Creature fantasticheIl problema del potere spiegato con il mito di Adamo ed Eva

“Bestiario politico” (HarperCollins), il nuovo libro di Gianluca Briguglia, è un viaggio tra i mostri e i personaggi straordinari della storia e della leggenda, in cui si ritrovano le stesse domande che si ponevano gli antichi e alle quali, anche oggi, cerchiamo delle risposte

da Wikimedia

Cosa c’entrano Adamo ed Eva e Niccolò Machiavelli? E perché i Cinocefali, leggendarie creature sulla soglia tra l’umano e il disumano, con la politica? Sono alcune delle figure eccezionali, spaventose e straordinarie selezionate da Gianluca Briguglia, che insegna Storia delle discipline politiche in Cà Foscari a Venezia, per il suo podcast e il suo libro “Bestiario politico” da poco pubblicato da HarperCollins.

È un elenco che segue la falsariga delle antiche «raccolte di descrizioni di animali», scrive nell’introduzione, che potevano essere «reali» oppure «del tutto inesistenti, o mostri immaginari, magari con una base reale, certo, che però di dettaglio in dettaglio, di voce in voce, di leggenda in leggenda, diventano bestie fantastiche o delle quali si riportano particolari etologici del tutto irrealistici, ma mai privi di una loro verità».

È proprio quella verità profonda e fantastica che rimane. Cioè la riflessione sul potere: la sua necessità e le sue ambiguità. Si parte, come è doveroso, da Adamo ed Eva, ossia il momento in cui tutto il male comincia o, per dirla con Sant’Agostino, quando «per punire la disubbidienza, viene data in cambio la disubbidienza».

Sia chiaro, non si tratta di una disubbidienza qualsiasi, ma di quella «di se stessi contro se stessi», dei corpi nei confronti dell’anima, o quella dei pensieri, della natura, degli animali e degli individui. Ne deriva il caos delle pulsioni, la violenza delle passioni, la rottura dell’ordine e l’inizio delle ostilità. Insomma, il peccato originale – da cui originano tutti gli altri.

Tutto ciò che ne segue, nel libro ma anche nella storia dell’uomo, sono i tentativi di riparare a questa disubbidienza e di ripristinare, per quanto possibile, il Paradiso Terrestre.

È in questo viaggio, cui non mancano divagazioni, che si incrociano i Cinocefali, creature mostruose con corpo umano e testa di cane, che sanno parlare ma – quasi fosse un tic – inframmezzano qualche latrato e che sanno tessere, commerciare, organizzarsi intorno a un potere centrale. Pur non essendo mai esistite, vantano addirittura un santo (San Cristoforo).

Oppure si incontrano giganti smisurati (il Leviatano, e il dantesco Nimrod) che impersonano lo sforzo titanico del mantenimento dell’ordine costituito, fino a figure della storia come Christine de Pizan, studiosa e letterata della corte di Carlo V e, per ben due volte, Niccolò Machiavelli.

La prima è inserita nel bestiario in quanto donna che, Christine de Pizan, perduto il marito, il padre e il re che la proteggeva, si trova a doversi «trasformare in uomo», in senso metaforico e sociale. Non significa soltanto farsi carico di compiti maschili, ma di mostrarsi alla stessa altezza, soprattutto nel campo dello studio e della conoscenza. È, insomma, una rivoluzione femminista.

Al pensatore fiorentino si ricorre invece per parlare delle origini dell’Umanesimo – l’aspirazione a non «ingaglioffirsi» – e, come è ovvio per un libro sul potere e sul male, sulle sue riflessioni lasciate nei suoi scritti.

La traiettoria cominciata dal peccato originale atterra qui, attraversando mitologie e teocrazie, lotte per il potere e interventi di predicatori. La prospettiva si ribalta: il ricorso al male (semplifichiamo) è instrumentum regni, necessario e consapevole. L’ordine da ricostruire se ne deve servire per forza e da qui deriva la sua intrinseca ambiguità. Che è poi la stessa che caratterizza il regnante o il politico in generale, raffigurato da Machiavelli metà umano e metà bestia, cioè come un centauro. L’ennesima bestia mitologica, ma verissima, a finire nel catalogo.