Non viviamo in tempi misericordiosi. I casi di persone cancellate – sottoposte a linciaggi mediatici, costrette a perdere il posto o a rinunciare ad avanzamenti di carriera – per errori del passato sono quasi all’ordine del giorno.
Soprattutto a causa di vecchi tweet poco spiritosi, fotografie improvvide pubblicate anni prima, situazioni imbarazzanti rimaste indelebili nell’archivio della rete. Il caso di Alex McCammond, 27 quasi direttrice di Teen Vogue è un caso di scuola: Condé-Nast ha dovuto ritirare la nomina dopo che alcuni attivisti della rete hanno riesumato vecchi tweet (aveva 17 anni) in cui prendeva in giro in maniera bonaria gli asiatici. La donna si era anche scusata, ma per i savonarola del web non basta. Bisogna cancellare.
Altri tentativi, non andati a buon fine, hanno riguardato due giornalisti della BBC, colpevoli di avere documentato quanto deboli fossero i dati sull’efficacia dei bloccatori della pubertà per i giovanissimi transgender. La rete (o meglio: i gruppi di pressione della rete) ne avevano chiesto le dimissioni.
I tempi, insomma, suggeriscono prudenza. Meglio muoversi con piedi di piombo, soprattutto se si è famosi o si svolgono professioni importanti e delicate. Quando si twitta è bene ricordare i tre comandamenti dell’ex giocatore inglese Gary Lineker: mai scrivere tweet quando si è ubriachi; mai scrivere tweet quando si è arrabbiati; rileggere sempre e verificare che tutto sia a posto: se ci sono dubbi, meglio evitare.
Se nella nuova cultura digitale (chiamiamola così) tutti possono essere cancellati, ecco allora una serie di servizi che corrono in soccorso di chi non sa o non può gestire la propria vita online in modo irreprensibile secondo i rigidi standard woke.
È una disfatta, certo. Sarebbe meglio che la società andasse in una direzione meno censoria e non più poliziesca. Sarebbe importante tenere conto degli errori e rispettare anche gli scivoloni, le idee diverse e anche quelle controverse. Ma in attesa di tempi migliori, ci si può rivolgere a società che ripuliscono il profilo e curano l’immagine online. Il Financial Times ne elenca alcune.
The Marque, per esempio, è un servizio con base a Londra pensato per un pubblico di fascia alta. «Solo su invito, per leader nel loro settore. Per assicurarsi di apparire in gamba online proprio come si è offline». Non offre – dice – woke-washing (anche se lo sembra), ma soltanto la possibilità per chi vuole di scegliere la storia migliore di sé con cui essere visto e raccontato.
Il servizio base costa tremila sterline: chi si iscrive avrà un profile manager dedicato che curerà un biografia aggiornata e sorvegliata con tanto di link a social e articoli di rilievo. A questo si aggiunge una “valigetta digitale” (costa 13mila sterline all’anno) con controllo reputazionale annuo, aggiornando i vari punti di rischio di sicurezza o privacy.
BrandYourself è americana e fa più o meno la stessa cosa. Si rivolge però a un pubblico più vasto. Va dai ragazzi che desiderano andare all’università (e temono di vedere la propria carriera compromess da qualche bravata giovanile) fino a personalità di alto livello. Il servizio principale è il cosiddetto “social media clean-up”, cioè la pulizia generale dei social. BrandYourself ripercorrerà tutta l’attività online del cliente, dai post ai like, segnalando quelle che potrebbero rivelarsi situazioni di rischio.
Per le aziende, c’è Terakeet. È la stessa società che ha curato l’andamento SEO di Barack Obama nel 2008 e nel 2012. Adesso si occupa di società che appaiono nella lista Fortune 1000 (ma anche individui molto ricchi) disposte a pagare un minimo di 150mila dollari al mese, ma anche un massimo di due milioni.
I migliori lavori, spiega al quotidiano britannico il Ceo e cofondatore MacLaren Cummings, si fanno quando la società gode di buona reputazione e non ha i fari puntati contro. «Ma molte ci chiamano quando le cose sono già precipitate», ed è più difficile gestire la crisi.
In generale questi servizi, oltre a un accurato controllo delle comunicazioni social, offrono l’opportunità di nascondere storie negative, sottacere questioni spinose e preparare falsi account in grado di sostenere la versione preferita dal cliente.
È per questo che le migliori operazioni vengono costruite nelle fasi di tranquillità. La tempesta può scoppiare sempre, ma almeno si sarà preparati con un ombrello abbastanza grande. E che sarà soprattutto conforme agli standard del politicamente corretto.