio sinistro, settimo sigillo che si apre, tenebre, grandine, pioggia di rane, cavallette, strage dei primogeniti, Aronne vieni qua che mi devo appoggiare al tuo bastone se no svengo e poi devo mandare a memoria “Witness for the Prosecution”. Ettore, tu stai spezzando il cuore di tua madre.
Ma soprattutto, lo avrà detto in giro? Ci sono testimoni? Vuole farmi licenziare? Vuole farmi arrestare? Di certo questo piccolo figlio del patriarcato vuole rovinarmi la reputazione, dove le avrà sentite queste cose, di certo non a casa, forse alla televisione, qua siamo tutti così progressisti, così illuminati, così moderni.
Sarà perché l’ho vestito di azzurro da piccolo? Sarà perché gli ho regalato le figurine della Lazio? Qualche tempo fa in un gruppo Facebook di mamme sedute sempre dalla parte della ragione si parlava della comunicazione tra embrione e mamma, pare ci sia questo studio – non ho approfondito per ovvie ragioni, tipo il disinteresse – dove si ipotizza che il feto venga influenzato da quello che la mamma dice e fa già a partire da qualche ora dopo il concepimento, quanta modernità, quanta scienza, quanti anni di analisi, centomila commenti dove madri in preda al panico si danno la colpa di aver mangiato troppo, di aver pianto troppo, di aver parlato troppo.
Che cosa avrò detto per farlo diventare un piccolo sessista? Saranno stati tutti quei documentari su Pietro Maso che ho guardato quando ero incinta? Forse non ama sua madre? Cerco di farlo ragionare, Ettore a mamma non si dicono queste cose, siamo tutti uguali, maschi e femmine, ma perché dici che sono sceme, pensi che tua madre sia scema? Mi dice che le femmine sono tutte stupide tranne me, che piccolo genio, che personalità, che grinta, ecco tieni cento euro, andiamo a comprarci dei mostri.
La verità è che possiamo essere tutti specchiati, aperti, inclusivi, paritari, ma alla fine tuo figlio di quattro anni ti verrà comunque a dire che le femmine sono sceme. Dove ho sbagliato? È genetica forse? Ci sono studi a riguardo? Lo dirà alle sue compagne di classe che sono delle sceme, e le loro madri poi mi metteranno una testa di cavallo nel letto? Ma è sempre stato così, o sono io che non ricordo com’era prima?
Per “prima” intendo gli anni antecedenti all’uscita del famoso volume “Storie della buonanotte per bambine ribelli”, tomo che ha segnato l’inizio di una nuova era, l’era delle madri di femmine (e dei padri che parlano solo in quanto padri di figlie femmine, sport in voghissima tra politici, perché costituisce assoluzione per qualunque cosa si dica o si faccia o si pensi), non che ci sia qualcosa di male per la carità del Signore, ma da allora qualcosa è cambiato.
Come sempre, non ho un’opinione in merito in quanto madre di figlio maschio, mi limito solo a constatare quante citazioni spontanee di Golda Meir sul coprifuoco vengano fatte. Tra qualche anno la maleducazione diventerà reato – vedo che già disgraziatamente ci si sta muovendo in tal senso – e penso a mio figlio in galera, con la pubblica accusa che legge questo pezzo, Vostro Onore già da bambino l’imputato mostrava segni di maleducazione sessista, ce lo racconta sua madre, c’è la reiterazione del reato, c’è l’aggravante, c’è un piano criminoso, chiedo il massimo della pena, chiedo un’infanzia ostativa, e io mi vedo già in fondo all’aula a urlare «Avvocato you can’t handle the truth!».
La mia scomoda verità è che se i maschi non mi avessero detto che ero scema in quanto femmina non avrei avuto la possibilità di costruirmi una vita di «adesso gliela faccio vedere io», che è già qualcosa più di niente. Ma figlio mio adesso vieni qua che ti racconto una storia, la storia di Christine Vole, sono certa che ne potrai trarre insegnamento.