A volte ritornanoPerché i 27mila barili di Ddt al largo della California devono preoccuparci

La superficie oceanica coperta di contenitori di questo insetticida è grande il doppio dell’area di Manhattan. Alcuni sono stati squarciati, con ogni probabilità per farli andare a fondo più velocemente, massimizzando così anche la dispersione ecologica

Pixabay

Nei giorni successivi alla celebrazione dell’impegno climatico americano nel vertice convocato da Biden per l’Earth Day, un fantasma è tornato a infestare l’America: il Ddt.

L’insetticida dei baby boomer è un fantasma peculiare: un po’ perché il Ddt è come il mostro di un horror che non vuole saperne di morire e un po’ perché la sua messa al bando negli Stati Uniti, quasi cinquant’anni fa, è stata la vittoria che ha acceso la scintilla dell’ambientalismo contemporaneo.

La scoperta di un gigantesco pavimento di rifiuti tossici sul fondo dell’oceano è infine un monito sulla persistenza dei danni ecologici, anche mezzo secolo dopo le leggi fatte per contenerli.

Cosa è successo

Una spedizione dell’Università della California insieme al National Oceanic and Atmospheric Administration ha trovato 27,345 barili di scarti della produzione di Ddt sul fondo del mare al largo della California.

Non una sorpresa assoluta: un’inchiesta del 2019 del Los Angeles Times aveva ipotizzato che potessero essercene fino a mezzo milione, sulla base delle osservazioni e previsioni di un biologo che ha poi partecipato alla spedizione come consulente, David Valentine.

L’idea di un cimitero oceanico del Ddt sembrava allarmismo retrò, invece è proprio quello che è stato trovato, grazie a una spedizione mai tentata prima (e in parte causata proprio dall’inchiesta del LA Times), fatta con una combinazione di robot sottomarini, sonar e big data.

Gli studiosi hanno cercato il Ddt al largo dell’isola di Santa Catalina, non lontano da Los Angeles, ipotizzando che negli anni ‘40, ‘50, e ‘60 la grande fabbrica locale avesse scaricato in mare i rifiuti chimici della produzione. Avevano scommesso sulla vecchia anima inquinatrice d’America e hanno vinto.

La superficie oceanica coperta di contenitori è grande il doppio dell’area di Manhattan. Alcuni barili sono stati squarciati, con ogni probabilità per farli andare a fondo più velocemente, massimizzando così anche la dispersione ecologica.

Poco più a nord c’era la sede della Montrose Chemical Corporation, il principale produttore dell’insetticida, attivo dalla fine della seconda guerra mondiale fino al 1982, quando il crollo della domanda mondiale fece chiudere i battenti. Una chiusura seguita da un lungo strascico di cause ambientali e risarcimenti milionari.

La storia dell’insetticida

Il Ddt è stato per decenni l’additivo della crescita agricola americana. Il primo uso massiccio era stato durante la seconda guerra mondiale, per evitare le epidemie di tifo tra i soldati impiegati nel Pacifico.

Negli anni ‘50 e ‘60 non fu solo spruzzato dagli aerei sui campi, ma fece parte della vita quotidiana degli americani, veniva diffuso sulle spiagge, le immagini dell’epoca mostrano gli spray al Ddt usati in piscine piene di persone o dentro casa come insetticida comune dalle casalinghe.

Negli anni ‘60 gli americani avevano più Ddt in corpo di quello consentito per legge nella carne e nel pesce che mangiavano.

I danni sul sistema ormonale umano erano tremendi, il Ddt causava tumori al seno e ai testicoli. Una recente ricerca del Public Health Institute di Oakland ha scoperto la sua persistenza nei corpi delle nipoti delle donne avvelenate negli anni ‘60, con tassi molto più alti di obesità e disturbi ormonali. Tra gli effetti collaterali noti c’è anche un aumento dei casi di morbo di Alzheimer e Parkinson.

Il Ddt però ebbe un effetto collaterale positivo. L’ambientalismo americano negli anni ‘60 si coagulò principalmente intorno a un libro contro l’insetticida uscito nel 1962, Silent Spring, scritto dalla naturalista e divulgatrice Rachel Carson, considerata la madre dei movimenti ecologisti occidentali.

Il saggio, frutto di un lavoro durato anni, fu un successo clamoroso, la primavera silenziosa del titolo era quella dei campi agricoli, protetti dagli insetti ma devastati ecologicamente dal Ddt. Carson testimoniò al Congresso sulle sue ricerche e morì di tumore nel 1964 prima di vedere gli effetti del suo lavoro: nel 1970 ci fu il primo Earth Day e nacque l’Epa, Environmental Protection Agency.

Una delle prime misure fu la messa al bando del Ddt, nel 1972. La convenzione di Stoccolma del 2001 lo ha vietato a livello globale, salvo usi specifici – sotto controllo dell’Oms – per combattere la malaria.

«La guerra alla natura è una guerra contro nei stessi», scrisse Carson in Silent Spring. Negli anni dopo la sua morte, la memoria della sua battaglia l’insetticida è stata allo stesso modo celebrata e oltraggiata.

Carson è stata attaccata in modo virulento, definita un’assassina di massa, perché il bando del Ddt avrebbe indebolito la lotta alla malaria in Africa.

In un romanzo di Michael Chricton (l’autore di Jurassic Park, il libro in questione è Stato di paura) un personaggio dice che mettere al bando l’insetticida ha ucciso più persone di Hitler. È tuttora attivo un sito chiamato «Rachel is wrong» su che errore sia stato vietarlo e quante vittime abbia fatto Silent Spring.

Erano assunti falsi: è stato più volte dimostrato che, mentre i danni sulle persone e l’ambiente erano costanti, le zanzare si sono evolute e sono diventate resistenti all’insetticida.

Alcuni tra i pochi Paesi che non lo hanno messo al bando sono diventati comunque epicentri continentali della malattia, le cui cause sono da cercare nella vulnerabilità sociale, nella povertà, nel fallimento dei sistemi sanitari africani più che nel crollo dell’uso del Ddt.

I danni di quest’ultima scoperta al largo della California sono difficili da quantificare. Secondo il New York Times la spedizione potrebbe aver trovato solo la punta dell’iceberg.

Il Ddt non è pericoloso per nuotatori o surfisti, perché non si dissolve nell’acqua, però entra nella catena alimentare. Questo spiega sia le concentrazioni di sostanza tossica trovate nei delfini dell’area sia quella di tumori nei leoni marini.

Il problema, spiegano i ricercatori, è che questo cimitero dell’insetticida potrebbe essere più pericoloso oggi di quando sono stati scaricati i barili in mare sessanta o settanta anni fa, perché il materiale dei contenitori si sta deteriorando, i rifiuti rischiano di fuoriuscire nell’oceano, in proporzioni che oggi non si possono valutare perché nessuno è in grado di dire quanto quei 25mila barili siano rappresentativi del totale di quelli buttati in mare.

La senatrice Dianne Feinstein in un’audizione al Congresso l’ha definita come «una delle peggiori minacce ambientali della Costa occidentale».

Un piano per smaltirli al momento non c’è, recuperarli e stoccarli in una enorme struttura di cemento avrebbe costi insostenibili.

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