Il muro fiscalePerché così tanti imprenditori stanno pensando di lasciare la Germania

Le elezioni generali di settembre potrebbero portare al governo una maggioranza formata dai tre partiti di sinistra: i Verdi, la SPD e Die Linke. Alcuni cittadini tedeschi stanno già spostando la loro residenza in Italia grazie all’imposta forfettaria di 100mila euro l’anno fatta appositamente per attrarre gli stranieri più ricchi

LaPresse

Conosco un giovane ventiduenne che sta guadagnando soldi come imprenditore da quando ne aveva 15. Invece di andare all’università, ha fondato un’azienda di successo. Ora vuole emigrare. «In Germania è più probabile che tu sia invidiato che ammirato. Ho intenzione di lasciare il paese», mi ha spiegato. Ha molto successo nei social media e ha viaggiato molto. Alcuni dei suoi amici sono già emigrati a Dubai e lui sta valutando se raggiungerli lì o se andare invece a Singapore. Un altro mio amico è un “imprenditore seriale” e ha fondato otto aziende, creando sempre molti posti di lavoro: «Se il 26 settembre verrà eletto un governo di sinistra, emigrerò sicuramente» Come molti, ha paura che le elezioni generali di settembre possano portare al governo una maggioranza formata dai tre maggiori partiti di sinistra della Germania, i Verdi, la SPD e Die Linke. Secondo gli ultimi sondaggi, questi tre partiti potrebbero ottenere abbastanza voti per formare un governo.

Quasi tutti nella mia cerchia di conoscenti sta pensando in questa maniera. Un altro mio amico, un avvocato di successo, ha già preso una precauzione: comprare casa in Thailandia. Un altro ha già fatto le valigie e si è trasferito proprio in Italia, che sta attirando persone ricche con una flat tax di 100mila euro all’anno. 

Ho iniziato a fare le mie ricerche parecchi anni fa e ho comprato un appartamento a Manhattan. Ho inoltre pensato di trasferirmi a Londra, Singapore o in Svizzera – o addirittura in Vietnam. Dopotutto, nonostante il Vietnam si proclami un paese comunista, in realtà ha un rapporto tra spesa pubblica e prodotto nazionale lordo inferiore (29%) rispetto agli Stati Uniti (35%) o alla Germania (45%). Inoltre, la popolazione ammira il successo invece che criticarlo. Però – nonostante i suoi difetti – amo il mio paese. Ecco perché vivo ancora in Germania. Tuttavia, se i miei connazionali tedeschi dovessero eleggere un governo di sinistra il 26 settembre, vorrebbe dire aver superato un certo limite. 

Non è soltanto una questione di tasse
Certamente il fatto che così tanti imprenditori stiano pensando di emigrare è, almeno in parte, legato alla minaccia di un aumento delle tasse per chi guadagna molto e per i ricchi. Ognuno dei tre partiti principali di sinistra della Germania ha proclamato la volontà di reintrodurre una tassa sul patrimonio e incrementare significativamente le aliquote dell’imposta sul reddito. Inoltre, stanno pensando di proporre una tassa patrimoniale una tantum. 

Ma gli imprenditori con cui parlo non sono solo preoccupati per le tasse. Si sentono come gli imprenditori svedesi negli anni ’70. Al tempo, lo scrittore tedesco Hans Magnus Enzensberger scrisse sulla Svezia ciò che segue: “In una tale società, sembrerebbe che i ricchi abbiano poco da ridere. Sì, se fossero solo le tasse! Come cittadini rispettabili, vogliono pagare le tasse puntualmente anche se con riluttanza. Ciò che li offende maggiormente è il fatto che nessuno sembra capire la loro situazione”. I cittadini più ricchi della Svezia si sentivano “superflui, ignorati e esclusi”, spiegò Enzensberger. In risposta a tale trattamento, ci fu un esodo di persone ricche dalla Svezia – il fondatore di Ikea, Ingvar Kamprad, ne è solo un esempio.

E questo è esattamente il modo in cui si sentono oggi molti imprenditori e molte persone ricche in Germania. E non è solo una sensazione soggettiva. Ho commissionato all’istituto Allensbach e Ipsos MORI di condurre un sondaggio internazionale sull’atteggiamento dell’opinione pubblica verso i ricchi. I primi sondaggi sono stati fatti in Germania, Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna, seguiti da Svezia, Italia e Spagna. Tra i risultati che sono stati pubblicati su Economic Affairs nel giugno dello scorso anno [https://onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1111/ecaf.12407], la Francia è l’unico paese in cui l’invidia sociale è ancora più pronunciata che in Germania.   

Un muro fiscale
Andarsene, però, è la soluzione? All’inizio degli anni ’60 la Germania dell’Est costruì un muro per limitare il flusso di persone (molti dei quali erano lavoratori autonomi e imprenditori) che volevano trasferirsi dall’Est all’Ovest. Oggi, il governo tedesco sta innalzando muri fiscali sempre più alti per raggiungere lo stesso obiettivo. Secondo l’attuale legge fiscale, chiunque possieda una società a responsabilità limitata o azioni di una società e decida di lasciare permanentemente il paese, deve pagare le tasse sulle plusvalenze con un’aliquota di circa il 28,5%. Si può solo presupporre che siano previsti ulteriori aumenti. 

Ma ciò non è tutto. L’anno scorso, l’Istituto tedesco per la ricerca economica (DIW), affiliato ai sindacati, ha proposto un piano che potremmo definire “perfido”: oltre ad un aumento generale delle tasse, l’istituto ha anche proposto di istituire una tassa sulla ricchezza per l’1% della popolazione. Chiunque abbia un patrimonio netto di almeno 2,5 milioni di euro sarebbe soggetto alla tassa. Secondo i calcoli del DIW, questo gruppo di persone possiede circa 3,5 trilioni di euro di beni. Al netto dell’importo deducibile, resterebbe una base imponibile di circa 2,5 trilioni di euro. Anche ammettendo sostanziali detrazioni fiscali e concessioni per i beni aziendali, il DIW calcola che l’imposta patrimoniale genererebbe più di 10 miliardi di euro. Quindi, se la tassa fosse fissata al 10%, genererebbe più di 100 miliardi di euro. E al 20%, equivarrebbe a più di 200 miliardi di euro. 

Il valore del patrimonio di ogni individuo sarebbe determinato solo una volta, per esempio in una certa data del recente passato, e anche la somma da pagare sarebbe determinata solo una volta.  Tuttavia, i pagamenti sarebbero poi distribuiti su un periodo esteso tra i 15 e i 20 anni. Il DIW pensa a una tassa una tantum e al modello di pagamento scaglionato come un modo per impedire ai ricchi di evadere l’imposta trasferendo il proprio domicilio: “Non li aiuterebbe se spostassero la loro residenza all’estero, cedessero beni o impiegassero altre strategie di minimizzazione fiscale”, così il DIW nello spiegare la propria proposta. Un muro fiscale per i ricchi, per così dire, da aggiungere all’attuale exit tax. I Verdi, attualmente il partito più forte in Germania secondo gli ultimi sondaggi, chiedono inoltre che la tassazione in Germania non sia più basata sulla residenza fiscale (de facto la residenza primaria di una persona), ma sulla cittadinanza – come avviene negli Stati Uniti. In questo caso, nessuno trarrebbe vantaggio dall’emigrare, perché dovrebbe rinunciare alla sua cittadinanza tedesca. 

 

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